La
fragilità della cultura europea al confronto con le altre
culture esistenti
di
Lorenzo Russo
Premetto
che deve essere chiaro che la globalizzazione in corso sta
sconvolgendo il già precario equilibrio sociale mondiale.
Questo
perché il progetto, all'inizio di carattere mercantile, ha
spinto conseguentemente le popolazioni dei paesi più poveri a
emigrare in quelli più benestanti, assumendo così il
carattere di globalizzazione di beni e popolazioni.
È
un fattore non trascurabile, in quanto crea gravi problemi relativi
alla loro accoglienza, creazione di posti di lavoro soprattutto nei
paesi con un elevato tasso di disoccupazione e problemi relativi alla
sicurezza sociale che la mescolanza massiccia di individui
appartenenti a culture troppo differenti crea.
Il
progetto, voluto dalle élites finanziarie e dirigenziali, è
già tanto progredito sul suo percorso programmatico da non
essere più controllabile e ancor meno contrastabile con azioni
pacifiche.
Per
questo propongo di impegnarsi molto di più affinché
questo progetto, di per sé utile perché unisce
finalmente i popoli di tutto il mondo, non crei grandi danni sociali.
Pur
ammettendo che ogni cambiamento sia necessario perché rigenera
energie nella fase del loro indebolimento, bisogna stare molto
attenti affinché le nuove non distruggano il meglio generato
prima.
Lo
affermo perché ritengo che aiutare chi appartiene ad una
cultura molto differente da quella del paese ospitante non significa
concedergli ogni libertà di comportamento, sia pure consono al
suo stato di cultura, quando essa sia troppo in contrasto con quella
del paese ospitante.
Significa
che bisogna usare anche la ragione, che ci avverte dei pericoli che,
per fare un esempio, una massiccia e infinita immigrazione
incontrollata porta con sé.
I
soprusi e le violenze, che così accadono nel paese ospitante,
sono causati da soggetti cresciuti in una cultura incompatibile con
quella del paese che li ospita.
Ragionare
significa, quindi, evitare che il buonismo in atto peggiori
ulteriormente gli ancora irrisolti conflitti sociali.
Non
è una cosa da poco, quando noto che il già raggiunto
sia stato possibile con il superamento di tantissimi conflitti sia
politici sia sociali avvenuti nel corso di tanti secoli, da non
doverlo mettere per leggerezza a rischio.
Solo
il pensiero alle tantissime vittime dovrebbe essere un monito serio
per chi sia talmente pervaso da ideologie quasi irrazionali, se non
modificando la composizione genetica dell'uomo.
Ed
è qui che accuso i buonisti di mancanza di buon senso nelle
loro iniziative di carità, perché
non tengono conto della loro fattibilità economica e sociale.
Dunque,
sì all'immigrazione, ma purché sia regolata e
controllata, affinché il già debole e vacillante
tessuto sociale non causi quei gravi conflitti già riscontrati
nel passato.
Ma
è chiaro che l'attuale tendenza segue un piano ben definito e
forzatamente voluto dalle élites dei poteri finanziario,
politico e religioso.
Ma
è chiaro che chi è al potere vuole conservarlo, chi
guadagna di più vuole guadagnare ancora di più.
È
tutta una questione di potere, quindi, che i suoi detentori abilmente
conservano, raggirando i popoli con la diffusione di terminologie
idealizzate e fantasiose, quali democrazia, uguaglianza sociale,
amore per il prossimo, superamento del male ecc.
È
tutto un raggiro, quindi, e non facciamoci illusioni, perché
nulla muterà sostanzialmente se non il senso di essere vissuto
per un qualcosa che riporti al paradiso perduto.
Qualcuno
pagherà già il conto per questi sognatori, che agiscono
senza ragione perché vogliono solo il potere per sé e
la loro casta, costi quel che costi.
Quando
l'uomo tradisce la natura, sarà lei a vendicarsi e lo farà
con i suoi ben conosciuti metodi che mi fanno venire in mente le pene
dell'inferno.
L'Europa
ha gravi problemi di identità, questo è vero. Finita la
grande guerra, ha fatto un passo in avanti unificandosi per il bene
dei suoi popoli; questa è stata almeno la promessa.
Lo
ha fatto senza tener conto che i suoi popoli fino a pochi decenni fa
si combattevano, parlano lingue differenti, per cui pretendono
giustamente la libertà democratica di difesa della propria
lingua e cultura.
Il
primo errore, a mio parere, è stato l'introduzione
dell'inglese quale prima lingua ufficiale, invece che concentrarsi
sulla propagazione dell'esperanto o sulla riattivazione del latino
che fu per secoli la lingua madre dell'Europa.
L'italiano
è già sparito dalla nomenclatura delle lingue
ufficiali, e per colpa dell'italiano stesso che non ama, come
dovrebbe, la sua lingua, la sua storia, la sua civiltà
millenaria.
Sottomesso
per secoli da potenze straniere, un tempo tutte dominate, si è
lasciato ingannare dalla diffusione di un cristianesimo inteso male
ed esercitato ancora peggio per scopi di potere.
L'immigrazione
in atto cambierà lo stile di vita degli europei e soprattutto
degli italiani, ma è sempre stato così, per cui c'è
da sperare che la fusione delle culture non crei gravi difficoltà
di assimilazione sia per i residenti sia per i nuovi arrivati.
Meglio
così - direbbero i martiri del risorgimento- noi siamo
vissuti per una causa sacra che ha giustificato il nostro sacrificio,
per cui sta agli italiani d'oggi riguadagnarsi il rispetto e il pane.
La
situazione politica e sociale odierna dell’Unione Europea è
vacillante, per cui è immaginabile che essa diventerà
terra di conquista per gli africani e altri arrivati, perché
più determinati, volenterosi ed astuti.
Aiutiamo
pure i poveri immigrati, saranno loro a conquistare il potere e lo
faranno addirittura democraticamente. E’ del tutto naturale
che, quando l'energia si scarica e mancano le virtù necessarie
per ricaricarla, venga sostituita da un'altra più forte e
motivata.
Ma
non facciamone un dramma, il mondo funziona in questa maniera da
sempre, così che ognuno potrebbe ottenere il privilegio di
comandare a sua maniera sugli altri.
Le
energie sono neutrali, non hanno volto, regole, ad eccezione di
quelle che ci fanno notare che tutto scorre e muta.
Un
nuovo modo di vivere sta sorgendo all'orizzonte, con nuovi
accadimenti che metteranno in mostra nuovi eroi, vittime,
perseguitati, disonorati, traditi, oltraggiati, potenti, despoti,
idealisti _ per una causa non realizzabile ma che vogliono realizzare
perché creduta voluta dall'Alto invece che dalla propria
prepotenza e presunzione -, santi, nulla facenti quindi sfruttatori
di chi lavora, psicologi, filosofi, politici senza qualità se
non quella di guadagnarci sopra, imprenditori che licenziano senza
rimorso i propri dipendenti per trasferirsi laddove c'è più
guadagno, ecc.
Il
tutto sa di un dramma scritto altrove da chi non ha pietà per
le sue creature.
Gli
eroi del risorgimento hanno segnato un'epoca che fu sentita e segnata
nel loro animo da riuscire a cambiare la società, mentre oggi
si delinea quella di avventurieri speculatori e sfruttatori senza
etica e morale per possedere tutto il mondo.
Mi
sembra che il dramma sia arrivato al suo epilogo e al suo ideatore
non rimanga altro che spegnere le energie che lo hanno tenuto in
moto.
Ai
superstiti non rimane più nulla che accontenti la loro
avarizia ed egoismo.
La
giostra dei desideri inappagati ha smesso di girare e alla fantasia è
subentrata l'apatia e la solitudine del nulla.
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