Selezione dei migranti, chi vive e chi muore
di Ferdinando Camon
Quotidiani locali del Gruppo "Espresso-Repubblica" 28 agosto
2015
È in atto una selezione crudele tra i migranti, al momento dell'imbarco sulle
coste africane, e poi nella pericolosa traversata fino ai nostri territori. Una
parte si salva e sbarca in Europa e vivrà, una parte muore e finisce in tombe
senza nome. In un barcone di 500 viaggiatori ci sono spesso, nella stiva, una
cinquantina di cadaveri. È una selezione di razza, tra i neri (una volta eran detti “negri”) e i magrebini? Tra i
più colti e gl'ignoranti? Tra i più integrabili e i meno integrabili? Tra chi
sa lavorare e chi non sa? No. Anche da noi, che stiamo attraversando una crisi
che non finisce mai, è in atto una selezione, tra chi ne uscirà bene e starà
meglio di prima, e chi ne uscirà male e starà peggio. Ma la distinzione avviene
tra chi ha soldi e chi non ne ha. È una selezione classista, non razzista.
Certo, anche le classi sono razziali, e nei barconi i magrebini del Nord Africa
urlano ai “neri-neri”, i “black-black”, di andar
giù, nella stiva. Dove li chiudono a chiave, e se la nave affonda non gli aprono.
Anche tra gli immigranti la vita ha prezzi diversi. Loro credono (i magrebini,
specialmente gli egiziani) che i neri-neri siano semi-umani o semi-animali,
sempre in procinto di diventare prede del demonio, e credono che quando
muoiono, giù nella stiva, sia perché il diavolo s'è impossessato dei loro
corpi. Mostrano, quando entrano nei nostri porti, i morti nella stiva, che
hanno mani e piedi legati. Glieli hanno legati loro, quelli che viaggiano in
coperta, perché scendendo a controllare quelli della stiva li vedevano che
muovevano collo e testa a scatti, come se dentro di loro ci fosse uno spirito
maligno, che li dominava. In realtà quelle sono le convulsioni dell'asfissia.
Privo di ossigeno, il cervello scatena questi scatti involontari, e poi si spegne.
È il destino di molti neri-neri, maliani, gambiani, senegalesi, sudanesi,
ivoriani. Che possono pagare meno della metà il prezzo del viaggio rispetto a
siriani, tunisini, egiziani. Anche l'Africa ha un Nord e un Sud, e il Sud è
povero. Non è razzismo, o, se è razzismo, è fondato sulla ricchezza. I mezzi
della traversata sono distinti per classe, come da noi i treni: ci sono i treni
locali per i pendolari e le Frecce per gli uomini d'affari. Così per i migranti
c'è la distinzione tra i barconi e i gommoni. I gommoni sono molto più
rischiosi. Si sgonfiano facilmente. Hanno un motorino debole. Avanzano a pelo
d'acqua. Alle prime ondate, imbarcano acqua e vanno giù. Costano poco, ma quel
che compri è la morte. Comunque “compri”, cioè paghi. Non parliamo dunque di
“tratta degli schiavi”. Qui non ci sono schiavi venduti da un padrone e
costretti a entrare nella barca a colpi di frusta. Questa è gente che paga per
entrare.
L'Europa non li vuole ma non perché sono neri o marroni o musulmani. Non li
vuole perché sono poveri, non hanno soldi e non producono soldi, non sanno fare
niente. Adesso a maltrattarli più degli altri sono tedeschi e ungheresi, guarda
caso due popoli uniti nell'ultima guerra mondiale da un razzismo estremista.
Gli ungheresi lo dicono: “Portano fame, miseria, bisogno di assistenza,
problemi per la Sanità”. I tedeschi bruciano i ricoveri degli immigrati,
sperando che loro siano dentro, non fanno dichiarazioni ma si fanno fotografare
con le teste rasate e la svastica tatuata sulla nuca. La Germania è il paese
più ricco d'Europa, ma se questi migranti ci entrano a centinaia di migliaia
rischia di diventare povero. Da qui la cacciata dei migranti, con una certa
benevolenza per i siriani, non a caso i più istruiti. Tatuandosi una svastica
sulla nuca, i neonazisti rivelano che anche il precedente razzismo, quello
dello Sterminio, aveva un movente economico. A venti chilometri da casa mia c'è
un paesetto, si chiama Vo', nel quale in una villa venivano radunati gli ebrei.
Il parroco andò a trovarli. “Ma cosa vogliono da noi?”, gli domandarono. E lui
rispose: “Vogliono i vostri beni”.
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