Riforma
della scuola: come valutare gli insegnanti
di Ferdinando
Camon
Articolo uscito su “Il Mattino di Padova”, “La Tribuna di Treviso”, “La
Nuova Venezia”, “Corriere delle Alpi” di Belluno, “Messaggero Veneto” di Udine,
“Il Piccolo” di Trieste, “Il Tirreno” di Livorno, “Nuova Sardegna” di Sassari
4 settembre 2014
Proposta
a Renzi sulla valutazione del merito dei docenti
Renzi ha lanciato ieri la sua riforma della scuola. È
una grande cosa, perché finalmente un capo del governo mostra di aver ben
capito i punti deboli del nostro insegnamento. Abbiamo un corpo insegnante non
rinnovato da tanti anni, dunque vecchio, e vecchio oggi significa che non ha la
cultura per collegarsi con i giovani. Bene: Renzi
promette 150mila nuovi assunti entro il prossimo settembre. Abbiamo un sistema
d'entrata nel lavoro d'insegnante farraginoso, senza una vera selezione: bene,
con la riforma si entrerà solo per concorso. Abbiamo una marea di supplenti, il
che vuol dire insegnamenti spezzettati e non-coerenti nel corso dell'anno.
Bene, le supplenze saranno abolite. Abbiamo sempre avuto, dalla nascita della
repubblica, una carrierra degli insegnanti fondata
sugli scatti d'anzianità: un insegnante guadagna di più man mano che invecchia.
Un'assurdità totale, perché man mano che invecchia, invecchia anche la sua
cultura, e quindi insegna peggio. È il cancro del nostro sistema scolastico. La
promozione per anzianità è l'esclusione della meritocrazia, e un lavoro dove
non si premia il merito diventa sempre più mediocre e ripetitivo, e sempre meno
redditizio. È per questo che dalle nostre scuole escono diplomati e laureati
che non reggono il confronto con i coetanei di Spagna, Francia, Germania. Renzi introduce un sistema lambiccato, sul quale
ritorneremo presto, perché non ci convince. Dice così: “Scatti, si cambia: ogni
3 anni 2 professori su 3 avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più,
grazie ad una carriera che premierà qualità del lavoro in classe, formazione e
contributo al miglioramento della scuola”. In realtà se lo scopo è sfornare
diplomati di buon livello, il mezzo deve agire su quel livello, migliorarlo,
alzarlo, e dunque premiare chi già lo fa. I nostri insegnanti hanno bisogno di
aggiornamento, non ogni tanto, ma sempre: l'aggiornamento dev'essere
continuo. I ragazzi sono per natura portati a vivere in connessione, la
connessione è un modo per vivere la vita insieme, e dunque tutte le scuole
devono avere la banda larga e l'wi-fi. Nella scuola
bisogna introdurre o potenziare la musica (chi non sa la musica non capisce la
poesia e la letteratura) e l'arte: uno studente non può diplomarsi qui da noi
con la spolveratina d'arte che riceve oggi, questa è
l'Italia, conoscere l'arte qui vuol dire anche avere più possibilità di trovare
o creare lavoro. Bisogna stringere un'alleanza fra scuola e lavoro, la Germania
lo fa da tanto tempo, chi esce dalla scuola deve già conoscere qualche lavoro e
sapere dove trovarlo, o almeno dove cercarlo. Va tutto bene, in questa riforma,
ma torniano un attimo al punto capitale, che è
l'introduzione della meritocrazia. Qui il problema è che il nostro Stato è
cieco dalla nascita, è nato cieco. Se tu vai in una fabbrica, ogni capo-squadra
sa chi sono i migliori lavoratori della sua squadra, ma nel mondo della scuola
il preside non lo sa e il provveditore non lo sa. Non è che il mezzo per sapere
chi sono gli insegnanti migliori non esista, è che non viene applicato. Se un
insegnante ha, percentualmente, una quota più alta di licenziati all'esame di
fine-corso, e di diplomati con un buon punteggio, quell'insegnante andrebbe
distinto anche nel compenso. Le commissioni esterne che esaminano gli studenti
alla fine di un ciclo, esaminano anche i loro insegnanti, il programma che
hanno svolto, la cultura che hanno trasmesso. Le commissioni si fanno un'idea
precisa della scuola da cui i ragazzi provengono. E lo Stato che non ha nessuna
idea. Se vuole introdurre il merito, deve aprire gli occhi. Gli studenti sanno
quali insegnanti sono bravi, le famiglie lo sanno, è lo Stato che non lo sa.
Questo è un sistema obiettivo. Il sistema proposto dalla riforma di Renzi è ancora arbitrario. Poiché Renzi
lancia una consultazione pubblica e invita tutti a fargli delle critiche (matteo@governo.it), qui gli segnalo la mia. E gliela manderò. (fercamon@alice.it)
www.ferdinandocamon.it