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  Editoriali  »  Religione, Credo, Politica, Economia: la sorte del mondo, di Lorenzo Russo 16/01/2015
 

Religione, Credo, Politica, Economia: la sorte del mondo

di Lorenzo Russo

 

 

C'era una volta un mondo pacifico e sereno, dove i ricchi avevano capito che con la ricchezza si sarebbero guadagnati solo la dannazione nell'inferno e la classe del potere la rivendicazione dei sottomessi e ridotti alla fame.

A che cosa mi servirebbe la ricchezza, aveva capito il riccone, quando la dovrei nascondere da un fisco mai sazio e dai continui sguardi di invidia e richieste di bisogno della grande massa dei meno abbienti ed ancor più dei poveri.

Meglio, allora, dividerla con loro e guadagnarsi riconoscenze e infine il probabile accesso al paradiso eterno nel dopo.

Tanto i conflitti sfocianti in sciagure e guerre non finiranno mai, perché sono il sale di questa vita, che, come si sa, proprio per questo non può essere eterna.

Una tale situazione di convivenza paradisiaca non poteva essere duratura.

Di fatto furono proprio i richiedenti a non averne abbastanza del ricevuto e pretesero ancora di più, fino a tutto, cioè ricchezza e potere.

I benestanti generosi furono combattuti e infine cacciati dal loro paradiso, al quale subentrò una forma di dittatura senza diritto e giustizia.

Mi sembra che sia il caso che potrebbe succedere nei prossimi tempi, qualora l'occidente cristiano non capirà in tempo che il buonismo, praticato senza tener conto della natura incontrollabile dell'uomo, comporterebbe la sua condanna e probabile usurpazione.

Sarebbe un caso dell'implosione del bene, quando tendesse a estinguere il male, del quale, come si sa, ne ha bisogno per definirsi e distinguersi in questa vita.

Non ha detto, Gesù, che i frutti maturati in questa vita con azioni rivoltei al superamento del male saranno guadagnati nell'altra vita a venire?

Da qui la irrevocabile e irrimediabile scelta che il vero cristiano deve prendere nella sua vita: quella di mettersi al servizio del bene senza avanzare richieste in cambio.

Ma così non funziona questo mondo. Troppo sottomesso è l'uomo alle sue richieste che abbagliano la sua mente, fino a renderlo cieco e privo del senso di distinzione e responsabilità.

Proprio oggi, dove l'uomo è costretto a usare il senso della ragione in ogni sua attività e presa di posizione, sembra impossibile praticarlo.

Chi vuole infine rinunciare ai vantaggi personali, acquistabili come merce di consumo, che di giorno in giorno vengono propagati continuamente e pressantemente attraverso gli attrezzatissimi mezzi di comunicazione?

Questo è il vero paradiso, viene annunciato al gregge facilmente raggirabile, quello reale, tastabile, e realizzabile per chiunque si impegni.

La società occidentale capitalista ha pensato bene a innescare nell'uomo il senso primario del profitto individuale quale unica via d'uscita dalla povertà e discriminazione sociale.

Così é stata messa in atto una forma di dittatura sofisticata del tutto contraria agli ideali del cristianesimo e dove chiunque si oppone rimane discriminato ed emarginato.

Direi: bene nel male, perché genera in ogni cristiano l'occasione di guadagnarsi il paradiso vivendo veramente il suo credo in questo mondo dominato dal male.

È come affermare che il cristianesimo possa essere vissuto solamente opponendosi al male e che quindi sia figlio della condizione terrena.

È fin da troppo tempo che il cristianesimo occidentale sosta in una profonda letargia nell'esercizio della sua confessione, per cui si potrebbe anche intendere che l'invasione dei bisognosi e praticanti un credo differente sia sostenuta dalle autorità politiche, su richiesta di quelle religiose, per riaccendere la fiamma evangelica cristiana nei credenti diventati troppo negligenti e latitatii.

Mettiamoci, allora, tutti insieme sul piano del confronto e prepariamoci ai prossimi e inevitabili conflitti per dimostrare che siamo cristiani veri.

Soprattutto prepariamoci a essere umili e generosi, perché la perdita di ogni bene di proprietà comporta il guadagno del diritto di ritornare dal padre onnipotente.

Aggiungo, però, che la verità potrebbe essere un'altra, cioè quella che le autorità non vogliono comunicare e che consiste nel reperimento dii manodopera a bassissimi costo, della quale i grandi dell'industria hanno bisogno per essere meglio competitivi, così affermano loro, mentre in verità è per arricchirsi ancora di più.

In fin dei conti il lavoratore non ha mai contato qualcosa di più dell'esercitare un servizio alla corte dei grandi.

Allora addio socialismo, addio comunismo, falliti per immaturità dell'uomo che credeva di poter realizzare il paradiso in terra.

I conflitti ci sono stati e continueranno ad esistere ancora.

Il lungo periodo di benessere sociale sta finendo, ma fu realizzato a costo dei paesi del terzo e quarto mondo, quindi in maniera autoritaria e violenta.

Mi rimane la domanda,  cioè se l'uomo riuscirà a creare giustizia sociale nel processo di globalizzazione dei mercati attualmente in atto.

Mi chiedo, di fatto, se la globalizzazione dei mercati creerà vantaggi per i lavoratori o per i soliti approfittatori di sempre?

Mi sa che i poveri rimarranno poveri, i ricchi diventeranno ancora più ricchi e il cristianesimo, come le altre religioni, registrerà un nuovo afflusso di credenti bisognosi e di abili operatori finanziari, così come era ieri e ancora sarà nel futuro.

Mi auguro che i grandi dell'economia abbiano il coraggio di riconoscere che è arrivato il momento di sostenere le giuste richieste della classe operaia, perchè altrimenti sarà lei stessa a pretenderle con la forza.

Ogg, non si può più credere che i lavoratori siano degli incapaci e ignoranti e che quindi ogni centesimo speso per loro sia già di troppo.

Un mondo dominato da capi e proprietari è ingiusto e grezzo, perchè si basa sull'autorità dispotica di pochi e non sulla partecipazione attiva e cosciente degli altri esclusi.

È quindi tempo che “ognuno” sia educato e istruito alla prestazione e responsabilità per il sopravvivere della società intera, una società composta di individui paritari nei valori, diritti e obblighi.

Altrimenti la lotta dei lavoratori continuerà, anzi si incrementerà con maggiore intensità, così come fu decenni fa, perchè il mondo muta ed è arrivato il momento di scardinare lo schema sul quale si è basato fino ad oggi.

Nel caso contrario, mi sembra che si abbia ancora bisogno delle religioni e dittature per garantire la sopravvivenza umana.

Mi chiedo inoltre se sia la marginale speranza di redenzione l'unica forza che lo mantiene in vita, o se sarebbe meglio per lui che si rifiutasse di prolificarsi, già addirittura che ponga fine alla sua vita?

Chissà se finora non sia successo per intervento di una forza divina, innestata in lui sin dalle sue origini per aiutarlo nei momenti di grave incapacità cognitiva e formativa?

Una forza per sopperire la sua non ancora raggiunta maturità, che, una volta raggiunta, gli farebbe riconoscere di essere prescelto dal suo Dio.

Sarebbe arrivato il momento in cui le religioni perderebbero il significato che fu dato loro fino ad oggi, quello di autorità per sublimare la sua immaturità.

Fino a questo punto persisterà una situazione di subordinazione, da intendere come aiuto permanente a compiere un compito, elaborato altrove, per raggiungere un fine nel quale l'uomo possa riunirsi al suo creatore.

Grandioso, magnifico, se non fosse che in questo mondo noto unicamente perversità, disprezzo, violenza, schiavitù, sofferenze.

Mio adorato Dio in cielo, ti ringrazio di ogni bene che mi hai donato, ma ho difficoltà a crederti e ti prego di perdonarmi qualora fossi nel torto, ma tu conosci il mio più intimo desiderio, che è quello di vedere realizzarsi tutto ciò che un bambino sogna nel suo animo non ancora provato dalla vita.

 

 

 
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