Cielo
e terra, sempre in contraddizione per definire questa vita
di
Lorenzo Russo
Noto
che quel che manca oggigiorno nelle zone economicamente più
sviluppate dell'Europa occidentale è l'amor di patria dei suoi
cittadini.
Con
esso intendo l'attaccamento al territorio che non viene curato come
si meriterebbe, la cura della lingua, della famiglia che così
viene trascurata, la cultura ereditata quando è di ingombro
con il proprio tornaconto materiale.
Le
cause sono diverse, tra le quali accenno le colpe del passato che
hanno causato tante disgrazie e sofferenze.
Non
più guerre, costrizioni, umiliazioni. Oggi vale il diritto
della libertà individuale di potersi muovere ovunque si voglia
e lavorare ovunque si ottenga un impiego.
La
patria, il paese, la casa, il creare figli ai quali lasciare il
frutto della propria vita non contano più tanto, l'importante
è vivere bene e per sé.
Certo
è che questi diritti non sono stati solamente guadagnati,
bensì e maggiormente concessi per soddisfare le richieste
dell'economia globalizzata del profitto.
Oggi
l'uomo sta diventando un cittadino senza patria, senza nido dove
trovare conforto nei momenti di infelicità e sfortuna, dove
trovare sostegno qualora perdesse il lavoro.
Il
credo nel benessere globale materiale sta invadendo il pianeta e
tutto ciò che era non conta più nulla.
Il
nuovo mondo viene presentato come superamento del vecchio, ma anche
esso non è privo di errori e i suoi saranno maggiori, pari
alla dimensione del suo agire globale.
Nuovamente
si delinea il vecchio schema piramidale che forma e regola questo
mondo.
In
alto la classe del potere, che tutto detta e vigila, e in basso il
resto dell'Umanità, tenuta al guinzaglio per bloccare ogni
tentativo di opposizione.
Che
ciò sia voluto dalle forze del cielo rimane da dimostrare.
Aggiungo
che, per fortuna, l'eredità culturale sociale, radicata
fortemente nel cristianesimo, ha reso l'uomo aperto verso il
prossimo, così che anche oggi si riscontra una grande
generosità verso i bisognosi di turno.
Fino
a quando essa sarà possibile dipenderà dallo svolgersi
della nuova economia del mercato globale.
Purtroppo
la realtà della vita è diventata più complessa
di quanto si possa immaginare, per cui accade sempre più
spesso che l'uomo debba mutare rapidamente il suo comportamento,
sebbene sia stato inteso bene all'inizio, onde evitare complicazioni,
anche gravi e irrimediabili, per sé e per i suoi simili.
È
il moto diabolico della vita moderna, dovuto alla corsa frenetica
volta alla scoperta di sistemi tecnici e scientifici sempre più
efficaci e veloci, con i quali acquisire e mantenere la supremazia
sui concorrenti, a rendere la vita dell'uomo incerta e confusa.
Ciò
che viene ritenuto progresso per il bene dell'Umanità nasconde
in sé il germe della sua dannazione in quanto la natura
dell'uomo nella sua imperfezione e limitatezza è bivalente,
così che il bene e il male agiscono come una entità a
doppia immagine.
Da
questo stato, che denota il suo percorso terreno, accade, per
esempio, che la transizione da un atteggiamento buonista alla
necessaria reazione nel momento che sia diventato incontrollabile,
richiede uno sforzo psichico mentale difficile da contenere.
Il
bene e il male non sono valori assoluti, costanti, bensì
variabili e intercambiabili secondo il modo di intenderli, per cui
già ogni pensiero è bivalente nel suo sorgere.
La
verità, quella che lo aiuterebbe a prendere le decisioni più
adeguate e liberatrici, non è figlia della vita terrena.
Di
fatto, pochi, ma veramente pochi, sono coloro che la trovano e
riescono a vivere in essa.
La
verità dona loro la forza di rinunciare a tutto ciò che
sfocerebbe nel vizio e dannazione.
Non
per niente il cristianesimo non può coincidere con i sopra
citati requisiti.
Dà
a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di
Dio, disse una volta un inviato divino, chiamato Gesù Cristo.
Ci
vuole proprio molta abilità e forza d'animo per conservare
l'equilibrio nel cerchio chiuso delle tentazioni terrene, forti e
vendicative, e l'annunciazione cristiana, che richiede tutto in
cambio della veggenza, stabilità d'animo nella serenità,
disponibilità al sacrificio ultimo della propria vita.
Affermare
che siamo tutti fratelli, cioè figli dello stesso Dio, è
utile al processo d'unificazione dei popoli, ma non considera quanto
sia difficile, se
non
impossibile la sua realizzazione.
Troppo
distanti sono gli interessi della casta del potere da quelli delle
popolazioni sottostanti, come troppe sono le differenze sia culturali
sia cognitive tra i popoli stessi.
Le
falsità e ipocrisie, delle quali si serve la casta per
rimanere al potere, trovano sempre un terreno proficuo nei popoli non
debitamente istruiti o assecondanti per opportunità.
Prima
lo capiscono i popoli e meglio possono opporsi con migliori
possibilità di successo.
Se
è vero che una più numerosa comunità avrebbe più
possibilità di sviluppo, è anche vero che chi la
dirigerebbe dovrebbe possedere migliori requisiti per garantire la
sua stabilità e unità.
La
probabilità che esistano persone idonee alla sua guida è
scarsissima per cui elevato è il pericolo che essa fallisca
con tutte le note ripercussioni sociali e materiali.
Il
rischio sarebbe il risorgere di un regime dittatoriale ancora più
rigido e severo del passato, dove il singolo avrebbe possibilità
di vita solo quando risultasse utile e insostituibile.
E
questo perché l'uomo non è ancora in grado di edificare
un sistema comunitario fondato sulla partecipazione di ogni individuo
nella convinzione d'essere una particella di un insieme da
ricomporre per il bene comune.
Sostenere
l'unione degli uomini sotto l'egida di un Dio, di una patria sarebbe
come credere che gli eletti posseggano le idonee qualità per
merito divino.
La
storia insegna come queste forme di governo siano andate a finire.
Di
fatto quando essa insegna che tutto ciò che è proteso
all'ampliamento ha in sé il germe dello disfacimento, è
meglio sostenere il piccolo, dove le possibilità di sopruso
sono minori e meglio identificabili.
Come
far risorgere la speranza di libertà e redenzione, quando
questo mondo sembra destinato a morire lentamente?
Qui
penso alle piccole azioni di beneficenza e soccorso verso i vicini
bisognosi.
Aiutano
il beneficiario e il suo donatore nell'unione delle loro anime.
Non
credo che il cristianesimo propagato dal Cristo abbia avuto come
scopo l'unione politica dei popoli.
A
mio avviso Cristo voleva che gli uomini comprendessero l'importanza
dell'unione delle anime, nel riconoscimento che sono creature dello
stesso padre, il che lascerebbe il mondo d'essere come è, in
quanto retto da altre forze ed energie.
Il
Cristianesimo, quindi, è da intendere come contropartita delle
forze materiali dell'Universo, senza il quale non può sorgere
la speranza di progresso evolutivo.
Il
bene e il male (incapacità restrittiva d'intendimento e
coscienza) contraddistinguono la realtà della vita terrena,
mentre la spiritualità rivolta verso l'Alto apre la porta a
una dimensione superiore e liberatrice.
La
cacciata dal paradiso segna a mio parere la transizione dallo stato
d'incoscienza paradisiaca a quello di coscienza quale essere
indipendente.
Segna
l'inizio di un lungo e temerario percorso nel quale all'uomo vengono
offerte possibilità di elevarsi alla veggenza e divinità.
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