Giovani e
giovani
di Renzo
Montagnoli
Milvia Comastri, scrittrice e poetessa, è anche titolare di un blog
caratterizzato dalla qualità della trattazione di argomenti vari, mai peraltro
di scarso rilievo. Giovedì 28 giugno, con “Eroi” ha affrontato il tema
dell'assenza di punti di riferimento ben precisi e validi per i giovani
d'oggi. C'è stato qualche intervento,
sostanzialmente favorevole all'autrice, ma sono stati molto meno di quanto mi
sarei aspettato.
Il problema
dell'apparente assenza di valori pregnanti è molto serio e merita quindi essere
ampiamente discusso. Comunque, non ne parlerò in questa sede, ma a proposito di
giovani ce n'è uno che ormai è ben conosciuto. Preparato, dinamico,
intraprendente, determinato, colto: questo è il ritratto, in breve, di
Francesco Giubilei, un ragazzo di soli 15 anni (sì, non ho sbagliato a
scrivere: ha quindici anni) che ho ritenuto giusto e opportuno intervistare.
Mi si potrà dire, in relazione alla premessa, che è una mosca bianca, che è un
tipo speciale, ma io invece mi chiedo se siamo noi gli incapaci di suscitare nei
nostri figli, nei nostri nipoti gli interessi per i valori essenziali della
vita, se non abbiamo sempre sbagliato ad intimare loro di imparare solo per
avere un giorno una posizione. Gli errori dei genitori si ripercuotono sui
figli, sempre, e c'è ancora tempo, anche se non molto, per rimediare.
Diamo un esempio
concreto, dimostriamo loro che la famiglia non è un optional, che nella vita si
raccoglie solo ciò che si semina, che l'istruzione non serve solo ad avere un
miglior posto di lavoro (quando si riesce ad averlo…),
ma è importantissima per rendere libero l'individuo. La libertà, questo valore
ormai svilito a frasi retoriche, è il bene più prezioso dell'uomo e la si raggiunge e la si difende solo con la conoscenza. E'
la cultura che rende un uomo libero, non due parole scritte su un dettato
costituzionale; è la cultura che ci fa conoscere identità e realtà
diverse e che ci affratella; è la cultura di cui dobbiamo rendere tutti
partecipi e questo ragazzo di 15 anni non solo l'ha capito, ma la diffusione
del sapere è diventata una sua primaria
necessità.
Ecco a voi
l'intervista.
Allora, Francesco, direi
che sarebbe opportuno iniziare con una tua presentazione. Chi sei, quanti anni
hai ( a questo dato so che molti non crederanno) e quale è la tua sfera di
interessi?
Francesco Giubilei è prima di tutto un
ragazzo di 15 anni.
Abita a Cesena, gioca a calcio in una squadra della città, suona la chitarra
elettrica, frequenta il liceo scientifico, è un grande appassionato di storia
ed ha molti amici.
Fin qui tutto normale.
Francesco però, coltiva da un paio di anni due passioni che non ha più
abbandonato: la lettura e la scrittura.
Si è avvicinato ai libri grazie a Valerio Massimo Manfredi che con "Lo
scudo di Talos" e "L'ultima
legione" è riuscito a convogliare tutti i suoi interessi: la storia,
l'avventura e la scrittura.
A 13 anni, dopo aver inviato delle lettere a dei quotidiani locali e nazionali,
alcune pubblicate e altre no, si è cimentato per la prima volta nella scrittura
di un libro che è stato pubblicato due anni dopo di cui avremo modo di parlare
in seguito.
Dopo aver redatto per due anni il giornalino delle scuole medie ha deciso
(finalmente) di fondare e dirigere un e-magazine "Historica"
che ha raccolto fin da subito buoni consensi nel mondo del web e che annovera
tra i suoi collaboratori alcune prestigiose firme del
panorama culturale italiano.
Ora ha in mente tantissimi progetti e sta scrivendo il suo primo romanzo.
Devi convenire che questi
interessi e soprattutto la determinazione di tradurre in pratica le idee agli
stessi collegati non si riscontrano facilmente, nemmeno fra gli adulti. Da dove
deriva tutta questa vitalità culturale, ma anche manageriale? Mi spiego meglio:
hai già fatto delle scelte precise in
ordine a ciò che farai da adulto e
l'attività attuale è quindi una fase preparatoria, o non ha nulla a che fare
con quello che presumi possa essere il tuo ruolo quando entrerai nel mondo del
lavoro?
Io ho dei piani, dei progetti e delle
scadenze ben precise nella mia vita. Inutile dire che "da grande"
vorrei fare il giornalista e lo scrittore.
Mi chiedi da dove mi deriva tutta questa vitalità culturale, forse è l'ambiente
dove sono cresciuto che è stato per me stimolante. Mio padre, benché faccia tutto un altro lavoro, ha una grande libreria dove ci
sono praticamente tutti i classici della letteratura.
Devo molto ai miei genitori per la mia crescita culturale: mi hanno sempre
aiutato, spronato, hanno sempre compreso le mie esigenze. Anche a mio nonno
devo molto, è stato per me come un maestro fin da quando
ero piccolo ed è stato lui che mi ha trasmesso la passione per la storia.
Ti racconto un aneddoto. Anni fa sfogliando un libro che stava leggendo proprio
mio nonno di Bruno Vespa mi sono imbattuto nella biografia dell'autore
abruzzese e ho letto con grande stupore, che aveva iniziato a collaborare con
un giornale della sua città a 16 anni, e quindi ho capito che era ora di
rimboccarsi le maniche e di iniziare a lavorare seriamente.
Avevo 13 anni.
Certo, ha il sapore di un
aneddoto, ma ti auguro di concretizzare il tuo sogno, senza tuttavia prendere
ad esempio Bruno Vespa o chicchessia, perché l'importante è sempre essere se
stessi. Nella risposta alla prima domanda, hai accennato a un tuo primo libro.
Ce ne vuoi parlare?
Sicuramente, se c'è una cosa che ho
imparato in questi quindici anni è che bisogna essere sempre se stessi ed esprimere le proprie idee senza paura o timore.
Il mio primo libro si intitola "Giovinezza", sottotitolo "Partitura
per mandolino e canto".
E' stato edito quest'anno da "Il
Ponte Vecchio", un editore della mia città.
Come ho già detto l'ho scritto quando avevo 13 anni,
precisamente nell'estate 2004.
Il libro è la raccolta di alcune domande che ho fatto a mio nonno sulla sua
giovinezza vissuta durante il fascismo (da qui il titolo che richiama anche la
canzone fascista).
In realtà Giovinezza è nato quasi per caso. L'idea iniziale era quella di
raccogliere la testimonianza di mio nonno per poterla rileggere in futuro e per
arricchire la mia cultura.
Ho sempre pensato che sia diverso apprendere la storia
dai libri o da chi l'ha realmente vissuta.
Avere la fortuna di avere (passatemi la ripetizione) un nonno appassionato di
storia che ha vissuto la sua giovinezza durante il fascismo che è a tutt'oggi estremamente lucido, è stato per me un modo
diverso e più interessante per apprendere la storia anche attraverso aneddoti
curiosi.
Solo in seguito ho deciso di riordinare gli appunti ed ho pensato: "perché non condividere il mio lavoro con altri"?
Così è nato Giovinezza: le domande con l'aggiunta degli allegati, che sono
documenti trovati a casa di mio nonno che ha gelosamente conservato in
soffitta.
Sei una persona che ha già un considerevole livello di
cultura. Che significato dai a questo termine, spesso abusato o distorto?
Prima di tutto grazie per il complimento.
Questa domanda merita una riflessione.
Come dici giustamente al giorno d'oggi questa parola è
usata in modo errato e questo perché i mass media hanno fatto credere alla
gente che la parola cultura sia sinonimo di noia, monotonia. Inoltre lo
stereotipo del letterato è quello di una persona chiusa in sé
stessa, tutto il giorno ricurva sui libri, insomma un personaggio un po'
sfigato.
Questo mito va sfatato.
Fiere del libro, iniziative, incontri con gli autori nelle spiagge stanno
lentamente infrangendo quel muro che si era formato, o
meglio che era stato costruito da letterati del secolo precedente, con la
gente.
La cultura deve essere accessibile a tutti e non mi stancherò mai di ripetere
che la cultura è di tutti e non solo di uno sparuto gruppo di letterati che si
incontrano in un caffè a discutere di argomenti incomprensibili.
Ci si chiede quale sia il motivo della crisi della
carta stampata.
Semplice, per troppo tempo i giornalisti
si sono isolati cercando di avere il minimo indispensabile di contatti con il
mondo circostante.
Perché i giornali cittadini vendono invece molto? I giornalisti locali stanno
fra la gente, scrivono della gente e soprattutto per la gente.
Oggi in Italia occorre dare un significato diverso alla
cultura, volete la mia definizione, eccola:
"condivisione del proprio sapere con gli altri".
Pensate alla storia: qual è il primo gesto di un dittatore? Sbarazzarsi
dell'elite, dei giornalisti, degli intellettuali, degli scrittori oppure
comprarsi la loro fiducia.
Con la cultura si ha il potere di
mobilitare "il popolo bue" come lo definiva un mio parente pittore
ora morto.
Il dramma più grande è che al giorno d'oggi, anche
grazie a internet, ma anche alle librerie, alle biblioteche presenti in quasi
tutte le città la cultura è accessibile alla gente.
Il problema è che la gente non accede alla cultura per i motivi che spiegavo
prima.
La cultura è come una medicina da somministrare un po' per volta, chissà che
prima o poi non faccia effetto.
Ci puoi fare un quadro delle iniziative che hai avviato su
internet?
Certo.
Da gennaio 2007 curo il blog letterario "Caffè
Storico Letterario" ( http://caffestorico.blog.kataweb.it)
che a giorni raggiungerà le 10.000 visite.
Il blog contiene recensioni, commenti su letture di
vario genere, interviste , riflessioni, articoli di
interesse culturale. All'interno del blog scrivono
anche altri scrittori quali Maria Giovanni Luini,
Gabry Conti, Barbara Gozzi e Sabrina Campolongo.
Il blog lavora in perfetta sinergia con Historica (http://utenti.lycos.it/historica )
l'e-magazine di informazione politico culturale che ho fondato a febbraio e che
vanta al suo attivo tre numeri pubblicati, uno speciale sulla letteratura e due
e-books.
Inoltre è in preparazione il quarto numero ricco di novità anche grazie alla
recente istituzione dei "Responsabili sezione",
veri e propri capo pagina. Autentiche rivoluzioni si prevedono per la pagina
"cinema e spettacolo" e "poetica".
Historica è stato accolto molto bene dalla blogsfera grazie alla sua linea editoriale. Autorevolezza
(collaborano tra gli altri Francesca Mazzucato, Patrizio Pacioni,
Luciano Comida, Ferdinando Pastori.) affiancata a
elasticità mentale ed editoriale con la possibilità a tutti gli autori
esordienti di pubblicare le loro opere scrivendo a infohistorica@libero.it .
Inutile dire che credo tantissimo in questo progetto.
Il futuro? Un'edizione cartacea ben distribuita, un nuovo sito internet, una
fiera del libro, la fondazione di un editore e tante altre iniziative.
A proposito di novità ed iniziative, dal terzo numero, in forma sperimentale, è
possibile acquistare (sotto forma di libro su lulu.com ) l'e-magazine nel
formato cartaceo al prezzo di 5,50 euro (http://www.lulu.com/content/968520
).
Dal quarto numero i due formati, cartaceo e virtuale si
affiancheranno.
Come mai questo passaggio di una
rivista dal virtuale al cartaceo, con tutte le incognite che può avere, legate
anche al costo della copia stampata?
Il passaggio deve ancora avvenire e ci
vorranno circa tre anni.
C'è un lungo iter burocratico per ottenere il passaggio al cartaceo legalmente.
Occorre registrare la rivista al tribunale, trovare un editore, un giornalista
che faccia da direttore responsabile ( o da presta
nome).
Quello di Lulu è solo un espediente e una prova.
Perché passare al cartaceo?
Converrai che leggere una rivista sullo schermo del computer o leggerla sulla
carta stampata sia tutta un'altra cosa.
Io stampo tutti i numeri di Historica sia per
conservarli in archivio che per rileggere tutta la rivista.
La carta stampata per me è una sfida, il mio obbiettivo non è creare la solita
monotona (perché ammettiamolo, la maggior parte delle riviste letterarie sono
monotone) rivista letteraria ma creare un prodotto nuovo con una grafica
accattivante, moderna.
Vorrei fare un magazine culturale più vicino alla gente, che si possa leggere anche sotto l'ombrellone senza abbassare il
livello del prodotto.
Ampio spazio agli esordienti e alla blogsfera.
Inoltre vorrei che Historica diventasse un mensile e
che il suo prezzo si aggirasse attorno ai due euro e cinquanta.
Altro mio obbiettivo sarebbe produrre una rivista in perfetta sinergia con il
web.
La mia non è un'utopia ma un progetto da realizzare anche con l'aiuto dei
lettori.
Progetti
per l'avvenire più prossimo, cioè che cosa hai in cantiere per il periodo successivo
alle ferie?
Meglio chiedere che cos'ho in cantiere
per il periodo feriale perché per me ferie significa soprattutto scrittura,
lettura, giornale e letteratura.
Finite le vacanze estive ho pochissimo tempo da dedicare a queste mie passioni,
rincomincia la scuola, il calcio e tutti gli altri impegni.
A mio giudizio scrivere non è un lavoro ma un divertimento e di solito che cosa
si fa in ferie? Ci si diverte.
In questo periodo sto scrivendo un romanzo che mi è stato chiesto da un editore
sul mondo giovanile, una sorta di anti-Moccia.
Ho concluso la stesura delle prima venticinque pagine, a giorni le invierò
all'editore e se gli piaceranno mi sottoscriverà un contratto editoriale,
incrociamo le dita.
Inoltre sto preparando il quarto numero di Historica.