Bologna
dei tossici
di
Gianluca Ferrari
Perfino
i ratti hanno ribrezzo a
correre
per questi capannoni;
ovunque,
al pavimento, caos
di
rotto universo e l´anima
vitale,
l´impulso che pare unire
tutto
è cemento, grigio e scabro
cemento.
Forse qui vengono a farsi
perché
gli squarci nel tetto
fanno
sembrare il firmamento
qualcosa
di più umano;
la
stella è un fornelletto dall´odore
acre,
ciascun da sé si mette in croce:
le
stimmate nel braccio gli occhi
persi
nei barlumi acuminati
(corona
di spine!). Luogo lontano
dalle
risate rosse dei porticati
che
come pingue fuoco
riscaldano
la vita; qui scende
nelle
vene la solitudine dei grandi
viali
che l´ago - esile palma d´acciaio
riduce
ad oasi per un poco.
Un
cancro rode ogni oggetto
che
qui dentro giace, turbine di buco
nero
atterraggio sullo spicchio atroce
della
luna. Là gli scampoli
d´un
divano circondato da frantumi
isole
di vetro; poco più oltre
Via
Lattea di burazzi
punteggiata
da sconce strisce
che
tormentano già fragili pareti.
Grumi
di calcinacci dicono di esistenze
che
un giorno forse hanno brillato
pure
loro. Dicono che qui
vengono
a spegnersi comete.
Da Acquerelli
gotici (edito in proprio, 2020)