Nei giorni a venire
di Beatrice Zanini
se mi faccio la notte
ubriaca
bisogna venire
(e ci credo)
ché la noia non prolifichi i suoi battiti
senza essere il profeta di me stessa
forse arriverà la pioggia d'estate
che allieta la terra e l'uomo
questa terra malata dalla fretta
e il consumismo di piazzare d'Ogni ragione
l'insano sacrificio.
E saprò inventare il mio piccolo grande albero
e i sogni di plastica
confinati in otri di non appartenenza
così che il sudore delle spalle
cederà alle fatiche
e l'erba dei prati ancora verdi
bacerà le mie carni
sentire anche il puzzo dei campi la mattina
dentro un'alba dai mille volti
vena d'oro nelle pupille in festa
adesso l'ape alla sua cella va
e il miele.
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