Il pendolo
di Salvatore Scollo
I momenti
sillabati dal pendolo
nella casa del nonno, a Chiaramonte,
supponevo di non considerarli –
il tempo mio mi attendeva fuori,
in strada, spingendomi a seguirlo
diretto a una reggia pavesata
con svolazzanti le bandiere a festa.
Ora che la
cadenza non s'adopera
a fare proposte, sedendo stanca
nella stanza, da solo mi consiglio
di contare il periodo che rimane.
Niente potrà
distrarmi, senza il pendolo.
Le parole
saranno forse vaghe
ma i numeri, esatti, no non mentono.
Al segnale orario,
incollato
avanti la TV, orologio
in mano,
pianifico l'uscita mattutina.
Niente di
meglio dell'ora esatta
che accompagni, sincrona nel verso,
lungo lo scorrere del giorno
detto nuovo, pure senza novità.
Raggirati
dal tempo virtuale
ci tuffiamo nel disastro da altri
pilotato, sbirciando sovente il
polso, temendo d'essere scartati.
Il giorno,
leggero se ne controlli
l'ora, s'avvia al tramonto, dichiara
che il passato non andrà perduto.