Cos'è
la vita
di
Lorenzo Russo
All'inizio
non ci fu “Nulla“ di percepibile; solo dopo una infinità
di tempo apparvero nell'Universo strane forme di esseri, capaci di
muoversi, gesticolare e infine comunicarsi.
Una
catastrofe climatica li fece scomparire, e moltissimo tempo dopo
apparve l'UOMO.
Premetto
che esso era già presente fin dall'inizio di questo percorso e
che solo dopo assunse le a noi conosciute forme e caratteristiche,
con le quali possiamo comunicarci, amarci e combatterci fino ad
eliminarci.
Con
questo voglio affermare che tutto ciò che esisteva, esiste
oggi e sarà nel futuro, è il prodotto di una energia in
continua fase di svolgimento.
L'Uomo
è quindi un prodotto di un processo deciso altrove, in un
altro Universo o nel nostro non ancora scoperto.
Si
vive, e questa è l'unica percezione tangibile per noi.
Molto
si è scritto dell'Uomo: delle sue marcate caratteristiche, tra
le quali quelle che gli hanno causato infinite disgrazie come anche
quelle subite, delle molte scusanti messe in atto da lui stesso per
mantenersi in vita e integro, ma anche della sua genialità
creativa in tanti campi del suo impegnarsi.
Molti
Dei sono apparsi, da lui stesso creati per rendersi innocente o
demoniaco, Dei buoni e cattivi, quindi, secondo il caso e la
necessità.
L'Uomo:
una creazione di una forza geniale, probabilmente ancora
incomprensibile e imperfetta, creato possibilmente da chi vuole
scagionarsi dalle sue colpe, derivanti dalle sue incapacità
non riconosciute o accettate, quindi presuntuosità generante
il vizio di giocare d'azzardo, o di una energia assolutistica
punitrice?
L'Uomo,
che sulla scia di questa forza geniale tende anche lui a scagionarsi
dalle sue colpe incolpando un qualcuno o qualcosa che non è in
grado di difendersi?
Non
è così che, nella nebulosità della mente umana
ogni epoca ha i suoi colpevoli e innocenti, da poter ammettere che
siamo tutti colpevoli e innocenti e che la causa dei nostri errori
risiede là dove è impossibile accedere e procedere alla
sua modificazione?
La
colpa di ogni misfatto è quindi la nostra perenne ignoranza,
che genera il dualismo quale determinante della nostra condizione di
vita.
Dualismo,
uguale a incapacità di comprendere, distinguere, giudicare
giustamente?
Non
per niente ci creiamo un Dio buono per supplicarlo di aiutarci nella
nostra incapacità di sopravvivere, o un Dio giustiziere per
dare giustificazione ai nostri intenti tesi al dominio, alla
vendetta, al ricatto, in poche parole a sopravvivere in una
dimensione altrettanto retrograda.
Ed
è così che ci si combatte, nella convinzione che,
trasferendo la nostra colpa su un qualsiasi altro non in grado di
difendersi, ci liberiamo di essa, mentre l'unico atto liberatorio
sarebbe quello di cercare l'unione, pur nelle esistenti e necessarie
diversità individuali in un mondo avverso.
Ed
è qui che il cristianesimo ci offre un esempio sul come vivere
in armonia in una realtà ripugnante.
Peccato
che non siamo ancora progrediti in questo senso.
Ed
è qui che chi ne fa la ragione della sua vita viene eliminato,
giustiziato, come se sia la natura stessa, della quale siamo parte
integrante per quanto riguarda la nostra fisicità, a volere e
decidere della nostra sorte.
È
allora vero che, diventando materia, siamo stati relegati in una
prigionia senza scampo, ad eccezione del sacrificarsi per l'altra
vita, ma della quale non si ha certezza della sua esistenza?
Chissà,
se un giorno, perlustrando l'Universo, riusciremo a scoprire la
nostra origine e meritarci la tanto agognata liberazione terrena?
Uno
sguardo sulla essenzialità della natura terrena mi porta alla
mente che essa è crudele al massimo grado, perchè si
fonda sul distruggere per non essere distrutto, sbranare per non
essere sbranato, dominare per non essere dominato.
Natura
terrena è pertanto materia e quindi sottoposta al suo destino,
mentre spirito è energia universale che tutto crea e ricrea
secondo un principio a noi sconosciuto.
Lo
spirito genera quindi la materia e traccia il suo destino, anche il
nostro, pertanto.
L''essenza
della natura terrena è il potere, una energia che ci serve a
sopravvivere, uguale in quale forma e condizione.
Il
potere si serve di persone forti e decisive, non è per i
deboli, ai quali non rimane che un ruolo di dipendenza.
Ogni
società ha bisogno di persone forti e visionarie, altrimenti
non può reggersi, ma qui bisogna distinguere due aspetti del
potere: quello assoluto che richiede ubbidienza senza replica e
quello tollerante che si fonda sull'accondiscendenza dei suoi membri,
che così sono chiamati ad istruirsi, ad ingaggiarsi per la
comune causa affinchè il sistema così creato funzioni.
Fallimentare
è quindi la società, quando i suoi membri pretendono
senza dare un contributo sia in forma di cooperazione sia in forma
pecuniaria sia in forma di responsabilità.
Positivamente
parlando, ritengo la vita un banco di prova con molteplici direzioni,
contenuti ed esiti.
Quanti
pensatori, filosofi, scrittori, scienziati, credenti hanno cercato di
dare una risposta utile al senso della nostra esistenza?
Ognuno
di loro è riuscito a sbirciare un poco nel futuro, così
che, di secolo in secolo, l'uomo è riuscito ad approfondire il
suo sapere, con il quale ha modellato la sua esistenza ad un livello
sempre più elevato e non immaginabile nel lontano passato.
In
quanto il tutto ha un limite, mi chiedo quando esso sarà
raggiunto e cosa ci porterà: l'elevazione finale o la
distruzione totale.
Per
il momento la vita rimane ancora un enigma, una Dea capace di
invogliare l'uomo all'avventura, costi quel che costi.
Vale
la pena di tentare a scoprirla, se non altro perchè senza
questo compito l'uomo si sentirebbe solo, debole, senza voglia di
vivere.
Ad
ogni modo e considerando che ogni senso datole ha creato più
incertezze che risposte utili, consiglio il darci a quell'impegno che
crei in noi una condizione psichica positiva e serena.
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