Ai
miei occhi di borghese
di
Giuseppe Carlo Airaghi
In
questa pianura addomesticata,
abituata
a temporali tiepidi,
benedetta
da una pace inquieta
di
cui non so godere,
ai
miei occhi di drammatico borghese
le
incognite del passato spaventano
ancor
più di quelle del futuro
a
cui del resto rivolgo le spalle
mentre
mi affaccio alla ricerca del cielo
dalle
f inestre di un piano terreno
che
non concede orizzonti
ma
ostacoli di cancellate arrugginite,
di
facciate di palazzi ammutoliti,
di
f inestre illuminate
oltre
le quali intuire un mondo domestico
in
cui specchiarmi,
riconoscermi
e
rabbrividire.
Da Quello
che ancora restava da dire (Fara,
2020)
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