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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  A Rita Atria, di Mara Faggioli 11/06/2009
 

      A Rita Atria

di Mara Faggioli

 

Erano pochi  i tuoi anni

ma immenso il tuo coraggio,

 

piccola, grande Rita,

 

circondati  dal buio

nascevano   i tuoi giorni

eppure,  indomita,

                      sognavi la luce.

 

Per un  mondo più onesto

senza soprusi né ingiustizie

contro tutti

                     hai lottato

ma tutti  ti hanno abbandonata,

perfino tua  madre  ti ha rinnegata!

 

Soltanto  Paolo (*)   accanto a te,

grande albero  a  darti riparo,

soltanto  Paolo,  unica tua  forza, 

unica  tua speranza

ma  solo  un istante bastò

per farlo  crollare.

 

Le tenebre  precipitarono

                                così

sul luminoso sole di Sicilia

anche il  tuo cielo

divenne cupo  e buio,

 

piccola,  grande  Rita,

 

la luce cercasti,

                   allora,

nel tuo celeste

                        volo d'angelo.

 

 

(*) Paolo Borsellino

 

 

 

 

 

 

Rita Atria  

(articolo pubblicato sulla rivista d'arte  “Pegaso” ottobre  2007)

 

       A quindici anni dalla morte di Rita Atria,  avvenuta il 26 luglio 1992,  è doveroso ricordarla e, soprattutto,  sottolineare  il coraggio di questa ragazzina di 17 anni impegnata a lottare contro la mafia.   

     Rita, pur essendo  cresciuta in una famiglia mafiosa, scelse  la strada della giustizia decidendo di  rompere la rete di omertà  che teneva  tutti impigliati e  di vendicare il padre ed il fratello uccisi dai boss mafiosi collaborando con la giustizia, anche se tutto  questo, alla fine,  le costerà  la vita facendola diventare  un'altra delle tante vittime  di Cosa Nostra.

      Nata a Partanna  in provincia di  Trapani  il 4 settembre 1974, ha soltanto undici anni quando nel 1985 suo padre, Vito Atria, viene assassinato in una faida mafiosa ed il  24 giugno 1991, quando ne ha quasi diciassette,  anche il fratello Nicola viene ucciso dai boss mafiosi.

     La cognata Piera Aiello, dopo l'uccisione del marito Nicola, collabora con la giustizia e le sue deposizioni permettono di avviare indagini  che si concludono  anche con alcuni  arresti.   Ovviamente, Piera è costretta a lasciare Partanna e viene trasferita in una località segreta.       

     Dopo le dichiarazioni della cognata  per  Rita  iniziano giorni durissimi  in qualità di  “parente di una collaboratrice di giustizia” in  un paese che non perdona tale  “infamia”  ed anche il fidanzato, Calogero Cascio,  l'abbandona  per tale motivo.

      Ma  Rita con il suo cuore puro, sogna un mondo migliore in cui possa trionfare la giustizia, senza  soprusi e violenza, dove la mafia  sia definitivamente sconfitta e cancellata  ed affida questi pensieri al suo diario  non avendo più nessuno con cui confidarsi. 

    Intanto,  dopo la morte del fratello,  inizia a maturare in lei il desiderio di rivolgersi alla  giustizia e, nonostante le minacce della madre, che poi  la ripudierà per aver   “tradito  l'onore della  famiglia”,   una mattina di novembre del 1991, con una forza straordinaria per una ragazzina della sua età,  prende la decisione  di vendicare l'assassinio del padre e del fratello rivolgendosi alle autorità competenti  e  denunciando  il sistema mafioso, facendo nomi e  raccontando “fatti” e “misfatti” delle cosche mafiose.

  Il giudice Paolo Borsellino, per sottrarre Rita alle vendette della mafia, la  protegge e la sostiene portandola al sicuro in un appartamento a Roma e  ne diventa come un padre  rappresentando  l'unico riferimento educativo  e l'unica persona  in grado di darle sicurezza  e affetto dopo   le minacce  di morte della madre che non le perdonerà mai di essere diventata  “ testimone di giustizia”.

    L'aiuto  di Borsellino, quindi, diventa determinante per Rita in questa sua difficile scelta,  in considerazione anche della sua giovane età. 

     Ma il 23 maggio 1992 con la strage di Capaci viene ucciso Giovanni Falcone ed il 19 luglio dello stesso anno,  con la strage di via D'Amelio, muore  anche Paolo Borsellino.

     Per la piccola, grande,  Rita Atria  è la fine perché i due magistrati rappresentano per lei   il simbolo della lotta alla mafia.

    Soprattutto la morte del giudice “buono” Borsellino  fa cadere  Rita nella totale angoscia  e  disperazione. Senza di lui Rita non può più vivere, soltanto Borsellino le dava sicurezza,  protezione e fiducia.

     Rita è consapevole di non avere più possibilità di salvezza e per sfuggire alla vendetta di Cosa Nostra,  il 26 luglio, dopo soltanto una settimana dalla morte di Paolo Borsellino, si toglie la vita gettandosi  dal balcone dell'appartamento in cui   viveva rifugiata.

Mara Faggioli

Luglio 2007

 

 

 

 
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