L'ascesa
e caduta degli Dei
di
Lorenzo Russo
Ogni
civiltà ha i suoi Dei. Sono loro che la fondano e mantengono
in vita, ma anche per lei arriva la fine, perché gli Dei non
altro sono che la proiezione delle attitudini dell'uomo tese a
sopravvivere, e l'uomo non è perfetto per cui tutto ciò
che intraprende e crea, prima o poi, muta, fino a crollare insieme ai
suoi Dei.
La
sopravvivenza è l'energia della vita, per cui, maggiori sono
gli ostacoli da affrontare, maggiori sono anche gli stimoli che
spingono l'uomo a superarli.
Questo
nel caso che egli non soffra di disturbi psichici, dai quali sfociano
le numerose sfaccettature comportamentali che lo rendono duramente
depresso, pigro, cinico, maniaco creativo, sottostante e o
accomodante, dominante, falso e ipocrita, predicatore ciarlatano,
fino a fedele ai propri principi e così via.
È
qui che si delinea ciò che io definisco il gioco d'azzardo,
cioè la vita da vivere nel migliore dei modi possibile, dal
quale nessuno ne rimane escluso.
Chi
vuole vivere ha bisogno di energia, uguale a potere, che si manifesta
in tantissime forme e intensità, così che ognuno può
raggiungere un ruolo specifico e personale nella sua vita.
Di
questo passo si manifestano tantissime vicissitudini che determinano
le condizioni della vita, alcune buone, altre meno buone, fino a
cattive.
Attenti,
quindi, a non pretendere troppo, perché il non riuscirci causa
ripercussioni psichiche e sociali difficili da superare, così
che posso affermare che più in alto viene posizionata la posta
in gioco, più difficile è il superamento delle
sopracitate crisi nei casi di mancata realizzazione.
È
il gioco del sopravvivere che tiene l'uomo in vita, e sopravvivere
vuole normalmente ogni essere e lo fa nel modo per lui più
conveniente.
In
questo schema esistenziale sorgono gli Dei, quali proiezioni degli
stimoli dell'uomo a voler evadere dalla mediocrità
esistenziale, così che anche loro hanno aspetti e compiti
differenti secondo le sue aspirazioni personali, da farci immaginare
l'esistenza di un cosmo superiore (macrocosmo) dal quale egli crede
di venire e verso il quale si sente proiettato ogni qualvolta che
tenta di evadere dal suo mondo minore (microcosmo).
In
questo suo tentativo delega la responsabilità del suo vivere,
buono o cattivo che sia, ai suoi Dei.
Sono
loro che l'hanno messo in terra e comunicano con lui sul da fare.
Da
qui sorgono i mistici, i martiri, i criminali, i guerrafondai, gli
speculatori, gli spacciatori, gli speculatori di ogni sorte e
capacità.
Visto
così, posso affermare che l'uomo è sì colpevole
del suo sostare in terra, ma innocente dei suoi cattivi comportamenti
compiuti qui vita.
La
verità è quindi bivalente, in quanto l'immaginarsi di
essere originario dall'Alto giustifica la sua relegazione in un mondo
minore per purificarsi degli atti compiuti contro la volontà
superiore, come anche il suo essere proteso a progredire per
sopravvivere e vincere il gioco, cioè per ritornare al suo
stato originario evoluto, solo è che pochi ci riescono.
Peccato
che, giocando, dimentica il vero compito del suo vivere, vuole
vincere e non altro, e lo fa servendosi di ogni metodo e mezzo.
Ne
sorge qui una concorrenza spietata tra gli ossessionati del vincere,
per cui nessuno ha vita facile.
Da
qui si manifesta ciò che giornalmente assistiamo nel
comportamento della classe politica, con il loro offendersi,
tradirsi, raggirarsi, imbrogliarsi, annunciare falsità
insistenti e a suon di fanfare cambiare casacca all'ultimo momento,
insomma tutto all'infuori di lavorare per il bene del paese, cosi che
l'onestà diventa una fata Morgana.
Questo
succede, quando i pretendenti non hanno capito che il gioco non è
altro che scoprire la parte migliore di sé con la quale
meritarsi la salvezza.
Il
saggio non anela a ruoli inadatti allo stato della sua personalità,
quindi si ritira in tempo, gode di quanto ha raggiunto e aspetta di
essere redento.
Come
siamo lontani da questo stadio cognitivo e di coscienza?
Viviamo,
oggi, in una fase della vita che è caratterizzata da una
enorme espansione economica globale che rende tutti incerti sul suo
esito positivo.
I
fautori di questa espansione hanno molto meno da temere, sono i
popoli che vengono usati per i loro scopi e sacrificati in ogni
confronto inevitabile.
Per
il momento il timore di soccombere spinge tutti gli stati coinvolti a
mantenere il passo, così che sono pronti a tutto pur di
rimanere in gioco.
In
fin dei conti si tratta di non perdere l'identità, il
prestigio e il benessere raggiunto, in poche parole il potere sugli
altri.
È
un contesto nel quale l'uomo crede di seguire la volontà degli
Dei da lui creati, quali garanti della continuità del
benessere, del successo.
È
il momento nel quale l'uomo trascura la prudenza, affinché
quanto raggiunto duri il più possibile.
È
la prudenza che gli suggerirebbe di rimanere modesto, umile e
ragionevole, qualità che l'uomo così esaltato da
paragonarsi agli Dei non ha.
È
così che ad ogni fase del benessere segue una crisi grave e
pericolosa per il suo sopravvivere.
È
così che l'uomo si accorge di aver peccato di imprudenza,
presunzione e il suo mondo divinizzato crolla.
Le
tragedie che susseguono lo riportano alla fase iniziale, dove la
prudenza gli detta nuovamente di non fidarsi dei suoi Dei, di
venerare l'ambiente che lo ospita, di evitare speculazioni per un
maggior sviluppo economico e sociale dannoso, di controllare le
nascite, perché tutto ha un limite affinché continui a
esistere.
Il
conflitto attuale concernente il dominio in un paese europeo soggetto
all'influenza di due potenze politiche mette a nudo il pericolo che
l'economia del profitto senza limite rappresenta.
Il
concetto democratico che ogni paese ha il diritto di essere
indipendente si oppone qui agli interessi opposti delle due potenze
coinvolte nel caso.
Un
cedere porterebbe alla perdita del loro influsso politico ed
economico nel mondo.
In
gioco sta qui l'espansione territoriale e conseguentemente
politica-economica di una potenza a spese di un'altra.
Per
il momento si tratta di un minor conflitto alimentato dalla potenza
che tende di più a espandersi e dominare nel mondo, ma
abbastanza sintomatico per il futuro quando la posta in gioco sarà
più grande.
Piccoli
Dei possono cadere senza creare grandi danni, ma la caduta di grandi
Dei porterebbe il mondo alla sua distruzione e a quella dell'uomo che
li ha creati.
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