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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Necrosi di un'anima di Fabrizio Corselli 28/02/2006
 

Necrosi di un'anima

 

Adusta e ancor più infetta

attecchisce la corrosa larva

sul mio cuore nero d'infedele poeta,

 

poiché la si osservi stridere

con atempore giacenza ed imperfetto moto

sulle vetuste pareti di uno sbiadito ricordo;

 

e ancor più cade, così lasciva,

del nudo e tenue sangue istoriato,

tra le propaggini del vuoto

e del più recondito disio di comune uomo,

al quale il dente e la morsa della fame,

strapparono un lembo di frivola speranza.

 

Consunte cadono le croste

dalla volontà del proprio corpo,

per saggiarne a poco a poco l'ostentato banchetto

al di sotto di una livida  e maculata pelle

ove danzano anoressici gli appetiti

di singulta ed agitata tensione.

 

S'impossessa la malattia della tua carne

dalla quale s'effondono sentenze e gemiti,

rigurgiti ed autunnali umori come la brezza

al pari di colei che per sorte contraria

le ginocchia frantuma sul peplo di fede indigesta.

 

Così diverge l'abisso di quel peccato solingo

verso le ritorte fiamme dei tuoi occhi,

ove il riflesso vidi di un oggetto proibito;

 

Annientata e divelta con barbara rabbia

dal sottile taglio di un cordone reciso

la tua anima, adesso, con immole presenza,

mentre le cacci in gola il dito di percosso decreto,

sputa ed ingoia, ingoia e rigetta

il fluido riverbero legato alla fedeltà del sangue

come vermiglio drappeggio

asservito alla volontà del vacuo

e dell'inutile sapore della propria esistenza.

 

La necrosi di un'altra vita artistica

che in me, morente non ravviso,

si consuma e si flette, a volte,

come purpureo rubino dai mille volti

che si frantuma al riflesso del proprio nome.

 

Dimentica ciò che sei, ancor più ciò che fai

e il valore di tale pietra miliare,

 

fa che io v'immerga, miope,

l'ultimo e lacero tessuto di un pensiero fecondo,

 

poiché sangue, siero, lacrime e morte,

si mescolano all'alba di un'ansante agonia,

per poi chiudere delle stagioni il meritato ciclo.

 

Così, di codesta anima ne rimangono solo i lembi

come stracci appesi al filo del proprio destino,

finché percossi dal taglio della mia penna

di umile e giovane scrittore.

 

 

 
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