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  Editoriali  »  Cielo e terra, sempre in contraddizione per definire questa vita, di Lorenzo Russo 27/03/2017
 

Cielo e terra, sempre in contraddizione per definire questa vita

di Lorenzo Russo





Noto che quel che manca oggigiorno nelle zone economicamente più sviluppate dell'Europa occidentale è l'amor di patria dei suoi cittadini.

Con esso intendo l'attaccamento al territorio che non viene curato come si meriterebbe, la cura della lingua, della famiglia che così viene trascurata, la cultura ereditata quando è di ingombro con il proprio tornaconto materiale.

Le cause sono diverse, tra le quali accenno le colpe del passato che hanno causato tante disgrazie e sofferenze.

Non più guerre, costrizioni, umiliazioni. Oggi vale il diritto della libertà individuale di potersi muovere ovunque si voglia e lavorare ovunque si ottenga un impiego.

La patria, il paese, la casa, il creare figli ai quali lasciare il frutto della propria vita non contano più tanto, l'importante è vivere bene e per sé.

Certo è che questi diritti non sono stati solamente guadagnati, bensì e maggiormente concessi per soddisfare le richieste dell'economia globalizzata del profitto.

Oggi l'uomo sta diventando un cittadino senza patria, senza nido dove trovare conforto nei momenti di infelicità e sfortuna, dove trovare sostegno qualora perdesse il lavoro.

Il credo nel benessere globale materiale sta invadendo il pianeta e tutto ciò che era non conta più nulla.

Il nuovo mondo viene presentato come superamento del vecchio, ma anche esso non è privo di errori e i suoi saranno maggiori, pari alla dimensione del suo agire globale.

Nuovamente si delinea il vecchio schema piramidale che forma e regola questo mondo.

In alto la classe del potere, che tutto detta e vigila, e in basso il resto dell'Umanità, tenuta al guinzaglio per bloccare ogni tentativo di opposizione.

Che ciò sia voluto dalle forze del cielo rimane da dimostrare.

Aggiungo che, per fortuna, l'eredità culturale sociale, radicata fortemente nel cristianesimo, ha reso l'uomo aperto verso il prossimo, così che anche oggi si riscontra una grande generosità verso i bisognosi di turno.

Fino a quando essa sarà possibile dipenderà dallo svolgersi della nuova economia del mercato globale.

Purtroppo la realtà della vita è diventata più complessa di quanto si possa immaginare, per cui accade sempre più spesso che l'uomo debba mutare rapidamente il suo comportamento, sebbene sia stato inteso bene all'inizio, onde evitare complicazioni, anche gravi e irrimediabili, per sé e per i suoi simili.

È il moto diabolico della vita moderna, dovuto alla corsa frenetica volta alla scoperta di sistemi tecnici e scientifici sempre più efficaci e veloci, con i quali acquisire e mantenere la supremazia sui concorrenti, a rendere la vita dell'uomo incerta e confusa.

Ciò che viene ritenuto progresso per il bene dell'Umanità nasconde in sé il germe della sua dannazione in quanto la natura dell'uomo nella sua imperfezione e limitatezza è bivalente, così che il bene e il male agiscono come una entità a doppia immagine.

Da questo stato, che denota il suo percorso terreno, accade, per esempio, che la transizione da un atteggiamento buonista alla necessaria reazione nel momento che sia diventato incontrollabile, richiede uno sforzo psichico mentale difficile da contenere.

Il bene e il male non sono valori assoluti, costanti, bensì variabili e intercambiabili secondo il modo di intenderli, per cui già ogni pensiero è bivalente nel suo sorgere.

La verità, quella che lo aiuterebbe a prendere le decisioni più adeguate e liberatrici, non è figlia della vita terrena.

Di fatto, pochi, ma veramente pochi, sono coloro che la trovano e riescono a vivere in essa.

La verità dona loro la forza di rinunciare a tutto ciò che sfocerebbe nel vizio e dannazione.

Non per niente il cristianesimo non può coincidere con i sopra citati requisiti.

Dà a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, disse una volta un inviato divino, chiamato Gesù Cristo.

Ci vuole proprio molta abilità e forza d'animo per conservare l'equilibrio nel cerchio chiuso delle tentazioni terrene, forti e vendicative, e l'annunciazione cristiana, che richiede tutto in cambio della veggenza, stabilità d'animo nella serenità, disponibilità al sacrificio ultimo della propria vita.

Affermare che siamo tutti fratelli, cioè figli dello stesso Dio, è utile al processo d'unificazione dei popoli, ma non considera quanto sia difficile, se non impossibile la sua realizzazione.

Troppo distanti sono gli interessi della casta del potere da quelli delle popolazioni sottostanti, come troppe sono le differenze sia culturali sia cognitive tra i popoli stessi.

Le falsità e ipocrisie, delle quali si serve la casta per rimanere al potere, trovano sempre un terreno proficuo nei popoli non debitamente istruiti o assecondanti per opportunità.

Prima lo capiscono i popoli e meglio possono opporsi con migliori possibilità di successo.

Se è vero che una più numerosa comunità avrebbe più possibilità di sviluppo, è anche vero che chi la dirigerebbe dovrebbe possedere migliori requisiti per garantire la sua stabilità e unità.

La probabilità che esistano persone idonee alla sua guida è scarsissima per cui elevato è il pericolo che essa fallisca con tutte le note ripercussioni sociali e materiali.

Il rischio sarebbe il risorgere di un regime dittatoriale ancora più rigido e severo del passato, dove il singolo avrebbe possibilità di vita solo quando risultasse utile e insostituibile.

E questo perché l'uomo non è ancora in grado di edificare un sistema comunitario fondato sulla partecipazione di ogni individuo nella convinzione d'essere una particella di un insieme da ricomporre per il bene comune.

Sostenere l'unione degli uomini sotto l'egida di un Dio, di una patria sarebbe come credere che gli eletti posseggano le idonee qualità per merito divino.

La storia insegna come queste forme di governo siano andate a finire.

Di fatto quando essa insegna che tutto ciò che è proteso all'ampliamento ha in sé il germe dello disfacimento, è meglio sostenere il piccolo, dove le possibilità di sopruso sono minori e meglio identificabili.

Come far risorgere la speranza di libertà e redenzione, quando questo mondo sembra destinato a morire lentamente?

Qui penso alle piccole azioni di beneficenza e soccorso verso i vicini bisognosi.

Aiutano il beneficiario e il suo donatore nell'unione delle loro anime.

Non credo che il cristianesimo propagato dal Cristo abbia avuto come scopo l'unione politica dei popoli.

A mio avviso Cristo voleva che gli uomini comprendessero l'importanza dell'unione delle anime, nel riconoscimento che sono creature dello stesso padre, il che lascerebbe il mondo d'essere come è, in quanto retto da altre forze ed energie.

Il Cristianesimo, quindi, è da intendere come contropartita delle forze materiali dell'Universo, senza il quale non può sorgere la speranza di progresso evolutivo.

Il bene e il male (incapacità restrittiva d'intendimento e coscienza) contraddistinguono la realtà della vita terrena, mentre la spiritualità rivolta verso l'Alto apre la porta a una dimensione superiore e liberatrice.

La cacciata dal paradiso segna a mio parere la transizione dallo stato d'incoscienza paradisiaca a quello di coscienza quale essere indipendente.

Segna l'inizio di un lungo e temerario percorso nel quale all'uomo vengono offerte possibilità di elevarsi alla veggenza e divinità.




 
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