A Rita Atria
di Mara
Faggioli
Erano pochi i tuoi anni
ma immenso il tuo coraggio,
piccola, grande Rita,
circondati dal buio
nascevano i tuoi giorni
eppure, indomita,
sognavi la luce.
Per un mondo più onesto
senza soprusi né ingiustizie
contro tutti
hai lottato
ma tutti ti hanno abbandonata,
perfino tua madre ti ha rinnegata!
Soltanto Paolo (*) accanto
a te,
grande albero a darti riparo,
soltanto Paolo, unica tua
forza,
unica tua speranza
ma solo un istante bastò
per farlo crollare.
Le tenebre precipitarono
così
sul luminoso sole di Sicilia
anche il tuo cielo
divenne cupo e buio,
piccola, grande Rita,
la luce cercasti,
allora,
nel tuo celeste
volo d'angelo.
(*) Paolo Borsellino
Rita Atria
(articolo
pubblicato sulla rivista d'arte “Pegaso”
ottobre 2007)
A quindici anni dalla morte di Rita Atria,
avvenuta il 26 luglio 1992,
è doveroso ricordarla e, soprattutto, sottolineare il coraggio di questa ragazzina di 17 anni
impegnata a lottare contro la mafia.
Rita, pur essendo cresciuta in una famiglia mafiosa, scelse
la strada della giustizia decidendo di rompere la rete di omertà che teneva tutti impigliati e di vendicare il padre ed il fratello uccisi dai
boss mafiosi collaborando con la giustizia, anche se
tutto questo, alla fine, le costerà la vita facendola diventare un'altra delle tante vittime di Cosa Nostra.
Nata a Partanna in provincia di Trapani il 4 settembre 1974, ha soltanto undici
anni quando nel 1985 suo padre, Vito Atria, viene assassinato
in una faida mafiosa ed il 24 giugno
1991, quando ne ha quasi diciassette, anche il fratello Nicola viene ucciso dai
boss mafiosi.
La cognata Piera Aiello,
dopo l'uccisione del marito Nicola, collabora con la giustizia e le sue
deposizioni permettono di avviare indagini che si concludono anche con alcuni arresti.
Ovviamente, Piera è costretta a lasciare Partanna
e viene trasferita in una località segreta.
Dopo
le dichiarazioni della cognata per
Rita iniziano giorni
durissimi in qualità di “parente di una collaboratrice di giustizia”
in un paese che non perdona tale “infamia” ed anche il fidanzato, Calogero Cascio, l'abbandona per tale motivo.
Ma Rita con il suo cuore puro, sogna un
mondo migliore in cui possa trionfare la giustizia, senza soprusi e violenza, dove la mafia sia definitivamente sconfitta e
cancellata ed affida questi pensieri al
suo diario non
avendo più nessuno con cui confidarsi.
Intanto, dopo la morte del fratello, inizia a maturare in lei il desiderio di rivolgersi
alla giustizia e, nonostante le minacce
della madre, che poi la ripudierà per
aver “tradito l'onore della famiglia”, una
mattina di novembre del 1991, con una forza straordinaria per una ragazzina della
sua età, prende la decisione di vendicare l'assassinio del padre e del
fratello rivolgendosi alle autorità competenti
e denunciando il sistema mafioso, facendo nomi e raccontando “fatti” e “misfatti” delle cosche
mafiose.
Il giudice Paolo Borsellino, per sottrarre
Rita alle vendette della mafia, la protegge e la sostiene portandola al sicuro
in un appartamento a Roma e ne diventa come
un padre rappresentando l'unico riferimento educativo e l'unica persona in grado di darle sicurezza e affetto dopo
le minacce di morte della madre che non le perdonerà mai
di essere diventata “ testimone di
giustizia”.
L'aiuto di Borsellino,
quindi, diventa determinante per Rita in questa sua
difficile scelta, in considerazione
anche della sua giovane età.
Ma il 23 maggio 1992
con la strage di Capaci viene ucciso Giovanni Falcone ed il 19 luglio dello
stesso anno, con
la strage di via D'Amelio, muore anche Paolo
Borsellino.
Per la piccola, grande, Rita Atria è la fine perché i due magistrati rappresentano
per lei il simbolo della lotta alla mafia.
Soprattutto la morte del giudice “buono”
Borsellino fa
cadere Rita nella totale angoscia e
disperazione. Senza di lui Rita non può più vivere, soltanto Borsellino
le dava sicurezza, protezione
e fiducia.
Rita è consapevole di
non avere più possibilità di salvezza e per sfuggire alla vendetta di Cosa
Nostra, il 26
luglio, dopo soltanto una settimana dalla morte di Paolo Borsellino, si toglie
la vita gettandosi dal balcone
dell'appartamento in cui viveva
rifugiata.
Mara Faggioli
Luglio 2007