Una nuova
rivista culturale: Il filo d'Arianna
a cura di Renzo Montagnoli
In un contesto che vede
nel nostro paese accentuarsi sempre di più il fenomeno della disaffezione alla
lettura e, soprattutto, evidenzia l'incapacità della maggior parte degli
italiani di scrivere e leggere correttamente la loro lingua, la nascita di una
nuova rivista culturale può sembrare un anacronismo.
Eppure c'è chi ci crede,
a partire dall'editore Solfanelli, che comunque penso
sia consapevole dell'azzardo e non a caso ha affidato la direzione della
rivista a Renato Besana, Franco Cardini e Lucio
D'Arcangelo, nominativi tutti che, nelle loro
specificità, sono autorevoli e conosciuti.
Ho avuto l'opportunità di
leggere il primo numero (è un trimestrale) e sono rimasto favorevolmente
colpito, perché l'impronta che è stata data a questo nuovo periodico non è
elitaria, ma nemmeno nazionalpopolare, insomma si è cercato di coinvolgere più
lettori possibili, a patto che abbiano, oltre a un livello culturale nella
media, anche la passione per la letteratura.
Quindi, non ci sono
discorsi riservati esclusivamente agli addetti ai lavori, ma non ci sono
nemmeno banalizzazioni e superficialità, con articoli non solo di interesse
comune, ma anche scritti in modo accessibile per chi ha un livello scolastico
non necessariamente universitario.
Non riporterò la scaletta di tutto il primo
numero, di ben 128 pagine e che si presenta tipograficamente e anche come
formato come un normale libro; mi limiterò, pertanto, a evidenziare di quanto
si parli della nostra incapacità a esprimerci in un italiano corretto, della
nostra sudditanza a vocaboli inglesi, il cui ricorso è sovente del tutto
ingiustificato, della scarsa possibilità di diffusione della lingua italiana
nell'ambito dell'Unione Europea, a conseguenza anche del fatto che nemmeno in
patria la si conosce adeguatamente. A questo problema, veramente notevole, la
rivista dedica più di un articolo (per la precisione ben nove), affrontandolo
in tutte le sue sfaccettature. Altrettanto interessante è il Dossier Borges,
dedicato al grande scrittore argentino e che comprende, fra l'altro,
un'intervista che da sola giustificherebbe l'acquisto del numero. Senza voler
togliere importanza agli altri servizi, fra i quali rammento con piacere quello
su Francesco Petrarca, mi ha colpito quello di linguistica scritto da Lucio
D'Arcangelo e intitolato La foresta dei suoni, con le differenze
caratterizzanti i vari idiomi; è un'autentica scoperta di quali suoni, a
seconda delle lingue, corrisponda per esempio una consonante. Non mancano,
peraltro, racconti e poesie, queste ultime di autori veramente famosi. Il
numero si conclude con un articolo di Alberto Rosselli, giornalista e storico,
conoscitore del mondo turco: Turanismo e Panturanismo, termini che forse non ci sono sconosciuti, ma
che qui vengono esaurientemente spiegati nel loro reale significato.
Quanto costa questa
rivista? Un numero ha un prezzo di 8 Euro, ma l'abbonamento annuale, cioè 4
numeri, in tutto 30 Euro. E' cara? Direi di no, ove si consideri che un libro
di oltre 100 pagine costa minimo 10 Euro, e che poi un
solo volume potrebbe anche non piacere, visto che l'oggetto è unico, ma in una
rivista come questa gli articoli sono tanti e in grado di soddisfare i gusti di
ognuno. E poi, anche se può sembrar retorico, mi piace dire che la cultura non
ha prezzo.
Di seguito riporto
l'intervista a Lucio D'Arcangelo, interpellato appunto per avere maggiori
ragguagli su Il filo d'Arianna.
Intervista
Lucio D'Arcangelo, membro del Comitato direttivo della rivista trimestrale
culturale Il Filo d'Arianna.
Fa sempre piacere veder
sorgere una nuova rivista culturale e perciò prima di tutto auguro buona
fortuna a lei e a Il Filo d'Arianna. La cultura è conoscenza e la conoscenza è
capacità critica, condizioni indispensabili per la conservazione della libertà.
Purtroppo il panorama contemporaneo vede un generale imbarbarimento, con gli
italiani sempre meno attenti alla lettura, oppure disponibili ad accettare
supinamente consigli per gli acquisti di libri troppo spesso
di basso livello. In questo contesto l'uscita di una nuova rivista
culturale diventa un azzardo, perché purtroppo l'editore deve fare la
quadratura dei ricavi con le spese.
Da una prima lettura mi
sembra che abbiate dato un'impronta non elitaria, ma nemmeno populista, al fine
di coinvolgere non solo i tipici addetti ai lavori.
Ci vuol parlare di questa
rivista e dei suoi obiettivi?
Oggi da più parti si lamenta la scarsa attenzione che la classe
dirigente presta alla cultura. Ma non
tutti i mali, veri o presunti, vengono per nuocere. Troppo spesso abbiamo assistito a commistioni
che non hanno fatto bene né alla politica né alla cultura. Non diceva Burkhardt
che Stato e cultura sono potenzialmente nemici?
In ogni caso la cultura non
deve inseguire la politica né tantomeno la TV. Oggi più che mai la cultura deve recuperare
la propria dimensione, che è in interiore homine, e
soprattutto il proprio linguaggio, che non è né quello “specialistico” né
quello mediatico. Tra la cultura accademica, oggi diventata sempre più
asfittica e scolastica, e la cultura ridotta ad “evento” c'è un
spazio che va colmato. In quanto al
resto, una rivista di cultura non può che rivolgersi ad una minoranza. Si tratta soltanto di allargarla il più
possibile, ed è una sfida non soltanto commerciale.
Concordo. Ho notato che
nell'impostazione del primo numero gli argomenti trattati sono opportunamente
diversi (fra l'altro il servizio su Borges, ivi compresa l'intervista, è
veramente di grande interesse). Largo spazio è stato dato alla nostra lingua,
purtroppo in declino non tanto a livello mondiale, ma
proprio come nostro linguaggio comune. Sembrerebbe – e lo è, in effetti – che
l'italiano sia in una fase involutiva e alle varie problematiche sono stati
dedicati diversi articoli. Proseguirà anche nei prossimi numeri questo
richiamo, forte, a riappropriarci del nostro lessico nella purezza della
terminologia, nella precisione della costruzione logica?
Credo che Borges non sia soltanto un grande scrittore, ma anche un
maestro di pensiero, antidogmatico e immune da tutti i vizi del nostro
tempo. Compito di una rivista di cultura
è anche quello di riannodare il rapporto con il passato più o meno recente,
che, schiacciati sull'attualità, rischiamo di dimenticare. In quanto alla lingua certamente continueremo
ad occuparcene, anche perché lo scarso interesse di cui è fatta oggetto, anche
ai livelli più alti, è un indice tutt'altro che trascurabile delle condizioni
in cui versa la nostra cultura. Ogni
numero però avrà un argomento monografico diverso, messo in luce
dall'illustrazione di copertina.
Il Comitato direttivo
della rivista è formato da lei, da Renato Besana e da
Franco Cardini. Ci vuol dire brevemente chi siete?
Renato Besana, giornalista RAI,
editorialista di Libero, è autore per Solfanelli di
“Sconcerto italiano”. Franco Cardini, storico medievista, autore di numerose
opere non soltanto storiche, ma anche narrative, ha ricoperto numerosi
incarichi nelle istituzioni culturali del nostro Paese. Il sottoscritto, linguista di formazione, non
ha escluso dai suoi interessi altri settori quali la letteratura. Giudica il suo libro più attuale “Difesa
dell'italiano” (2001)
Quali sono le modalità
per ricevere un numero della rivista o per abbonarsi?
Ecco tutte le coordinate: Direzione,
Redazione e Amministrazione: Via A. Aceto n. 18 - 66100 Chieti
Tel. 0871 63210 - 0871 561806 - Fax 0871 404798 - Cell. 335 6499393 rivistailfilodarianna.blogspot.com - rivistailfilodarianna@yahoo.it
Per acquisti o abbonamenti: versamenti sul c.c. postale 68903921
oppure IBAN IT35 H076 0115 5000 0006 8903 921 intestati a Gruppo Editoriale
Tabula Fati
La rivista è aperta anche
ad altri collaboratori e, se sì, per quale tipologia di articoli e in che modo
trasmetterli?
Le proposte ossia brevi riassunti (abstract)
degli articoli vanno mandati alla redazione della rivista all'indirizzo e.mail sopra riportato.
Fra gli articoli presenti
nel primo numero ce n'è uno che mi ha confermato quello che già temevo. Mi
riferisco a Il nuovo analfabetismo.
In particolare il semianalfabetismo riscontrato anche a livello di studenti
universitari sembrerebbe dimostrare una progressiva disaffezione per la
lettura, il che implica anche la perdita progressiva delle nozioni scolastiche
di carattere letterario a suo tempo acquisite. E' un problema assolutamente non
marginale e anzi dalle conseguenze devastanti. L'articolo che ho citato è molto
ben fatto, ma credo che siano opportuni ulteriori approfondimenti per spiegare
il fenomeno e per suggerire i rimedi.
Al riguardo, pensa che la
rivista ritornerà in argomento?
Difficile sanare un disastro inziato
negli anni '70 e consolidatosi attraverso le nuove generazioni di insegnanti. I
rimedi che si possono suggerire, ammesso che si abbia la volontà di usarli,
potranno dare i loro effetti solo a lungo termine. Uno di essi, già suggerito da un illustre
italianista, Francesco Bruni, può essere l'insegnamento della lingua scritta,
oggi inesistente nelle scuole e, purtroppo, anche nelle università. Occorre comunque una vigorosa politica di
indirizzo che non lasci soli coloro che vogliono reagire ad una situazione
giudicata da tutti insostenibile. ‘E probabile che torneremo su di argomento
così scottante.
Ho notato la presenza di
alcuni racconti e anche di poesie, queste ultime di autori di notorietà
internazionale. Pensate di dedicare più spazio alla sempre negletta poesia,
magari inserendo i testi pubblicati in un quadro più generale di correnti e magari anche con cenni critici della
personalità artistica dell'autore?
Forse faremo qualcosa in questo senso, ma senza precostituire
giudizi che vanno lasciati al lettore.
Di critica ce n'è fin troppa e tutt'altro che buona. Del resto la poesia, o la bellezza, parla da
sé, a meno che non sia un critico scrittore a parlarne. Ma è una specie ormai estinta.
Ci può anticipare quale
sarà l'argomento monografico del prossimo numero, nonché la data di presumibile
uscita dello stesso?
Il prossimo numerò uscirà entro luglio e l'argomento monografico
sarà “Cristiani e neopagani”. Ma non
posso dire di più.
Grazie e auguri per
questa nuova rivista.