Letture
Mi piace leggere, di tutto. Così
passo dalle raccolte di racconti ai romanzi (noir, gialli, mainstream), senza
dimenticare le numerose sillogi poetiche. Mi interessano anche i saggi, sia
quelli storici sia quelli letterari.
Purtroppo, più leggo più mi rendo
conto di chissà quanti testi interessanti sfuggiranno alle mie attenzioni,
proprio per una questione di tempo, considerate le uscite giornaliere che sono
di numero esorbitante.
Ci sono dei periodi in cui mi
capitano libri che in tutta franchezza non mi piacciono e non sono pochi quelli
che inizio e che mi costringono a fermarmi immancabilmente alla pagina 10,
salvo poi riprenderli in mano e, con notevole sforzo, ingoiare qualche altra
riga, per poi chiudere definitivamente. Succede poi che se mi capita un romanzo
solo discreto questo finisca con l'assumere connotati più elevati proprio per
il precedente periodo di magra. Assai più raramente accade di leggere qualche
opera che, sempre secondo il mio giudizio, sia davvero interessante, ma questo
è nella regola delle cose, perché di scrittori ce ne sono tanti, ma di autori
di valore assai meno.
Tutta questa chiacchierata non è fine
a se stessa e ha un senso preciso: con tanti libri che escono si corre davvero
il rischio di perdere quello buono, e non è detto che sia tale perché nel
catalogo di una grande casa editrice, oppure perché critici, a volte fin troppo
benevoli, ne hanno parlato ai quattro venti. Il rischio è invece proprio più
consistente quando si tratta di piccoli editori che non hanno le possibilità di
portare alla luce, di far emergere l'opera valida. E così si torna al discorso
del cane che si mangia la coda: la grande editoria quasi impone il libro e
l'autore, la piccola spesso non riesce a proporli, con il risultato che la
qualità generale ne risente. Mi direte che ci sono casi di scrittori
sconosciuti che, grazie a un piccolo editore, hanno pubblicato e così sono
stati notati da una delle “major” che poi li ha lanciati definitivamente. Ma
quanti sono questi? Pochissimi e secondo il calcolo delle probabilità di misura
inferiore al potenziale rappresentato dagli sconosciuti, fra i quali in verità
non pochi rimarranno tali non tanto per sfortuna, ma per basso livello
qualitativo.
Come ovviare a questo inconveniente?
E' apparentemente impossibile, perché il mercato ha regole economiche e
finanziarie che per la piccola editoria
sono un capestro.
Sono dell'idea che i piccoli, se si
consorziassero al fine di pervenire a una posizione contrattuale meno debole
con i fornitori e con i distributori, potrebbero far sentire meglio la loro voce
senza perdita di identità.
E in tal caso finirebbero,
inevitabilmente, per fare una scelta più oculata delle opere da pubblicare,
consentendo anche ai lettori di visionare editi di maggior interesse, con un
vantaggio, quindi, reciproco.