Il
violinista
di
Tiziana Monari
Ora
che restano solo polvere ed atomi sparsi
e
la bellezza è solo nell’alba
con
l’abito sdrucito
accarezza
un vecchio amore il violinista
un
amante che sa attraversare terre di confine
sulla
rotta di mille chiglie dorate
nell’instabile
infinito del creato
ora
che manca mezz’ora di troppo alla fine dell’attesa
ogni
nota è un passo
una
distanza mai raggiunta
i
diesis portati dalle note che cadono senza rumore
come
fossero neve
i
bemolle che imperlano la fronte
il
seme che fiorisce
in
un lieve saliscendi
lentamente
la musica affonda nella stanza vuota
si
fa sottile, bianca
si
stempera e lenta si disperde
flessuosa
come una luce che nasce dal deserto
bella
come un bacio che preme sul respiro
si
espande su inverni caparbi, primavere renitenti
fino
ad approdare ad una piena estate di sole
attenuando
il dolore
seguendo
l’ansa, lo spazio, la direzione.
Nulla
finisce, o tutto decide di non esserci
il
violinista assume una nuova posizione
gli
occhi arrossati dal rimpianto.
Aspetta.
Fuori
un cane abbaia
qualcuno
si allontana.
Il
violinista adesso è solo.
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