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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  La danza del ventre di Fabrizio Corselli 05/10/2006
 
La danza del ventre

 

Ratto è il sonaglio al di là del morbido ventre

fra convulse e indocili redini di un antico serraglio,

 

la cui prigionia finanche infiamma lo scuro volto

di colei che il cuore di pietra e di oro un peplo

presto, libera dal giogo d'un prepotente sultano.

 

Scivola via la spezia orientale sul suo turgido seno,

screziato come rosa maculata, la cui rea fragranza

il proprio sudore miscela ad un laido veleno bianco.

 

Culminano le tremule braccia sul bel fianco distorto

e ancor più ritorte, ella celebra i suoi artigli di ninfa

nello stregare d'ogni uomo le voluttà di porpora

attraverso il disincanto di chi osserva al di sopra

di uno stagno, l'illuso riflesso d'una beltà sfuggente.

 

Si dimena l'addome tra spiragli di digiuni diademi

e altrettanto le minuscole perle dal manto albino,

schiuse come gocce di rugiada tra caldi petali rosa.

 

Giù il velo, e fameliche osano le sue tumide labbra

mentre, molesta, la lingua s'immola a una colonna

di grigio alabastro, il cui fremito, ogni giro di danza

s'adopra nell'estirpar dall'antro saraceno, la serpe

che infetta, si torce e si stringe al suo gravido collo.

 

Muta adesso il respiro e finanche la sua anima inerte

tra archi contorti e volteggi d'intempestiva lusinga

ove incubi, affanni e chimere altrettanto pericolose,

celeri si sciolgono al passar d'un granello di sabbia.

 

Come impaurito e scosso da tanta lubrica ribellione

si quieta l'ombelico al suono di un gong, e riprende

il volto, perché tra oppio e unguenti di Samarcanda

 

solo adesso, si liberi dell'aureo canto di un'odalisca

non più serva, il soave gorgheggio, nell'arte padrona

d'impietrir le altrui membra o gli sguardi incantati.

 

Unico e semplice riscatto, concessole al pari di tigri

ammaestrate, a lungo trattenute con docili catene;

 

poiché nulla può il ruggito dell'ira, se non nutrire ora

il silenzio di quella muta danza che tace entro le mura

della propria esistenza, le paure più nascoste.

 

 

(dall'opera inedita “Shéhérazade”)

 

 

 
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