Vita
agreste
di Salvatore Armando Santoro
Brusio di pioppi udivo per la strada,
l'eco empiva la mente mia innocente
lontano, tra le canne e l'erba rada,
lieve giungeva il frullo del torrente.
Rumor di croste, di biada dolciastra
giungeva dalle poste nella stalla
il mulo l'unghia batteva sulla lastra
la mucca il fieno sfilava dalla balla.
Dai fossi, l'odor acre dei pozzi
per la campagna greve s'aggirava
la fune girava sopra i mozzi
e l'acqua fresca la gola dissetava
al contadin, che gią sognava il desco
ed il sorriso e l'urla dei bambini,
una minestra con del pane fresco
ed un breve riposo sui cuscini.
Ombre furtive il sole ricamava,
che tra le nubi penetrava a tratti,
e gią il baco spumava la sua bava
e la pupa di seta arrotolava a scatti
tra i rami secchi, brucando le foglie
fresche dei gelsi appena sparpagliate
dall'accorta esperienza della moglie
a queste vecchie mansioni dedicate.
Ecco un mondo antico ritrovato
e le giornate che non sapeano
feste,
ecco il pane duramente guadagnato
con la fatica della vita agreste.
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