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  Editoriali  »  A quando una vita migliore in questo mondo, di Lorenzo Russo 10/10/2018
 

A quando una vita migliore in questo mondo?

di Lorenzo Russo





Ogni qualvolta un nuovo essere arriva in questo mondo si ripete la stessa procedura.

Bisogna dargli una sculacciatatina per farlo rinvenire dal letargo in cui giaceva nel grembo materno, perché sembra che quasi si opponga a venire al mondo, forse intuendo istintivamente le difficoltà di questa vita.

Infine e sotto lo sguardo premuroso della sua mamma incomincia a dar segni di vita, con strilli forti e reclamanti il diritto di essere nutrito.

E la mamma si prende cura del suo pargolo e lo fa con grande dedizione per tutta la sua vita.

I suoi sguardi premurosi sono consolazione e spinta a comunicare con lei, e il pargolo si esprime all'unica sua maniera possibile, con smorfie e sorrisetti che tanto piacciono alla sua mamma.

Si ripeteranno sempre, le smorfie, interrotte solamente dagli strilli che vogliono comunicare di aver fame.

La fame è il primo e vero problema di ogni essere umano in questo mondo e il non poterlo appagare è sorgente dei maggiori conflitti.

Purtroppo questo mondo non è di per sé un ente assistenziale in grado di appagare a tutti ogni bisogno di sopravvivenza.

Per sopravvivere bisogna darsi da fare per procurarsi i beni necessari.

Ed è qui che incominciano le lotte vere, condotte da chi non è in grado di ottenerli, sia per incapacità proprie, sia perchè preferisce pretenderle da chi è più creativo e produttivo.

Oggigiorno è un comportamento abbastanza esteso, addirittura inserito nel sistema assistenziale sociale finanziato con le prestazioni dei più produttivi e abili, come di coloro che non possono esentarsi.

Capita, così, che il sistema previdenziale non funzioni più e si arrivi al collasso dell'intero sistema ogni qualvolta si dovesse verificare una crisi.

Le crisi economiche sono il lato debole del sistema del profitto senza limiti e si manifestano quasi sempre periodicamente.

Capita, poi, che ai conflitti interni si aggiungano quelli esterni, con il risultato dell'aumento della povertà per la fuga dei capitali in paesi non coinvolti dalla crisi e il fiorire dei mercati al nero per chi abbia ancora qualche soldo da spendere.

La povertà genera fame e la fame fa dell'uomo una bestia, un essere senza coscienza e cultura, se non quella di appagare i suoi bisogni.

Sono eventi che avvengono ripetutamente come si riscontra nella storia dell'uomo, da creare l'impressione che l'uomo non sia capace di evolversi, il che conferma il mio concetto che l'uomo sia stato messo qui per volontà superiore e per motivi non riconoscibili, almeno per il momento.

Visto così l'uomo è innocente, almeno per quanto riguarda il suo comportamento in questa vita.

Di una colpa commessa altrove non si ha mai avuto notizia, se non quella predicata con zelo dagli adepti religiosi, sempre pronti a intimidire i popoli ignoranti per il proprio tornaconto.

La coscienza umana funziona attraverso la memoria e la distinzione tra il bene e il male.

Il Bene e il Male rappresentano la realtà esistenziale dell'uomo, due condizioni di vita che si alternano perchè non riescono a manifestarsi nello stato di fusione per raggiunta maturità.

Sono loro che riflettono lo stato retrogrado dell'uomo e generano in lui lo stimolo di reazione.

E qui mi chiedo, se non fosse meglio per l'uomo di servirsi maggiormente della ragione, con la quale riuscirebbe con maggiori possibilità a risolvere i problemi esistenziali che tanto lo assillano.

Tra di essi elenco la sovrappopolazione e l'immigrazione organizzata per scopi politici e di lucro.

Dico questo, perchè è riconoscibile per la sua buona organizzazione e grande sostegno finanziario da parte di chi ha interessi forti di potere e profitto e per i quali la cultura europea, perchè troppo liberale, emancipata e costosa, è un ostacolo da eliminare.

Una briciola di maggiore ragionevolezza nelle menti degli infuocati di ideali di fratellanza universale li porterebbe a riconoscere i pericoli reali che stanno creando alla cultura ed economia nazionale.

Fratellanza è senza dubbio sinonimo di sviluppo etico e morale, ma è una condizione ipotetica perchè è eventualmente realizzabile solo nel corso dei secoli a venire.

Chi sostiene questa forma di fratellanza non si accorge di creare un abisso tra i popoli, disordini sociali ed economici di grande dimensione per paura dei popoli ospitanti di perdere la propria identità acquisita nel corso dei secoli con il superamento di tante ostilità e sofferenze, per un qualcosa di vago, insicuro, ancora troppo irreale, anche se desiderato da sempre nel proprio animo.

Non dimentichiamo che la mescolanza dei popoli c'è sempre stata, ma fu sempre in una misura accettabile e controllata e non organizzata da chi anela al dominio mondiale.

Chi non vorrebbe il paradiso in terra? Ma per crearlo bisogna essere più intelligenti, colti, evoluti.

Su questa scia non agisce il sistema economico attuale, per cui sarebbe più opportuno motivare i suoi agenti alla responsabilità sociale, invece che allo sfruttamento senza distinzione.

Che i cosiddetti “Buonisti“ non si siano ancora accorti di essere manovrati da chi intende l'opposto delle loro pur nobili intenzioni, rimane un enigma, un tema per una valutazione psicologica.

In verità non è così che siamo tutti condannati al fallimento?

Il sistema del profitto è la perfetta espressione della malvagità della nostra vita in terra.

È lui che costringe l'uomo a pensare al proprio tornaconto, prima che ci pensi un altro più astuto e abile.

L'arretratezza è il male dell 'uomo, la sua condanna a vivere questa vita senza speranza di risorgere a una migliore.

Al male si oppone il bene quale espressione di coscienza per limitare i danni del primo, così che si può affermare che entrambi sono incentivi di impegno per superare la condizione di vita limitata.

I Buonisti sono sì sulla buona strada, ma un non riuscire nei loro intenti creerebbe crisi sociali ingovernabili.

Ed è qui che entra in campo la ragione e la necessità di riflettere costantemente sui propri intenti e azioni.

Comunque andrà a finire l'attuale situazione politica ed economica internazionale, rimane sempre la certezza che prima o poi arriverà la fine di ogni nostra vita.

Se poi ci si risvegliasse in un altro mondo sconosciuto, rimarrebbe la speranza di ritrovarci davanti a un sorriso buono e soccorrevole come già vissuto qui.


 
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