Riflessioni
varie
di
Lorenzo Russo
Che
il mondo si trovi in subbuglio è più che certo, ma che
sia sempre stato così lo percepiscono solo pochi.
È
solo la sua forma che muta, così che si possa credere che esso
cambi veramente.
Muta
la forma, la sua proiezione sull'uomo, la dimensione degli
accadimenti, l'intensità, ma non la sostanza che l'ha creata.
Dopo
la caduta del nazismo sono sorti forti correnti democratiche sulla
scia di “ mai più nazismo”.
Tutto
giusto, se non fosse che il nazismo non è estirpabile, essendo
parte indivisibile della natura limitata dell'uomo.
Al
massimo lo si può contenere con progetti miranti alla
creazione di un benessere equilibrato tra tutti i ceti sociali,
perchè solo chi ha lavoro e una retribuzione che gli permetta
di vivere dignitosamente non si lascia facilmente attirare dai suoi
ben conosciuti slogan.
Allora
erano tempi brutti, disastrosi, la cui origine va trovata nel
persistente nazionalismo monarchico del tempo che ha portato l'Europa
al suo tramonto ideologico, morale ed economico.
Fu
proprio in questa situazione deprimente che i superstiti si
lasciarono attirare da chi astutamente si presentò come
salvatore della nazione.
Fu
così che al male della prima guerra mondiale, che causò
la perdita di ogni speranza di vita, subentrò una delle più
spietate dittature di questo mondo.
Mi
chiedo, ora, chi si possa incolpare, perchè senza coscienza di
una colpa non si può creare un futuro migliore?
In
primo luogo la perdurante ignoranza dell'uomo che lo rende oggetto di
dominio per i più astuti approfittatori, ma anche la mancanza
di coscienza e determinatezza quando si sarebbe dovuto reagire, costi
quel che costi. .
Le
guerre le fanno i generali, sempre pronti all'uso delle armi in un
costrutto di disciplina che non concede scampi a chi non le vuole, ai
soldati in primis, e sempre con il sostegno della classe politica
incapace di vedere oltre il limite del proprio naso, e infine del
monarca alle prese con i problemi di consolidamento del suo regno
minaccciato continuamente dai suoi concorrenti e nemici.
E
qui sembra proprio che l'uomo sia solo in grado di imparare dalle
catastrofi da lui stesso create per fame di potere e di ricchezza.
Il
popolo fu tenuto servo delle classi benestanti, da una parte con
rigidi divieti e relative severe punizioni per ogni trasgressione e
dall'altra con l'infatuazione di ideali ritenuti in quel tempo nobili
e dovuti.
Morire
per la patria e il sovrano, che la rappresenta, era allora sinonimo
di nobiltà e fedeltà.
Mai
più guerra scandiscono oggi i popoli d'Europa, ma mi
chiedo che cosa fanno affinchè guerra non sia più?
È
lo stile di vita post-bellico, caratterizzato da un consumismo senza
limiti, garanzia di pace duratura?
Di
certo, non lo è. Il prezzo della pace è troppo elevato
per poterla accettare senza riserve.
Da
schiavo di un nazionalismo cieco, l'uomo è diventato schiavo
di un consumismo che tutto divora e distrugge.
Ed
è così che il suo carattere viene indebolito e
l'ambiente che lo ospita distrutto.
I
giovani protestano, ma cosa fanno per limitare i rischi del
consumismo in atto in ogni settore della loro vita?
Non
esiste nulla che non venga misurato con il profitto e il piacere, a
incominciare dalle sempre più frequenti vacanze in ogni angolo
della terra fino ai divertimenti in massa accompagnati da una musica
assordante e isterica in temporaneo contrapposto a un modo di vivere
insoddisfacente perchè vuoto di contenuti generanti energie
vitali.
L'uomo
è diventato sfruttatore e non più ospite.
Ma
è costretto al consumo per non ricadere nella povertà.
Non è, quindi, libero di scegliere, e chi non si adatta viene
ritenuto sfruttatore, parassita.
A
me sembra che consumi più del necessario per reprimere il
timore della fine del benessere.
Fiuta
già la sua fine e le sue ripercussioni sociali ed economiche.
Le
tragedie che colpiranno il prossimo futuro si delinearono già
alla fine della grande guerra con l'introduzione del sistema
economico del consumo da parte dei vincitori.
Ciò
che fu annunciato come il sorgere del paradiso terrestre si sta
trasformando in un inferno che riporterà l'uomo ai tempi
primordiali del suo apparire in terra, sempre se sarà riuscito
a sopravvivere.
Il
progetto del mondialismo in atto non farà che impoverire
ancora di più i ceti medi e deboli.
È
un progetto voluto dall'alta finanza per conservare il dominio
mondiale.
Per
le religioni è ufficialmente un tentativo volto a realizzare
finalmente i loro ideali di fratellanza e amore tra i popoli, ma in
contrapartita sta naturalmente il poblema della loro sopravvivenza.
Lo
ritengo un progetto nobile, ma irrealizzabile senza il sostegno di
una economia sociale ed equa.
Lavoro
ed equità di trattamento secondo il merito acquisito dovrebbe
essere la soluzione giusta.
Ad
ogni modo i prossimi martiri moriranno una morte nobile ed eroica
come i loro predecessori.
La
vita è ingannevole e seducente, una fata morgana immaginata
dall'uomo per riuscire a viverla.
Di
fatto, sembra che all'uomo non rimanga altro che crearsi un credo nel
quale vivere e morire.
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