L’acqua
che chiude e dischiude
di
Donatella Nardin
Acqua,
luce di carne e cuore,
inestirpabile
nostalgia d’altrove,
forma
mutante e illeggibile detta anche
destino
che caduti ci riconosce
come
caduti fummo nel morso verde
della
mela che ci scavò le guance
di
deriva in deriva.
Acqua,
felicità del non sapere,
nel
profondo più trasparente, piccola
cosa
muta, arresa alle ruggini di ieri,
alla
ferocia dell’oggi.
Acqua,
parola che travolge come
il
bacio a tradimento dato da Oceano
a
Teti indossando un sorriso d’angelo
dove
inizia il dopo.
Acqua,
sorgente fertile, perfetta
di
questo canto imperfetto
che
all’anima giovando, doma l’arsura
e
alle soglie del nostro segreto
per
fame o per amore –
per
mano ci conduce.
Da
Terre d’acqua (Fara, 2017)
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