Don
Pino
di
Tiziana Monari
a
Pino Puglisi
Ed
in questo tempo di neve
grembo
d´attesa di nuove primavere
la
sento la pioggia che cade sulle foglie morte
così
che i morti ricordino il sole
lo
sento il respiro che inciampa
il
silenzio che perde peso
la
pausa che copre l´assenza
ho
cura dei naufraghi,di quelli con gli occhi di lucciola
insicuri
sul loro erigersi sbilenchi
dei
sogni di chi non ha passato
di
quelli che cercano l´isola dei Feaci
ed
hanno la malinconia del mare
Qui
a Brancaccio
con
la mia fede vagabonda figlia dell´indugio
le
ho amate quelle anime lente con l´addio sulle guance
la
polvere sulla giacca di fustagno
il
cuore semi spento che sanguinava
gli
ho insegnato a suonare le campane della chiesa
ad
amare la regina del cielo, i campi di grano, l´olio ed il pane
ad
ignorare uomini dai vestiti scuri e scarpe lucide
e
le ho viste le rose chinate
il
fiore di menta sulla terra
il
cenno muto della morte che li accerchiava.
E
ho sentito nel cuore la mia condanna senza appello
il
glicine che si chinava sui pergolati
una
pace lontana
mentre
dentro di me sbocciava l´eternità
nel
coraggio in cui s´ingegna la memoria
ora
che sono il vento più alto
ed
il mio volto sarà per sempre nel tempo dei giusti.