DE RERUM NATURAE
di Natàlia
Castaldi
Non mi inginocchio davanti ad
altari
rivestiti di tele e
ricami
offerte di fedeli
a purificare
di bianco candore
di sete e
damaschi e ori
peccati terreni
misfatti
e umane
meschinità.
Non sciolgo sulla mia amara
lingua
ostie come carni
divine
e non
rinchiudo in portafogli
tra denari e
scontrini
nòccioli di dattero come propizio
feticcio
per prospero
domani
né santini
dalle mani insanguinate
di stimmate e
dolori
per garantirmi
la fede
ed alzarmi
domani.
Templi e pagani riti reiterati
in riscritte
vesti
a
giustificare poteri
e
contrabbandi di menti
con aldilà e
timore di Dio
che
imperfezione naturale
d'animale
genere ha voluto
a pascolare
in gregge
di iene a
divorare la carne del più debole
che soggiace
per malefica invenzione
del male al di
fuori di creazione.
Mi inginocchio davanti a me
stessa,
alla mia
meschina natura nella Natura
ed essa prego
che non infierisca
davanti allo scuotere delle
onde sulla battigia
ed alle
creazioni di umana creatura
in sua
potenza d'arte.
Alla mente spaccata tra
bestiale istinto
e razionale
evoluzione
rivolgo disperato
pianto e preghiera
che abbia pietà
dei cuccioli
d'uomo
e non
inchiodi alle croci
armando innocenti
come cani
affamati per il combattimento
e galli
bendati
da mani
crudeli per ludibrio di scommessa
e due monete
d'oro in tasca.