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  Editoriali  »  Commemorazioni, di Renzo Montagnoli 31/10/2008
 

                             Commemorazioni

                                        di Renzo Montagnoli

 

 

Per uno strano scherzo del destino il 2 novembre si commemorano i defunti, una specie di rito pagano alimentato dal consumismo, mentre due giorni dopo, il 4 novembre, si celebra l'anniversario della nostra vittoria nella Grande Guerra.

Si potrebbe dire che i morti richiamano i morti, giacché se ci fu un conflitto sanguinoso per i nostri soldati fu proprio quello della prima guerra mondiale, in cui persero la vita circa 650.000 nostri combattenti.

Il bello è che avremmo potuto ottenere gli stessi territori senza una vittima, perché la Germania si impose sull'Austria affinché ci consegnasse Trentino e Friuli a patto che noi non entrassimo in guerra contro di loro.

Ma allora si disse che non si volevano tradire Francia e Inghilterra, a cui da poco ci si era alleati, ben strano ragionamento visto che avevamo appena tradito l'alleanza con la Germania e con l'Austria e che la storia dei Savoia è sempre stata costellata di pugnalate alle spalle.

Il motivo era un altro e cioè che il re nanerottolo voleva anche parte della Croazia, se non tutta, ma non la ebbe, perché gli alleati fecero giustamente pesare la disfatta di Caporetto e i massicci aiuti che prestarono nell'occasione.

Quindi, se il 4 novembre si commemora una simile vittoria, si è doppiamente in malafede, perché:

1)    Visto i precedenti e il motivi della guerra non fu una vittoria a beneficio dell'Italia, ma eventualmente di Vittorio Emanuele;

2)    E' una vittoria mutilata, ma con un significato diverso da quello usato dai fascisti, mutilata perché non la meritammo, nonostante il così alto numero dei caduti, frutto di una miopia strategica quale mai si era vista; ovviamente le colpe dei rovesci erano poi dei soldati e basti pensare che a quelli prigionieri non furono mai recapitati i pacchi inviati tramite la Croce Rossa e questo per ordine del re e di Cadorna che li ritenevano dei vigliacchi.

Resta comunque un fatto e cioè che non possono esistere guerre giuste o ingiuste, vittorie con onore o con disonore, ma che c'é solo una scia di lutti che colpiscono per lo più degli innocenti.

Quando l'uomo cerca di ottenere qualche cosa con la forza, riscopre in sé quella bestialità che secoli di evoluzione non sono riusciti a cancellare, ma quel che è peggio è che chi cerca la guerra lo fa per scopi poco edificanti, nonostante la tronfia retorica, coinvolgendo, loro malgrado, dei terzi ignari e non interessati.

Non ci possono essere motivi tali da mandare degli individui a ucciderne altri, non ci deve essere spazio a gente che antepone il proprio interesse alla convivenza pacifica.

Chi fomenta una guerra e l'avvia, che si chiami Pinco o Pallino, che sia di destra o di sinistra, è un essere ignobile, è un pericolo per l'umanità, è individuo non degno di vivere su questa terra.

Non pensa all'angoscia delle sue vittime, alla paura di intere popolazioni, alle distruzioni che mandano in fumo il lavoro pacifico di secoli; ecco se forse esiste il diavolo, questo sciagurato è il diavolo e non c'è bisogno di andare a scomodare Hitler per trovare simili personaggi, perché esistono anche oggi, gente che spaccia per missioni di pace delle vere e proprie aggressioni.

Forse la guerra è innata nell'uomo, come scrive Massimo Fini, ma la reciproca conoscenza e l'emarginazione di individui che sono al comando, non certo per l'interesse di tutti, renderebbe assai più difficile la nascita di un conflitto.

E' ben strano che ci siano dei giorni per commemorare vittorie, e quindi frutto di guerre, e non ce ne sia uno per onorare la pace.

Invece si ricorda una data frutto dell'inutile sacrificio di tanti uomini, ovviamente con tanto di parata militare per bearsi dell'Italia guerriera, ma se proprio volessimo ogni anno tenere viva la memoria del 4 novembre sarebbe più logico anticipare il tutto al 2 novembre, con una cerimonia semplice, senza armi e senza discorsi; la vedrei senza bandiere sventolanti, anzi con queste a mezz'asta, e con solo un soldato, un trombettiere, che suona il silenzio fuori ordinanza.   

 

 

 
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