Un mondo a parte
di Armando Salvatore Santoro
Siamo in tutto cinque figli
oltre ai nostri genitori,
le risorse inesistenti
messe insieme non si giunge
manco al quindici del mese.
Ho deciso d'emigrare,
per cambiar la sorte mia,
di mio padre e di mia madre
e dei miei congiunti tutti.
Per tentare d'arrivare
alla fine d'ogni mese
la mia terra lascerò,
andrò via dai miei parenti.
Poi, lo so, m'integrerò,
diverrò settentrionale
parlerò una lingua nuova
il mio gergo scorderò.
Scorderò usi e costumi,
canterò in piemontese,
forse veneto o lombardo,
del dialetto calabrese
poco o nulla serberò.
Ma dal cuore la mia terra
non potrò mai cancellare,
col passar degli anni, so,
che i ricordi saliranno,
strozzeranno cuore e mente
e gli affetti torneranno,
i rimpianti per gli amici
per le cose del passato
sempre a galla saliranno.
E guardando questo mondo,
senza gioia, ne valori,
senza più quell'amicizia,
quegli affetti ormai finiti,
con i padri abbandonati
e le madri negli ospizi,
mi faranno ricordare
la miseria un dì lasciata,
la miseria ritrovata
dentro il cuore inaridito
senza più speranza alcuna
di tornare alle radici
ormai povere d'amore
di cui sol resta il rimpianto
d'aver perso tutto e quanto.
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