Frontiere
d’ombra
di
Donatella Nardin
Porto
la solitudine nei passi,
l’andare
incerto come d’usignolo
alle
nevi carico d’anni ormai.
La
mia casa più non sa spremere
luce
dall’oscurità delle pietre,
né
dipingere sorrisi come quando
mi
fioriva l’estate tra gli occhi
e
sulla bocca laccata di ciliegia.
Mi
scopre inadeguata lo strappo,
altero
e disperato, l’amore mai
mutato
in nutrimento, tacciono
i
baci celati tra le carezze,
quel
senso lieto della vera giovinezza,
s’infila
la notte le sue calze
più
scure tra noi e la parte perduta
di
noi ché la vecchiaia è un vestito
inzuppato
d’abisso, ai lisi boccioli
una
frontiera d’ombra, luce
che
più non agglutina il blu.
Da Rosa
del battito (Fara, 2020)
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