Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Editoriali  »  Come sta cambiando rapidamente il mondo, di Lorenzo Russo 06/11/2019
 
Come sta cambiando rapidamente il mondo

di Lorenzo Russo





Al centro di questo cambiamento sta l'uomo che, reduce da tantissimi conflitti che gli hanno procurato molte sofferenze e disastri, sembra di aver finalmente capito che senza l'unione dei popoli non potrà mai creare un futuro migliore .

Abbiamo tutti la stessa origine, lo stesso destino, le stesse prove da superare.

L'unica cosa che gli manca è l'intelligenza di vedere oltre i confini terreni.

Relegato in essi, ha difficoltà di liberarsi, tanto è attirato dalle voluttuosità della vita in terra, da dimenticare di non essere solo, che tutti gli esseri umani hanno il diritto di vivere in libertà e benessere.

Ed è così che l'uomo ha incominciato a fare un passo decisivo in questo senso, globalizzando l'economia.

Purtroppo, se la globalizzazione dell'economia è più semplice da effettuare, perchè segue fini di puro guadagno, imposto dalla casta dei potenti a scapito delle popolazioni che in essa vengono schiavizzate, l'unione dei popoli rischia di rovinare quel poco che, secoli dopo secoli, l'uomo è riuscito ad attuare, senza mettere a rischio la sopravvivenza degli stati coinvolti.

Sarebbe meglio, quindi, che gli stati rimanessero liberi e autonomi nei loro confini, ma uniti davanti ai grandi problemi, che inevitabilmente possono essere affrontati e risolti solo insieme.

In poche parole, è meglio concedere il tempo necessario alla mescolanza delle culture, per non creare repulsioni e giustificabili timori di perderle.

L'omologamento delle culture deve avvenire di pari passo con la capacità dei popoli di ritenerlo giusto e necessario, cioè deve essere dimostrazione di sviluppo sociale e intellettuale raggiunto, e non una costrizione imposta dai poteri forti.

Da qui, non credo che oggi vengano prese le decisioni più idonee, e questo considerando che i popoli non si lasceranno più facilmente globalizzare, cioè schiavizzare.

Di fatto, ogni popolo ha una propria storia che delinea la sua identità, a partire dai costumi, dalla lingua parlata, anch'essa formatasi nel corso dei secoli, dal modo di ragionare ed agire, insomma penso che il voler unificare i popoli nello stesso lasso di tempo dell'economia risulterà un'impresa molto rischiosa se non già fallimentare.

Libertà e benessere sono requisiti non negoziabili, soprattutto se i negoziatori appartengono alla casta di privilegiati.

La storia ci insegna, come andarono a finire tutti i progetti di unione, che i potenti di turno vollero realizzare con la forza e sottomissione.

I popoli, oggi, non si lasciano più prendere per i fondelli. Di questo i potenti dovrebbero tenere conto, prima di intraprendere azioni velanti i loro stessi interessi, invece che quelli dei popoli.



Libertà o cara, quante vittime richiedi ancora dai tuoi seguaci, per migliorare questo mondo non governabile.

Ma tutto questo riguarda solo l'esistenza dell'uomo nella sua composizione fisica, nella quale sosta il suo spirito per volontà superiore.

In essa l'uomo è debole e primitivo, un prigioniero quindi, da immaginarmi che egli sottostia a una punizione per insubordinazione a un ordine imposto da una Energia superiore.

Che l'uomo sia stato un Dio esiliato per incapacità o presuntuosità? Che esistano diverse categorie di Dei, sempre in lotta tra di loro per gelosia, presuntuosità, fame di potere, come ci riferisce la mitologia greca?

Il tutto mi riporta a un mio vecchio concetto, che lassù accadano gli stessi tafferugli come qui in terra.

Tutto ciò che succede in terra è limitato e incostante, variabile e incapace di superare i confini che sono definiti dall'appartenenza a una dimensione inferiore ad altre esistenti.

In essa, i contrasti sono l'energia della vita, per cui mai sarà possibile creare serenità e concordanza durature.

Si definisce così l'esistenza di un microcosmo e un macrocosmo, tra di essi intermittenti, ma non interscambiabili, se non alla fine del tempo dovuto.

Come ho già affermato qui sopra, gli uomini sono gli abitanti del microcosmo per volontà superiore, volontà che agisce in ogni dimensione esistente nell'Universo e che tiene il tutto intrappolato in una rete paragonabile a una grande prigione.

In essa si svolgono continuamente mutazioni e assorbimenti tra energie potentissime per portare a termine un piano ben preciso o lasciato al caso.

All'uomo non sarà mai dato di scoprirlo e farlo proprio. Troppo forti sono le energie che lo compongono e mantengono ancora in vita.



Ma allora che cosa ha dato origine al tutto, cosa c'è dietro il paravento che offusca la nostra vista e intelletto?

Ritornando alla dimensione terrena, a volte mi immagino che in essa l'uomo abbia un ruolo ben definito da assumere, e che alla fine della sua vita il suo spirito rimanga come in una sala d'attesa tra cielo e terra, fino al momento in cui gli verranno affidati nuovi compiti, per lo svolgimento dei quali assumerà un'altra composizione esterna, che spero sia migliore dell'attuale.

Ciò che si ritiene sia il paradiso, il purgatorio e l'inferno non altro potrebbe riflettere che lo stato d'animo del singolo nel corso della sua vita.

Da qui, chi si impegnasse a essere buono e utile vivrebbe già in un proprio paradiso, mentre gli altri in una situazone alternante tra castigo e speranza di assoluzione.

Di più non è dato ai poveri mortali, ma è l'unica prerogativa per il dopo.

Di per sè, la vita dell'uomo è paragonabile a un campo di battaglia, dove vincitori e vinti si alternano come per rigenerare le energie consumate nel confronto.

Ed è qui che si tende a credere che tutto ciò sia indispensabile per meritarsi una vita migliore nel dopo.

O forza della sopravvivenza! quando smetterai di ingannare l'uomo, relegandolo in tutte quelle forme delle illusioni che la sua fantasia è in grado di creare!

Alle illusioni ricorre l'uomo ogni qualvolta che non riesce a scoprire e comprendere una verità, assoluta o no che sia, e quando non è capace di risolvere i suoi tanti problemi esistenziali.

Allora, è meglio vivere come vissero i trecento eroi spartani, che scelsero di morire da eroi, invece che vivere da schiavi.

Non riesco a trovare una logica utile e costante, anche quando credo che l'unico punto fermo sia la forza di sopravvivere. Di fatto, è lei che fissa le regole che regolano le sue condizioni di vita in terra.

Chiunque cerchi di mutarle o anche di sviarle è, qui, un perdente, ma molto probabilmente crede di vincere nel dopo, perchè anche questa credenza o illusione è parte del gioco che regge il tutto.



 
©2006 ArteInsieme, « 014060734 »