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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Il Tempo della mietitura, del Gabbiano 20/08/2009
 

Il Tempo della mietitura.

di Il Gabbiano


Profumo di cose antiche
Si percepiva ieri nelle campane
Che fiancheggiano le golene
Del grande fiume della vita
È stata rievocata la trebbiatura secondo i riti.
E i costumi degli anni 70
Ho fatto una distensiva passeggiata
In bicicletta
Lungo quella strada bianca
Era veramente un giorno di festa
Attorno alla vecchia cascina dai mattoni rossi
Ed il camino fumante
Nell'aia antistante
Era tutto pronto per iniziare
Il rito tradizionale
Della trebbiatura del grano
Ho ammirato una vastità di campi
Coltivata a frumento
L'oro del grano maturo che ondeggiava
Ad ogni alito di vento.
Come era bello e pieno di gioia
Osservare quelle distese di grano maturo.
Arricchiti di rossi papaveri
Quel rosso vivo e quell'azzurro stupendo del cielo.
Sembravano voler inventare fantasie di colori.
Sul fondo d'oro.
Sembrava un quadro del grande
Pittore Claude Monet
Oppure di Vincent Van Gogh
" Il cielo è blu,
Di quel blu intenso,
Quasi indaco ed il sole
Copre la terra di spighe mature
Con un mare di papaveri rossi.
Era bella la natura,
Ed era bello il mondo contadino
Con quei gesti semplici, popolari,
Ricchi d'umanità
E di attenzione.
Vedendo quel quadro così bello
Mi venne in mente
La fatica della mietitura
Con il falcetto
E la successiva legatura
Delle spighe in piccoli covoni
Anticamente la mietitura del grano
Iniziava alle prime ore dell´alba
E terminava al tramonto,
Poteva durare anche una settimana o più
A seconda dei campi da mietere
Durante la mietitura,
Si pranzava tutti insiemi sotto gli alberi.
Dei verdi uliveti
Riposandosi nelle ore più calde.
Le ragazze portavano ad intervalli regolari.
L'´acqua ai mietitori con le " bumbili",
(Brocche di terracotta, )
Per rinfrescarli nelle ore afose dell´estate.
E poi il caricare questi fasci di grano
Sulla testa delle donne
O sulla groppa del magro asinello
Che li trasportavano sull'aia
Che si trovava su di un alto pianoro
Per formare il grosso covone
E che molto presto venissero trebbiati
Con i vecchi metodi tradizionali
I vecchi metodi arcaici:
Tramandati dagli antichi Greci
Che fondarono tanti piccoli paesi
Della fascia dell'Aspromonte
Due paia di buoi sull'aia
Che tiravano per ore la grossa pietra
Fino a triturare la paglia e le spighe dorate.
Dopo la tritatura
La paglia si faceva volare con il tridente.
E con l'aiuto del vento di tramontana
La paglia e la pula
Veniva scartata e messa ai margini dell'aia.
Ricordo che le donne con " un muccature" in testa.
Per ripararsi dal sole
Oltre che preparare il pranzo
Erano le artefici per l'azione finale
Armati di grossi setacci
Facevano volare la pula al vento
Ma insieme alla fatica
Al sudore, al caldo, alle mosche
Che sembravano arrabbiate
Nei confronti degli agricoltori
Sì, la mietitura e la trebbiatura
Era un rito, era una festa,
Ma c'era anche per farti compagnia
Il frinire continuo delle cicale
C'era la gioia e la felicità
Degli anziani
E soprattutto di noi bambini
Che si correva sulla paglia
Dei covoni come tanti birichini
Del buon raccolto,
Sbucava nel cuore dell'uomo
La presenza di Dio.
Al termine della giornata
Sull'aia si mangiava e si faceva festa
L'agricoltore preparava per tempo
Un grosso capicollo stagionato
Una damigiana del nettare di Bacco
E si ballava tutti sull'aia
Al suono della chitarra
E della fisarmonica
Fino a notte fonda
Poi stanchi si dormiva sulla paglia
Per essere pronti
Il mattino successivo
Per il piccolo agricoltore
Due sacchi di grano significavano
La sopravvivenza della sua famiglia
Per tutto l'inverno.
Sì, perché in quei tempi critici
Un pane casereccio
Significava tutto per la famiglia
Perché il pane era ed è sacro
Era ed è il Pane della vita
O Dio, che apre la porta del tuo regno
Agli uomini rinati dall'acqua
E dello Spirito Santo
Accresci in noi la grazia
Del battesimo
E non farci mancare mai
Il Pane della vita.

 

 
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