Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Editoriali  »  La scomparsa di Mario Rigoni Stern 20/06/2008
 

La scomparsa di Mario Rigoni Stern

         di Renzo Montagnoli

 

Il vecchio alpino se n'è andato, stroncato da un male che non perdona, lui che era sopravvissuto alla tragica campagna di Russia e che era anche riuscito a ritornare dai campi di concentramento tedeschi.

Se n'è andato in silenzio con quell'umile fierezza che lo ha sempre caratterizzato e ora, se il suo corpo giace nel cimitero di Asiago, il paese dove è nato ed è sempre vissuto, mi fa piacere credere che la sua anima si sia ricongiunta a quelle di Giuanin, del tenente Sarpi, del soldato Marangoni e di tanti altri che non è riuscito a portare con sé dalle lontane steppe russe.

Chi era Mario Rigoni Stern?

Prima di tutto era un uomo, con la U maiuscola, uno che credeva nella solidarietà e che amava sentirsi un membro della comunità universale, in sintonia perfetta con la natura e in pace con se stesso e con gli altri. Era un personaggio umile, ma di un'umiltà che gli conferiva il dono della grazia, il senso profondo della pietà, virtù rare e proprie solo di pochi uomini.

Per conoscerlo meglio leggete i suoi libri, fra i quali vi indico, avendone scritto le recensioni, Stagioni e Il sergente nella neve, il suo primo romanzo per il quale giustamente è noto.

Era un narratore, ma con l'animo del poeta che trova la sua massima espressione quando parla del ricordo e della natura.

Era un uomo riservato, poco incline alla mondanità, ai circoli letterari, sebbene questo mondo di parole su carta gli abbia tributato tanti onori, fra cui alcuni premi prestigiosi come il Piero Chiara, il Campiello, il Bagutta e il Grinzane Cavour.

Eppure, nonostante le lauree honoris causa conferitegli, era rimasto il sergente maggiore degli Alpini, l'uomo che amava i commilitoni e non odiava il nemico, tanto che nel film dialogo “Ritratti” diretto da Carlo Mazzacurati e da Marco Paolini ebbe a dire:

il momento culminante della mia vita non è quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita".
Addio Mario e grazie per esserci stato e averci illuminato con la tua presenza e con la tua scrittura.

 

 

 

 

 

 
©2006 ArteInsieme, « 014086345 »