Il
fu violinista
(in
un piccolo camposanto nei pressi di Modena)
di
Gianluca Ferrari
Dal
golfo mistico dell’alto loculo
sovrasti
tuo uditorio – morto fra i morti;
per
sempre l’archetto sfiorerà le corde:
dall’incavo
profondo d’Insondabile
quali
note quali accordi ancora cerchi?
Quelli
talmente portentosi
da
germogliare nel marmo?
O
sono suoni che, sirene
d’una
materia non così dissimile,
fanno
fermare di tanto in tanto
qualche
nuvola là in alto?
Come
faranno ad applaudirti gli altri
sempre
gli stessi…
Avrai
nel repertorio una canzone
per
le tre ragazze ventenni
cui
quasi, suonando, scarmigli i capelli?
Possibile
che a così breve distanza
(ormai
potrei toccarti, chiuso nella
ellittica
virtù di solista) il tuo violino strida
alle
mie orecchie nel tetro gargarismo
di
cornacchie sugli alberi di cinta?
Sei
in posa: l’archetto a perpendicolo
sopra
la cassa armonica: così tua lapide
ha
una croce doppia.
Vuol
forse dire che la Musica,
perfino
la divina Musica non può
far
nulla per sottrarvi al luogo
dove
più niente importa?
Da Acquerelli
gotici (edito in proprio, 2020)
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