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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Io, nonno nel 2030 di Antonio Covino 09/11/2006
 

Io, nonno nel 2030

 

Quando ero piccolo negli anni sessanta, cari nipoti miei, eravamo poveri, ma tutti poveri, tranne alcuni: gli industriali, i buoni artigiani e i commercianti che in genere evadevano le tasse.

Una categoria a parte era la mia famiglia che si sarebbe potuta definire poverissima. Mio padre, portiere di uno stabile di quarta categoria guadagnava appena il necessario per farci mangiare. 

A casa nostra, la sera, prima di andare a letto, per passare il tempo non avevamo un televisore, ma nemmeno una radio e ci dovevamo accontentare dei racconti del nonno che ci parlava di guerra, di un ventennio lontano e di soprusi subiti. Il buon vecchio ci intratteneva per ore con storie di fatica, ma anche di feste intorno al fuoco e di danze al suono di una fisarmonica. Poi… arrivò la radio, quasi subito il televisore, il mangiadischi, il telefono. Il nonno perse la voce e fu messo in un angolo, smarrito e confuso, preso in giro dal vortice del progresso. Morì poco dopo portandosi appresso il glorioso passato del quale non volemmo più ascoltare .

Il progresso ci travolse. I televisori raddoppiarono, arrivò il colore e i televisori si diffusero a dismisura arrivando ad essere uno per ogni componente della famiglia. I dischi, più tardi, scomparvero dal commercio, io li chiamavo ancora quarantacinque ed elleppì quando furono sostituiti dai CD e dai DVD. La mia vecchia cinepresa, una super 8, fu venduta al mercato delle pulci, al suo posto fu acquistata una VHS che nello spazio di pochi anni cedette il passo ad una telecamera digitale e poi… i telefonini: uno, due…cento ne avremo cambiati e tutti con un qualcosa in più……..e venne l'EURO a modificare quello stato di cose.

Ricordo al governo un certo Berlusconi, quello del ponte crollato sullo stretto e di un …Prodi ? Poi gli altri che ci tolsero i benefici fino ad allora acquisiti. Ben pochi poterono permettersi di avere un conto in banca poiché dallo stipendio non avanzava più nemmeno un cent., i televisori scomparvero uno alla volta dalle nostre case, non potevamo pagare l'esoso canone del digitale terrestre. I telefonini divennero patrimonio di pochi e si ritorno alla vecchia radio che purtroppo, nel nostro caso fu venduta perché, perso il lavoro, non ottenni nemmeno la liquidazione, incamerata e successivamente divorata dal datore di lavoro.

Ed ora, eccoci qua, cari nipoti miei, tornati al tenore economico degli anni ‘novecentosessanta, quando eravamo poverissimi come ora. Tutti attorno al vostro nonno che vi narra di quando, in quattro, avevamo quattro televisori. Di quando avevamo un telefonino per ognuno e più schede. Vi racconto di feste in discoteca, di viaggi veri e compiuti da internauti, e purtroppo del tonfo dovuto  all'EURO e alla cattiva gestione dei nostri governanti. Oh  cara vecchia lira! Quanto rimpiangemmo la nostra moneta spazzata via nel momento migliore.

Questo precipitare degli eventi, questo repentino impoverimento, ha portato solo una cosa buona, che io, nonno del 2030 sia ritornato, rivalutato e…perno/catalizzatore della famiglia. Ho un gran piacere a vedervi con il nasino all'insù e la boccuccia aperta ascoltare increduli di quando si navigava nell'oro, nel benessere…oggi che i miei pantaloni smessi sono passati a vostro padre e domani, credo, un po' rammendati passeranno a voi. Vi racconto e sono contento che la povertà ci tenga uniti…ieri sorridevamo, non ci mancava nulla, ma era così tutto effimero…

 

 
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