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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Quella volta che eravamo andati all'Ikea di Milvia Comastri 22/12/2006
 
Quella volta che eravamo andati all'Ikea

 

Mio nonno non mi dice mai di no. Che poi lui non è neanche mio nonno nonno, ma il terzo marito di mia nonna, che io quindi c'avrei come tre nonni maschi più nonno Carlino, il papà di mia mamma, che così sono quattro. Ma lui abita a Milano e viene solo a Natale.

Il mio nonno primo è morto che mio papà aveva sei anni: è caduto dall'albero in giardino e lì non c'era nessuno, ma il suo cane si è messo ad abbaiare forte  e dopo è arrivata mia nonna e così l'ha visto. Delle volte io mi stendo in giardino e faccio finta che non respiro, ma Toby mi passa lì vicino e non fa niente. Il mio nonno secondo si è dirvo…si è separato da mia nonna perché lei non lo faceva mai uscire neanche per il bar, mi ha detto mia mamma. E poi lui andava dietro le sottane, che deve essere qualcosa di brutto, perché la nonna quando lo dice si arrabbia, ma io non so cosa vuol dire.

Ma il  mio nonno terzo è proprio forte. Lui è arrivato dopo di me, e sono l'unico a scuola che ha un nonno che è arrivato dopo. Quando si è sposato con mia nonna io avevo tre anni e ho fatto il paggetto. Però non me lo ricordo. Mio nonno si chiama Adalberto, ma lo chiamano Alberto. Il suo amico Franco lo chiama Ada e mio nonno si arrabbia. Ma fa solo finta. Mio nonno non mi dice mai di no. Quando mi porta a scuola mi compra sempre il Kinder, anche se mia mamma non vuole perché dice che sono tutte porcherie. Così noi due abbiamo un segreto e io a scuola ho il Kinder come gli altri. Lui mi fa vedere anche la televisione, quando mia mamma lavora e mia nonna dorme di pomeriggio, che anche la televisione mia mamma dice che è una porcheria e che i bambini devono giocare e che diventiamo tutti scemi con quella televisione lì. Così noi due abbiamo un altro segreto e ci guardiamo i Simpson, e dopo diciamo che abbiamo giocato a Monopoli e mia mamma è tutta contenta. E poi mi ha comprato anche uno zaino per la scuola bellissimo, era il più bello di tutto l'Iper, così adesso in seconda i miei amici non mi hanno detto buuu che brutto come in prima, che me lo aveva comprato mia mamma e non era di nessuna marca. È costato moltissimo, ma lui era tutto contento e dopo abbiamo fatto le corse in macchina. A lui è morto un bambino piccolo e gli è morta anche la moglie -non mia nonna- ma adesso ci sono io e lui dice che sono il suo omarino.

Quando ero piccolo e andavo ancora all'asilo lui si era perso, ma io l'ho ritrovato, per fortuna. E' stato quella volta che io e mio nonno eravamo andati all'Ikea, perché lui voleva che io lo aiutavo a scegliere la scrivania, perché da solo non era capace. Lì è tutto grandissimo e lui mi ha detto:

“Stammi sempre vicino, Ragnetto,” -perché quando ero piccolo mi chiamava Ragnetto-“se ti perdi è un casino, con tutta ‘sta gente.”

E io gli ho detto:

“Non devi dire casino, la mamma si arrabbia, è una parolaccia. Si dice confusione.

Lui mi ha dato uno schiaffettino sulla testa, ma non mi ha fatto male, e siamo andati a vedere la scrivania.

Intanto lui ha cominciato a parlarmi del Bologna, e di quella volta che avevano detto che i giocatori avevano preso la droga, e allora gli volevano togliere dei punti e lui si era arrabbiato tanto perché era una bugia e aveva scritto tanti bigliettini di auguri con una letterina blu e una rossa, e poi li aveva portati a casa dei giocatori. Quando mio nonno comincia a parlare del Bologna non finisce più, e se gli chiedi come si chiama non lo sa dire.

Così io gli ho detto:

“Nonno, stai attento, vai a sbattere contro le persone!”

Ma lui niente, ha raccontato della prima volta che il Bologna era andato in B e lui si era messo a piangere.

Io ho avuto paura che si mettesse a piangere anche lì, e gli ho detto:

“ Dai, nonno, dobbiamo vedere la scrivania, te la scelgo io, non preoccuparti. Che poi io allora ero piccolo e non dicevo scrivania, ma scivania.

Quando siamo arrivati lì c'era una signorina bellissima, che mi sembrava la fata dei cartoni  e il nonno ha cominciato a lisciarsi tutti i capelli –che non è che ne ha tanti- e ha fatto una voce strana dicendo buonasera signorina mi aiuti a scegliere una bella scrivania sa io scrivo.

E io ho pensato che lui aveva detto che lo dovevo aiutare io e che la scrivania serviva per nascondere la cassaforte del mio papà

“ Ma nonno, avevi detto che ti aiutavo io “ ho cominciato a dirgli, ma ho visto che lui non mi voleva proprio ascoltare. La signorina era lì che doveva comprare delle sedie, e mentre mio nonno parlava lei sorrideva come un gatto e non era più pallidina come prima, ma era diventata tutta bella rosina. e poi ha detto:

“ Ma che bel bambino, è suo figlio?”

E mio nonno ha detto di sì.

Allora io ho detto:

“Nonno non si dicono le bugie!”   

E lui ha detto:

“Ma stai zitto, sciocchino!”

Allora io mi sono allontanato un po' e di nascosto sono andato sempre più lontano. Però ogni tanto mi giravo, ma lui niente continuava a parlare con la signorina.

Così ho incontrato un uomo con il grembiule e gli ho detto che mio nonno Adalberto Rossini  si era perso e se potevano per piacere chiamarlo al publifono, come al mare.

E quando è arrivato, mio nonno era bianco bianco e mi ha preso in braccio.

E' stato così che quella volta ho ritrovato mio nonno che si era perso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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