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  Editoriali  »  Riflessioni varie, di Lorenzo Russo 04/07/2021
 
Riflessioni varie

di Lorenzo Russo





Che il mondo si trovi in subbuglio è più che certo, ma che sia sempre stato così lo percepiscono solo pochi.

È solo la sua forma che muta, così che si possa credere che esso cambi veramente.

Muta la forma, la sua proiezione sull'uomo, la dimensione degli accadimenti, l'intensità, ma non la sostanza che l'ha creata.

Dopo la caduta del nazismo sono sorti forti correnti democratiche sulla scia di “ mai più nazismo”.

Tutto giusto, se non fosse che il nazismo non è estirpabile, essendo parte indivisibile della natura limitata dell'uomo.

Al massimo lo si può contenere con progetti miranti alla creazione di un benessere equilibrato tra tutti i ceti sociali, perchè solo chi ha lavoro e una retribuzione che gli permetta di vivere dignitosamente non si lascia facilmente attirare dai suoi ben conosciuti slogan.

Allora erano tempi brutti, disastrosi, la cui origine va trovata nel persistente nazionalismo monarchico del tempo che ha portato l'Europa al suo tramonto ideologico, morale ed economico.

Fu proprio in questa situazione deprimente che i superstiti si lasciarono attirare da chi astutamente si presentò come salvatore della nazione.

Fu così che al male della prima guerra mondiale, che causò la perdita di ogni speranza di vita, subentrò una delle più spietate dittature di questo mondo.

Mi chiedo, ora, chi si possa incolpare, perchè senza coscienza di una colpa non si può creare un futuro migliore?

In primo luogo la perdurante ignoranza dell'uomo che lo rende oggetto di dominio per i più astuti approfittatori, ma anche la mancanza di coscienza e determinatezza quando si sarebbe dovuto reagire, costi quel che costi. .



Le guerre le fanno i generali, sempre pronti all'uso delle armi in un costrutto di disciplina che non concede scampi a chi non le vuole, ai soldati in primis, e sempre con il sostegno della classe politica incapace di vedere oltre il limite del proprio naso, e infine del monarca alle prese con i problemi di consolidamento del suo regno minaccciato continuamente dai suoi concorrenti e nemici.

E qui sembra proprio che l'uomo sia solo in grado di imparare dalle catastrofi da lui stesso create per fame di potere e di ricchezza.

Il popolo fu tenuto servo delle classi benestanti, da una parte con rigidi divieti e relative severe punizioni per ogni trasgressione e dall'altra con l'infatuazione di ideali ritenuti in quel tempo nobili e dovuti.

Morire per la patria e il sovrano, che la rappresenta, era allora sinonimo di nobiltà e fedeltà.

Mai più guerra scandiscono oggi i popoli d'Europa, ma mi chiedo che cosa fanno affinchè guerra non sia più?

È lo stile di vita post-bellico, caratterizzato da un consumismo senza limiti, garanzia di pace duratura?

Di certo, non lo è. Il prezzo della pace è troppo elevato per poterla accettare senza riserve.

Da schiavo di un nazionalismo cieco, l'uomo è diventato schiavo di un consumismo che tutto divora e distrugge.

Ed è così che il suo carattere viene indebolito e l'ambiente che lo ospita distrutto.

I giovani protestano, ma cosa fanno per limitare i rischi del consumismo in atto in ogni settore della loro vita?

Non esiste nulla che non venga misurato con il profitto e il piacere, a incominciare dalle sempre più frequenti vacanze in ogni angolo della terra fino ai divertimenti in massa accompagnati da una musica assordante e isterica in temporaneo contrapposto a un modo di vivere insoddisfacente perchè vuoto di contenuti generanti energie vitali.

L'uomo è diventato sfruttatore e non più ospite.

Ma è costretto al consumo per non ricadere nella povertà. Non è, quindi, libero di scegliere, e chi non si adatta viene ritenuto sfruttatore, parassita.

A me sembra che consumi più del necessario per reprimere il timore della fine del benessere.

Fiuta già la sua fine e le sue ripercussioni sociali ed economiche.

Le tragedie che colpiranno il prossimo futuro si delinearono già alla fine della grande guerra con l'introduzione del sistema economico del consumo da parte dei vincitori.

Ciò che fu annunciato come il sorgere del paradiso terrestre si sta trasformando in un inferno che riporterà l'uomo ai tempi primordiali del suo apparire in terra, sempre se sarà riuscito a sopravvivere.

Il progetto del mondialismo in atto non farà che impoverire ancora di più i ceti medi e deboli.

È un progetto voluto dall'alta finanza per conservare il dominio mondiale.

Per le religioni è ufficialmente un tentativo volto a realizzare finalmente i loro ideali di fratellanza e amore tra i popoli, ma in contrapartita sta naturalmente il poblema della loro sopravvivenza.

Lo ritengo un progetto nobile, ma irrealizzabile senza il sostegno di una economia sociale ed equa.

Lavoro ed equità di trattamento secondo il merito acquisito dovrebbe essere la soluzione giusta.

Ad ogni modo i prossimi martiri moriranno una morte nobile ed eroica come i loro predecessori.

La vita è ingannevole e seducente, una fata morgana immaginata dall'uomo per riuscire a viverla.

Di fatto, sembra che all'uomo non rimanga altro che crearsi un credo nel quale vivere e morire.


 
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