Schiacciato
in questo cubo
di
Vincenzo D’Alessio
Schiacciato
in questo cubo
di
cemento mi affido alla mente
per
tornare alla vita del cortile
canto
del gallo
dai
vividi uncini, terra
pungente
di amaro nell’acqua
dell’estate.
Mi ritornano gli occhi
segreti
dei nomi, l’aratro
nei
frutti invernali
con
l’emigrante tornato
ai
suoi passi, all’odore
dell’olio
nel rame, alla cenere
del
focolare: si spegneva
la
luce del sole
il
rintocco infrangeva la notte.
La
vita ingannava
l’ardore
della speranza
l’odio
era il cane che a lunga
distanza
fiutava l’odore del pane.
Il
cemento ha battuto le stagioni
rombo
di auto in corsa
furioso
sbando il tempo
nell’ombra.
Da La
valigia del meridionale e altri viaggi (Fara Editore, 2012)
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