La
Città e il Poeta
di
Daniela Raimondi
¡Oh
salvaje Norteamérica!
¡Oh
impudica! ¡Oh
salvaje!
(Federico
Garcia Lorca)
Al
mattino ti svegliava un lamento di aeroplani,
il
respiro moribondo dei passeri.
Un
blues moriva dentro la prima luce,
puro
e doloroso come il latte di una puerpera.
Ricordi,
Federico,
la
luce bianca nelle sotterranee,
gli
spilli piantati negli occhi delle bambole,
e
il jazz dei re di Harlem?
Le
donne avevano morfina nelle vene.
Ogni
notte New York sollevava la sottana,
spaventava
il cielo
con
la sua grande vagina dentata.
Era
dicembre,
sul
ponte di Brooklyn i tuoi occhi erano ciechi
ma
tu sognavi gli oleandri
nella
Huerta de San Vincente,
l´orina
luminosa delle bambine
sulla
calce di Fuente Vaqueros.
I
fiumi esistevano anche in America,
ed
esistevano gli occhi elettrici dei gatti,
l´acqua
scura dei porti,
il
cuore bianco degli uragani.
Dio
guardava il mondo
dalle
guglie più alte dei grattacieli,
respirava
l´odore di spezie e girasoli
che
i negri lasciavano per strada.
L´America
rideva con denti di diamante,
seguiva
a occhi chiusi
il
sibilo osceno dei serpenti.
Ricordi,
Federico?
Guardavi
le donne del Bronx
coltivare
l´albero del pepe sui davanzali,
crescere
piccoli feti in vasi di terracotta.
La
città sanguinava sotto la rovina dei cieli.
Sanguinavano
i cervi impazziti delle periferie,
la
testa tagliata di un cavallo bianco.
Sanguinava
la notte
in
un delirio di astri e di comete.
Era
inverno.
Sull´acqua
fiorivano i corpi degli annegati,
i
tori sognavano stesi sul cemento.
Era
inverno.
La
negra avanzava con piedi di cenere.
Era
bellissima. Sacra.
Sui
seni le brillava un artiglio.
Ogni
notte un uomo moriva,
la
testa interrata tra le sue gambe sepolcro.
Lei
chiudeva gli occhi sotto la pioggia.
Fumava,
poi
si dipingeva le labbra di rosso.
Il
mare intanto graffiava le rocce.
Non
smetteva di muoversi,
mai
smetteva di muoversi.
Da I
fuochi di Manikárnica - America - Emigranti- (puntoacapo,
2020)