Avanti,
o popoli, diventiamo maturi per la pace e libertà
di
Lorenzo Russo
È
tempo che i popoli diventino coscienti dei loro compiti che, a mio
avviso, sono stati trascurati per ignoranza, negligenza,
menefreghismo, per il proprio tornaconto, timore di essere oppressi.
A
parte i tempi durante i quali i rivoluzionari hanno reagito con
coraggio e determinazione per migliorare la loro condizione sociale,
in quanto soggetta a sfruttamenti, imposizioni forzate, condanne e
prigionia senza possibilità di replica, noto che ancor oggi i
popoli non hanno compreso che i diritti sociali vanno conquistati con
azioni “unite“ contro i soprusi delle classi al potere.
Intendo
azioni unite nella forma di manifestazioni pacifiche di tale
efficacia, da bloccare ogni reazione di forza da parte delle elites.
Quando
il passato ci ricorda che le rivolte popolari sono state condotte con
l'uso della forza, mi viene da replicare che forza genera soltanto
forza nello scorrere del tempo, così che nulla muta.
È
qui che mi riferisco al grande Gandhi, uomo di pace, che, con la sua
rivolta pacifica, sfidò le truppe armate dell'occupatore e
ottenne molto di più di chiunque altro fece uso della forza.
Che
poi fu ucciso da un religioso fanatico, non concordante con la sua
politica, dimostra che l'ignoranza è ancora padrona della
nostra vita, ma la vittima Gandhi rimane esempio perdurante di
lungimiranza, insieme ad altri esempi di personaggi che hanno
concepito la loro vita come un compito sociale al servizio
dell'Umanità.
Sono
loro che ci hanno insegnato l'arte di vivere per essere infine
redenti, arte basata sulla divulgazione del diritto inalienabile di
ogni essere umano alla vita.
In
ogni conflitto sono generalmente sempre due o più i
contendenti che si confrontano per la supremazia e lo fanno
servendosi di un popolo, o di più popoli, motivato/i con
promesse e profitti, dando luogo alla sempre valida constatazione
delle cause e degli effetti.
La
vera rivoluzione deve essere quella intellettuale, educativa, tale da
innescare nella coscienza i veri valori della vita, per i quali vale
la pena di vivere e sopportare tutto ciò che essa presenta.
Avanti
o popoli, quindi, per l'ultima battaglia contro i mali della vita
in terra, costi quel che costi, ne vale la pena e le tantissime
vittime troveranno la loro giustificazione quando fossero state
imposte da una coscienza maturata.
L'effetto
sarebbe paragonabile al sacrificio del Cristo sulla croce che accettò
il suo destino di essere portatore della verità universale a
tutti gli uomini.
Si
delinea qui un processo che mette in scacco matto ogni altro dettato
dall'ignoranza che è propria della dimensione terrena, per cui
posso affermare che vivere questa vita in modo servile ad essa
significa sparire con essa quando verrà assorbita dalle altre
energie dell'universo.
Mi
sa che il tutto sia parte di un piano fondante sul nascere, crescere
e infine trasformarsi fino alla realizzazione della composizione
voluta da una volontà superiore, per cui potrei affermare che
il dado è tratto ed ognuno è causa del suo destino.
Il
grado di potenza distruttiva degli armamenti ci impone una condotta
di vita più saggia e prudente, direi addirittura visionaria,
cioè volta verso il creato, dal quale tutto viene e un giorno
ritornerà, affinché
la nostra civiltà non scompaia
in un attimo senza che noi siamo diventati consapevoli
del perché
siamo vissuti.
È
venuto il tempo di decidere tra l'appartenenza ad un blocco politico
di potere terreno o di scegliere l'appartenenza ad un'area, non
visibile ma percettibile, dove trovare liberazione e assoluzione.
È
tempo di rivedere le tesi e i proclami dei liberatori delle masse
dello scorso secolo che hanno causato grandi tragedie umane, tanto
che il dopo fu uguale se non peggiore del prima.
Il
mondo non è migliorato e i capi del movimento si sono
susseguiti e caduti nel terrore da loro stessi creato.
La
forza è il nemico del progresso sociale perché è
contraria allo sviluppo cognitivo e di coscienza, ma è chiaro
che l'uomo non ha scelta, per cui sarebbe meglio per lui sacrificarsi
invece che diventare uguale a chi lo ha dominato e sfruttato.
Il
capirlo richiede ebbene chiarezza di animo e intenti, consapevolezza
della natura dell'uomo e soprattutto di se stesso.
È
un compito che richiede intelligenza, coraggio e costanza per una
ottimale formazione della propria personalità, affinché
le scelte prese siano giuste e concordanti con i fini da realizzare.
È
il fine che deve giustificare il mezzo e non il contrario.
Ma
adesso mi chiedo, se i popoli siano in grado di comprendere tutto
questo, perché mi sa che nulla cambierebbe in meglio, a meno
che un nuovo “Messia” ritornasse per convincerci che il
controllo dei vizi terreni è l'unica prerogativa per porre
fine alla prigionia nella quale ci troviamo ancora.
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