COME IL "CHE"
Si sedette a
terra, la schiena contro il tronco di un platano ed estrasse il suo palmare.
Entrò nel programma di posta e scrisse un indirizzo. Iniziò a digitare
velocemente sulla tastierina virtuale.
Gentilissimo
A.D. ,
desidero inviarLe, quasi
come nota a margine del colloquio odierno, la seguente spero interessante
riflessione.
Lei è la società . Io sono l'errore. Lei rappresenta il meccanismo di
selezione che presiede al mercato e alla vita delle persone. Io ho messo in
gioco la mia vita, qualcosa che evidentemente è sbagliata a prescindere da
qualsiasi ragionamento economico.
La società mi ha
detto che dovevo studiare e io ho studiato mi ha detto che dovevo fare figli e
io li ho generati mi ha detto che dovevo lavorare e io ho lavorato mi ha detto
che dovevo occuparmi degli altri e io me ne sono occupato mi ha detto che
dovevo pensare non solo alle persone ma anche all'ambiente e io l'ho fatto. Ora
la società mi dice che tutto ciò non è corretto che io sono un ladro che mi
sono arricchito alle spalle del prossimo che sono un bugiardo e che ho fatto
del male. Bene, è chiaro che se la società nel suo insieme ha deciso che così è , la mia e la sua consapevolezza deve essere quella che una
persona così non può vivere in un consesso comune e civile. Perciò per persone
come me vi sono solo due possibilità o il carcere o la morte. In questa fase
della mia vita il carcere non è per me un'alternativa e quindi preferisco la
morte. Siccome la società è troppo vile per impormela con la forza, dopo aver
usato per tutta la mia esistenza una violenza inaudita oggi si tira indietro di
fronte a questa necessaria soluzione. Ebbene sarò costretto a fare da solo. E'
comunque stabilito che ciò che sto per fare e che con tutta evidenza sarà il mio
ultimo gesto da vivo non sarà senza conseguenze per la società. E' mio volere
assoluto che quanto sto per compiere abbia conseguenze
catastrofiche per tutti coloro che hanno incarnato il male durante la mia
esistenza e che il dolore che mi hanno provocato e che io provocherò ai miei
figli ritorni su di loro moltiplicato
fino a fargli desiderare di modificare le loro vite e di renderle simili
alla mia. Perché è proprio così, la mia esistenza ha incarnato tutti i dettami , tutti i voleri della società e nonostante ciò la società
mi ha costretto a morire. Ciascun individuo che da vicino o da lontano mi abbia
colpito sarà colpito, ciascuno abbia paura, è la paura che avete
generato in me che non vi conoscevo e con i quali non ho mai avuto
rapporti. Le vostre vite saranno travolte sarà la società da voi incarnata a
schiacciarvi. Sono stato testimone di ogni sorta di nefandezza e di violenza e non
sono stato mai nefando e non sono mai stato violento ho sempre sopportato
convinto che il confronto e il dialogo avrebbero portato ogni volta ad un punto
di incontro ragionevole, così non è stato ed è giusto che sia così in quanto io
rappresento davvero l'errore che se assimilato invaderebbe le menti di chi
viene a contatto con il germe del dubbio.
Si fermò e
rilesse. Delirante. Aggettivo abusato. Non è delirante è pieno di dolore, un
dolore che avrebbe bisogno di cure, ma che non può averne. Troppo pericoloso.
Prima della mia
morte riceverete mie notizie. Durante la mia morte sarete presenti. Dopo la mia
morte il dolore schiaccerà le vostre menti. Il meccanismo della rimozione per
quanto potente non funzionerà. Quando meno ve lo aspetterete tornerò e il
dolore sarà inumano.
HASTA LA
VICTORIA SIEMPRE
Si fermò
esausto. Riempì la pipa e la accese. Che cazzo di
storia - pensò - mi ritrovo rannicchiato a scrivere per terra, proprio come il
CHE quando prendeva appunti sul suo taccuino in Bolivia. Si guardò intorno.
Erano gli stessi alberi , gli stessi prati di quando
era ragazzo. Di quando era bambino. Non c'era più nessuno.
Il messaggio era
pronto per essere spedito. A culo - pensò - ho perso
solo un sacco di tempo. Il CHE si alzò e andò a morire. Lui si sollevò e
scrollandosi i calzoni cominciò a camminare verso l'auto.