Il Natale visto da Gandhi:qualche riflessione
di Danila Oppio
Pare strano che un induista quale in
grande Mahatma (grande anima) Gandhi abbia avuto modo
di insegnare a noi cristiani quale sia il giusto modo di esserlo. Recentemente
ho letto alcune sue dichiarazioni rilasciate a giornalisti che lo avevano
intervistato che mi hanno fatto riflettere e che vorrei proporvi nell'occasione
della nascita del nostro Salvatore. Al signor Mills, della Associated Press d'America, che
gli chiedeva di inviare un messaggio di saluto natalizio agli americani,
rispose:”Non sono mai riuscito a conciliarmi con le gaiezze del periodo
natalizio. Mi sono sempre parse del tutto incompatibili con la vita e
l'insegnamento di Gesù” e aggiunse “Come vorrei che l'America facesse da
battistrada nel dedicare il periodo natalizio ad
un'autentica inventariazione morale, sottolineando la consacrazione al servizio
dell'uomo per il quale Gesù visse e morì sulla Croce”. Ed
ancora: “Di tutto quanto lessi, quello che mi colpì indelebilmente fu il fatto
che Gesù fosse arrivato quasi a dettare una nuova legge, benché, naturalmente,
avesse negato che fosse questo lo scopo della sua venuta, anziché il mero
consolidamento della vecchia legge mosaica. Egli l'aveva cambiata al punto da
farne una legge nuova: non occhio per occhio, dente per dente, ma il prepararsi
a ricevere due colpi quando se ne è ricevuto uno, e a
fare due miglia quando ne è stato richiesto uno. Pensando a quanto avevo
appreso dall'infanzia, non mi sembrava la legge del cristianesimo. Perché, a
quanto mi era stato dato di capire allora, essere cristiani significava avere
una bottiglia di brandy in una mano e del cibo prelibato nell'altra. Il
Discorso della Montagna, invece, contraddiceva quelle mie associazioni. Man
mano che il mio contatto con i cristiani concreti, cioè gli uomini che vivevano
nel timore di Dio, andò crescendo, vidi che il Discorso sintetizzava l'intero
cristianesimo per chi intendesse vivere una vita cristiana. Fu quel Sermone a
farmi amare Gesù. Leggendo perciò l'intera storia in quella luce, a me pare che
il cristianesimo debba essere ancora vissuto, a meno che
non si dica che viva dove c'è amore infinito e si rinuncia a qualsiasi idea di
ritorsione. Ma allora si tratta di qualcosa che travalica ogni confine e
insegnamento libresco, qualcosa d' indefinibile, di
non suscettibile di essere predicato agli uomini, qualcosa che non è possibile
trasmettere di bocca in bocca, ma solo da cuore a cuore.”
Ora tutti noi abbiamo grandi Santi
che ci hanno insegnato ad amare Nostro Signore, abbiamo i nostri
Sacerdoti che ci parlano di Lui, perché
è nato per noi, quale Buona Novella ha tramandato attraverso gli evangelisti
ma, come sempre, quando si possiedono cose buone, non le sappiamo apprezzare né
abbiamo la capacità di sfruttarle a nostro favore. Gandhi mi ha dato una bella
lezione. Lui, induista, ha avuto l'intelligenza di voler leggere le nostre
Sacre Scritture, di voler conoscere la figura del Cristo, perché per essere in
grado di commentare qualcosa, occorre conoscerla a fondo. E si è sentito in
dovere di sparare un giudizio sul nostro modo di vivere il Natale (si rivolgeva
agli Americani, ma il suo discorso poteva indirizzarlo ad
ognuno di noi!). Chi infatti, io in prima linea ,
avvicinandosi il Santo Natale, non pensa prima di tutto all'acquisto dei regali
da fare a parenti ed amici, anche a sé stessi, agli addobbi per la casa, al
pranzo da organizzare, ad un bailamme di auguri, biglietti, inviti, e relega
all'ultimo posto Colui per il quale tutto questo si fa? Gandhi tutto questo l'aveva osservato, e ne è
rimasto deluso. E' questo il cristianesimo che facciamo passare a chi non è
cristiano? O, peggio ancora, da cristiano a cristiano? Eppure, quel Piccolo
Bimbo è venuto al mondo solo per Amore, per spezzare il Pane della
Condivisione, per offrirci la Salvezza.
BUON NATALE,
questa volta, lo auguro per primo a Gesù! E A TUTTI VOI!