Anche la pietà è morta
di Renzo Montagnoli
Questo
articolo è comparso la mattina del 9 c.m. sul mio blog L'armonia delle parole.
La sera dello stesso giorno Eluana
Englaro è spirata e proprio
per questo pensavo di non riproporlo, perché il silenzio è d'obbligo in questi
casi, ma l'ignobile gazzarra esplosa in parlamento, accompagnata da accuse
ingiustificate espresse con violenza, mi ha fatto capire quanto di quel che ho
scritto fosse non contingente, ma purtroppo sempre attuale.
Ecco
il perché
quindi della pubblicazione di questo editoriale.
Ho meditato a lungo prima di scrivere
questa riflessione, chiedendomi soprattutto se avevo titolo per parlare di
certe cose.
Poi, ho pensato che sono parte di
questa umanità, di questo insieme di esseri pulsanti a cui voglio
indistintamente bene, perché miei compagni del non facile viaggio della vita e
allora ho capito che devo parlarne e completare il discorso che ho già
intrapreso con i miei due libri Canti
celtici e Il cerchio infinito.
E' un obbligo ingrato che mi sono
posto, perché so che mi potrò attirare anche delle antipatie, quando
addirittura qualcuno non arriverà a tacciarmi di supponenza. A scanso di
equivoci dico subito che non nutro nessuna pretesa di essere il depositario di
una verità unica e indiscutibile, ma fra tanti clamori, assordanti, storpianti
e i silenzi ancor più numerosi e non meno colpevoli, devo far sentire la mia
voce, non gridando, senza odio, senza rancore, perché la famiglia umana è
quella e dato che ne sono parte ne condivido le poche gioie e i molti dolori, e
pure sono partecipe delle sue colpe.
In questi giorni ovunque si discute, si
litiga, si strilla per la vicenda triste di Eluana Englaro.
C'è chi invoca il diritto, anzi il dovere di restare in vita a ogni costo, e
c'è chi invece reclama la possibilità di chiudere i propri giorni, quando
questi sono senza ore, inermi, inconsapevoli in un letto di dolore da cui non
potrà più rialzarsi.
Personalmente, sono dell'idea che al
centro di ogni decisione, assolutamente individuale, ci sia la dignità
dell'essere umano e pertanto non vedo il perché debba persistere un inutile
accanimento terapeutico quando l'ammalato non lo voglia.
Dunque, ogni decisione al riguardo
spetta solo al soggetto interessato o alla sua famiglia, qualora abbia alla stessa espresso a suo tempo il
desiderio di morire con dignità.
Non possono esistere decreti legge o
decreti legislativi che vadano in contrasto a questa fondamentale libertà
dell'individuo, né del resto possono avere un senso i richiami di una chiesa
che predica la vita eterna e poi chiaramente in contrasto impedisce di
raggiungerla nel migliore dei modi.
Non abbiamo certezze del dopo e per questo
la morte ci spaventa, ma a volte essa è più pietosa delle indicibili sofferenze
provocate da diverse malattie.
L'uomo si sforza con la sua tecnologia
di allungare l'esistenza, ma non arriverà mai a renderla perpetua.
I suoi limiti non sono però solo
scientifici, ma anche morali, a maggior ragione quando pretende di conoscere la
verità assoluta.
Nel momento che impongo a un altro
essere umano come dovrà essere la sua vita, o come nel caso specifico la non
vita, compio l'azione più scellerata, perché mi sostituisco alle leggi
naturali, perché credo di essere Dio.
Del resto, in una società in cui nulla
più è quello che è, ma solo ciò che si vuol far apparire, tutto diventa una
recita di uno stanco copione, in cui l'amore non è affetto, in cui una nascita
non è più emozione, ma frutto
di un atto meccanico, in cui la morte non è più il silenzioso commiato, ma uno
spettacolo, con tanto di applausi al feretro.
Non voglio scendere nei retroscena di
un decreto mancato con il probabile intento di uno scontro istituzionale, non
voglio stigmatizzare il comportamento di uno stato, e anche chiesa, che
pontifica oltre i propri confini, ma mi limito a ricordare a questi
protagonisti che lo squallore di certi atteggiamenti urta e
sconvolge sia il cristiano che l'uomo non religioso, ma che crede ancora nei
valori immutabili di qualsiasi umanità.
La pietà è da tempo morta, ma per una
volta che provino a sapere cosa la stessa significhi e lascino quindi in pace
la famiglia Englaro nel suo
immenso dolore.
Da parte mia, stringo in un ideale
abbraccio Eluana e i suoi
genitori.