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  Editoriali  »  Avanti, o popoli, diventiamo maturi per la pace e libertà, di Lorenzo Russo 30/07/2022
 
Avanti, o popoli, diventiamo maturi per la pace e libertà

di Lorenzo Russo



È tempo che i popoli diventino coscienti dei loro compiti che, a mio avviso, sono stati trascurati per ignoranza, negligenza, menefreghismo, per il proprio tornaconto, timore di essere oppressi.

A parte i tempi durante i quali i rivoluzionari hanno reagito con coraggio e determinazione per migliorare la loro condizione sociale, in quanto soggetta a sfruttamenti, imposizioni forzate, condanne e prigionia senza possibilità di replica, noto che ancor oggi i popoli non hanno compreso che i diritti sociali vanno conquistati con azioni “unite“ contro i soprusi delle classi al potere.

Intendo azioni unite nella forma di manifestazioni pacifiche di tale efficacia, da bloccare ogni reazione di forza da parte delle elites.

Quando il passato ci ricorda che le rivolte popolari sono state condotte con l'uso della forza, mi viene da replicare che forza genera soltanto forza nello scorrere del tempo, così che nulla muta.

È qui che mi riferisco al grande Gandhi, uomo di pace, che, con la sua rivolta pacifica, sfidò le truppe armate dell'occupatore e ottenne molto di più di chiunque altro fece uso della forza.

Che poi fu ucciso da un religioso fanatico, non concordante con la sua politica, dimostra che l'ignoranza è ancora padrona della nostra vita, ma la vittima Gandhi rimane esempio perdurante di lungimiranza, insieme ad altri esempi di personaggi che hanno concepito la loro vita come un compito sociale al servizio dell'Umanità.

Sono loro che ci hanno insegnato l'arte di vivere per essere infine redenti, arte basata sulla divulgazione del diritto inalienabile di ogni essere umano alla vita.

In ogni conflitto sono generalmente sempre due o più i contendenti che si confrontano per la supremazia e lo fanno servendosi di un popolo, o di più popoli, motivato/i con promesse e profitti, dando luogo alla sempre valida constatazione delle cause e degli effetti.

La vera rivoluzione deve essere quella intellettuale, educativa, tale da innescare nella coscienza i veri valori della vita, per i quali vale la pena di vivere e sopportare tutto ciò che essa presenta.

Avanti o popoli, quindi, per l'ultima battaglia contro i mali della vita in terra, costi quel che costi, ne vale la pena e le tantissime vittime troveranno la loro giustificazione quando fossero state imposte da una coscienza maturata.

L'effetto sarebbe paragonabile al sacrificio del Cristo sulla croce che accettò il suo destino di essere portatore della verità universale a tutti gli uomini.

Si delinea qui un processo che mette in scacco matto ogni altro dettato dall'ignoranza che è propria della dimensione terrena, per cui posso affermare che vivere questa vita in modo servile ad essa significa sparire con essa quando verrà assorbita dalle altre energie dell'universo.

Mi sa che il tutto sia parte di un piano fondante sul nascere, crescere e infine trasformarsi fino alla realizzazione della composizione voluta da una volontà superiore, per cui potrei affermare che il dado è tratto ed ognuno è causa del suo destino.

Il grado di potenza distruttiva degli armamenti ci impone una condotta di vita più saggia e prudente, direi addirittura visionaria, cioè volta verso il creato, dal quale tutto viene e un giorno ritornerà, affinché la nostra civiltà non scompaia in un attimo senza che noi siamo diventati consapevoli del perché siamo vissuti.

È venuto il tempo di decidere tra l'appartenenza ad un blocco politico di potere terreno o di scegliere l'appartenenza ad un'area, non visibile ma percettibile, dove trovare liberazione e assoluzione.

È tempo di rivedere le tesi e i proclami dei liberatori delle masse dello scorso secolo che hanno causato grandi tragedie umane, tanto che il dopo fu uguale se non peggiore del prima.

Il mondo non è migliorato e i capi del movimento si sono susseguiti e caduti nel terrore da loro stessi creato.

La forza è il nemico del progresso sociale perché è contraria allo sviluppo cognitivo e di coscienza, ma è chiaro che l'uomo non ha scelta, per cui sarebbe meglio per lui sacrificarsi invece che diventare uguale a chi lo ha dominato e sfruttato.

Il capirlo richiede ebbene chiarezza di animo e intenti, consapevolezza della natura dell'uomo e soprattutto di se stesso.

È un compito che richiede intelligenza, coraggio e costanza per una ottimale formazione della propria personalità, affinché le scelte prese siano giuste e concordanti con i fini da realizzare.

È il fine che deve giustificare il mezzo e non il contrario.

Ma adesso mi chiedo, se i popoli siano in grado di comprendere tutto questo, perché mi sa che nulla cambierebbe in meglio, a meno che un nuovo “Messia” ritornasse per convincerci che il controllo dei vizi terreni è l'unica prerogativa per porre fine alla prigionia nella quale ci troviamo ancora.


 
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