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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  De Viris illustribus, di Mela Mondì 24/05/2008
 

De Viris illustribus

di Mela Mondì

 

De Viris illustribus

Chiusi nelle sottigliezze

del pensiero debole

di punti forti

soggettivamente trovati

interpretano teologie

di un tempo

in cui avevano in sé una ragione.

Decostruiscono pensieri sedimentati

riapparsi in schiavitù nuove

oggi.

in connessioni complesse.

Idee del disordine passato

ordinate in un presente inesistente

congelate in un futuro tribale.

Caos

affidato a linguaggi informatici

cirneschi alla caccia

tra il vuoto ed il nulla

carborundo rivelatore

di un cervello che ha delegato

all'organizzazione

il diritto a vivere.

-De Viris illustribus

tribù di predatori

in transumanza

lirici

realistici

pragmatici

pop

fabbricatori di alienazioni

che cercano sensi d'amore

universali.

Illuministi del cuore

adottati dal proprio tempo

per una immediata politica globale

incapaci di guarire

il personale narcisismo.

 

Andiamo

in marcia con bandiere bianche

macchiate di stragi

verso un luogo che luogo non è

dove montagne

alberi

quaglie

e l'armonia della risacca

non risuona nell'involucro

del mio corpo

smarrito nel tempo che tempo non è.

 

-Intanto vedo “L'uomo che fu Giovedì”

Che è Giovedì,

con il suo amico

divide il terrore di cose tenebrose

intrecci

sostituzioni

travestimenti

la Uno bianca”

 

Anarchia di situazioni

tradimenti

che mai si conciliano

con la Verità.

 

-Incontro il “Trombettiere di Saekkingen

rude figlio della montagna

dalle guance paffute

nato a Roma

in una sala di convegni

dove prendere decisioni

in una notte di carnevale.

Così festeggio anch'io il carnevale

con lacrime di cera

al calore dello scirocco

nel deserto del cuore

tra folla anonima.

 

-Misterioso personaggio

“L'uomo che corruppe Hadleyburg

vendicativo

di falso lino la sostanza morale.

Monete di piombo dorato

la comune condanna

nel villaggio globale.

 

-Raccoglie in sintesi

l'esperienza

“ L'uomo al punto”.

Amare rivelazioni

i vizi

che lo tradirono nella volontà.

Teme tremante la condanna che verrà.

Corrono in aiuto le Nazioni

per testimoniare la loro solidarietà.

 

Nel silenzio dell'inghippo

lui

affannato

mostra quel segno

J

Scritto nel solco profondo della mano,

le unghia spezzate

con cui dal suolo maledetto 

trasse il pane benedetto

così come gli era stato comandato.

Lui

Dall'alto finalmente tuona

“per queste mani

dalla fatica lacerate

o figlio

delle mie viscere spezzate

in quel giorno che da me sarai

i tuoi errori ti condonerò”.

 

-O Majakovskij

torna la schiera

dei banchieri e dei potenti

ma la mia lingua muta

cerca la fonte della vita

dove tu hai cantato supplice

la noia.

 

Intanto

“L'uomo che incontrò se stesso”

per vite cadrà

nel labirinto degli stessi vizi.

 

Tentazioni

dolori

errori

esperienze

a nulla valgono

per un celtiboro

che non vede la storia mentre gli passa

accanto.

 

 

-“L'uomo che fu giovedì”dal romanzo di G.K.Chesterton.”Una storia di spionaggio”.

-“Il trombettiere di Saekkingen”poemetto in versi eroico-comico di J.V.Scheffel.

-“L'uomo che corruppe Hadleyburg” titolo di un racconto di Mark Twain.

-“L'uomo al punto”opera di Daniello Bertoldi 1667

-“L'uomo che incontrò se stesso” opera di Luigi Antonelli (1882-1942)

 

Dall'Antologia di Poeti Siciliani e non “Rosa fresca aulentissima”dalla collana “Le Naiadi” di Cristina Casamento--Francesco Federico Editore Anno 1999

 

 
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