De Viris
illustribus
di Mela Mondì
De Viris illustribus
Chiusi nelle sottigliezze
del pensiero debole
di punti forti
soggettivamente trovati
interpretano teologie
di un tempo
in cui avevano in sé una ragione.
Decostruiscono pensieri sedimentati
riapparsi in schiavitù nuove
oggi.
in connessioni complesse.
Idee del disordine passato
ordinate in un presente inesistente
congelate in un futuro tribale.
Caos
affidato a linguaggi informatici
cirneschi alla
caccia
tra il vuoto ed il nulla
carborundo rivelatore
di un cervello che ha delegato
all'organizzazione
il diritto a vivere.
-De Viris illustribus
tribù di predatori
in transumanza
lirici
realistici
pragmatici
pop
fabbricatori di alienazioni
che cercano sensi d'amore
universali.
Illuministi del cuore
adottati dal proprio tempo
per una immediata politica globale
incapaci di guarire
il personale narcisismo.
Andiamo
in marcia con bandiere bianche
macchiate di stragi
verso un luogo che luogo non è
dove montagne
alberi
quaglie
e l'armonia della risacca
non risuona nell'involucro
del mio corpo
smarrito nel tempo che tempo non è.
-Intanto vedo “L'uomo
che fu Giovedì”
Che è Giovedì,
con il suo amico
divide il terrore di cose tenebrose
intrecci
sostituzioni
travestimenti
“la Uno bianca”
Anarchia di situazioni
tradimenti
che mai si conciliano
con la Verità.
-Incontro il “Trombettiere di Saekkingen”
rude figlio della montagna
dalle guance paffute
nato a Roma
in una sala di convegni
dove prendere decisioni
in una notte di carnevale.
Così festeggio anch'io il carnevale
con lacrime di cera
al calore dello scirocco
nel deserto del cuore
tra folla anonima.
-Misterioso personaggio
“L'uomo che corruppe Hadleyburg”
vendicativo
di falso lino la sostanza morale.
Monete di piombo dorato
la comune condanna
nel villaggio globale.
-Raccoglie in sintesi
l'esperienza
“ L'uomo al punto”.
Amare rivelazioni
i vizi
che lo tradirono nella volontà.
Teme tremante la condanna che verrà.
Corrono in aiuto le Nazioni
per testimoniare la loro solidarietà.
Nel silenzio dell'inghippo
lui
affannato
mostra quel segno
J
Scritto nel solco profondo della mano,
le unghia spezzate
con cui dal suolo maledetto
trasse il pane benedetto
così come gli era stato comandato.
Lui
Dall'alto finalmente tuona
“per queste mani
dalla fatica lacerate
o figlio
delle mie viscere spezzate
in quel giorno che da me sarai
i tuoi errori ti condonerò”.
-O
Majakovskij
torna la schiera
dei banchieri e dei potenti
ma la mia lingua muta
cerca la fonte della vita
là
dove tu hai cantato supplice
la noia.
Intanto
“L'uomo che incontrò se stesso”
per vite cadrà
nel labirinto degli stessi vizi.
Tentazioni
dolori
errori
esperienze
a nulla valgono
per un celtiboro
che non vede la storia mentre gli passa
accanto.
-“L'uomo che fu giovedì”dal
romanzo di G.K.Chesterton.”Una storia di spionaggio”.
-“Il trombettiere di Saekkingen”poemetto in versi eroico-comico
di J.V.Scheffel.
-“L'uomo che corruppe Hadleyburg” titolo di un racconto di Mark Twain.
-“L'uomo al punto”opera di Daniello
Bertoldi 1667
-“L'uomo che incontrò se stesso”
opera di Luigi Antonelli (1882-1942)
Dall'Antologia di Poeti
Siciliani e non “Rosa fresca aulentissima”dalla collana “Le Naiadi” di Cristina
Casamento--Francesco Federico Editore Anno 1999