Gli
occhi dei gigli selvatici
di
Tiziana Monari
Ed
il nonno
l’ombra
che cadeva ogni sera sulla fronte
il
ceppo che scoppiettava nel camino
mi
raccontava del grande inganno
del
carro che arrivava dopo il tramonto
delle
luci che si spegnevano nelle case basse
e
c’erano urla
un
tempo assetato, l’afflato dell’odio
la
furia cieca che calpestava i confini
ed
il nonno che amava la falce ed il martello
mi
raccontava degli occhi pallidi dei gigli selvatici
dell’osceno
grido del cuculo
dei
profili in controluce
dei
prati fioriti dove si compivano eccidi, stupri,violenze
delle
notti insonni, dell’ingiuria del sole
della
neve che cadeva sulle ossa sfinite
ed
ora in questo paese con i briganti nascosti nel cuore
senza
l’azzurro chiaro del cielo
con
i testamenti chiusi in cantina
ricordo
le sue parole che morivano piano dentro al bicchiere del Chianti
e
sento solo il letargo del cuore
l’approdo
di quel nero rapace
in
questa Italia sferzata dai fulmini
tormentata
da un inverno crudele
che
trattiene l’ignoto
e
lentamente annuncia tempesta.
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