Montereggio
di Armando Salvatore Santoro
Il mio pensiero ondeggia,
placido lo sguardo si distende
dopo l'ultimo calice gustato
ed assaporo l'agro dolce-amaro
dell'asprigno elisir
che nella gola ancor lieto ristagna
e dentro il petto voluttuoso sfuma.
Dolci declivi, colli maremmani
colorati dal verde dei vigneti,
la mente insegue
ed al grappolo turgido m'aggrappo.
Stringe la mano
e il dolce liquore dalla stretta sprizza
come sangue vivido che scorre,
sul palmo saettando scivola
e l'avambraccio di rosso intenso tinge.
Goloso lecco le solitarie gocce,
dolciastre, d'un profumo intenso,
che pigre adesso attendono l'autunno
per fermentare di nuovo nelle botti
e l'aspro odor per la campagna vola
di borgo in borgo, soave si diffonde
e le palpebre scendono spossate,
al sonno lieve abbandonano gli sguardi,
mentre la mente libera e serena
ogni pensier malvagio già abbandona
e dall'animo lentamente sfuma
tutta l'angoscia nera
che l'opprime.
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