poesia in cerca di titolo
di Elia Belculfinè
Detesto i fiori | di plastica, così:
la maggior parte della gente. Consento i fiori in vaso
che gettino radici. Fumo Chesterfield rosse,
disprezzo
le sigarette, i fumatori - li sopporto.
Al contrario, amo le cose che non ho.
E che forse non avrò mai. | Quante ne
ho, ahimè, o magari: fortuna? […]
Oggi, 10 maggio, è
giorno di tiepida | estate - c'è poco da fare gli esperti:
vivi con me questo sole di lino, la pelle.
Non domandarmi chi
sono. | Chi sei: la domanda più difficile del mondo.
Che ribattere che valga un assenso almeno | un diniego?
Per cui fermarsi e maledire, cercare voci - genesi di
ceneri e pietra - poco che avanzi
per il rito della strada.
Così stringo i lacci delle ore.
E tu con occhi di faville resti
ferma - sei un lago - e invece dentro ti rivolta
il desiderio, il sogno ferino - e io so che sei un mare
in largo
umore di tempesta. Io meno che naufrago, che non potrei
annegare: dopo l''amore mi hai lasciato pinne
e luci | di
pesce pagliaccio.
E mi sono indifferenti 9 tramonti su 10,
per proprietà transitiva, in stessa misura, i cieli a
sera
fotografati. Meglio il buco fitto di ragnatela, meglio un sasso
che rotola | e lo vediamo immobile, ma
è moto quasi continuo, e lo sappiamo noi.
Tutto scorre: anche le facce nei ritratti le
abbiamo viste invecchiare | incurvare le schiene di chi portava
cesti. | Siamo deperibili: dura scoprirlo oggi
che | l'infinito
è talmente
piccolo | da somigliare a dio.