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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Il veglionissimo di Antonio Covino 05/01/2007
 

                            Il veglionissimo

 

 

L'anno scorso regalai a mia moglie e a me stesso, per festeggiare il nuovo anno, un veglionissimo organizzato:

“ ma si, -dissi a mia moglie- non andiamo mai da nessuna parte”.

Alle dieci in punto del 31, vestiti con gli abiti da cerimonia, la mia consorte ed io eravamo fuori ai cancelli del ristorante “A luna rossa” Licola mare. La giornata fu, naturalmente, piovosa, come per le rare occasioni che decido di muovermi.

Scelsi quel ristorante perché mi assicurarono un organizzazione perfetta, l'intervento di numerosi cantanti di grido, altre attrazioni a sorpresa, ma soprattutto per i prezzi modici rispetto a tutti gli altri che avevo consultato nei giorni precedenti.

Parcheggiai l'auto nella zona apposita e fui subito avvicinato dal parcheggiatore al quale diedi un euro di mancia. Questi con tono perentorio e un accento puteolano limitrofo mi disse:

“A chi i bulite dà,u parcheggio è cinche eure !”

Data l'arroganza, ma soprattutto l'aspetto del personaggio, non battei ciglio, gli diedi i cinque euro senza permettermi di richiedere la restituzione dell'euro che gli avevo gia dato. Cominciai a sospettare,  che il prezzo modico, da lì a poco, sarebbe  lievitato a dismisura.

“ Quante persone siete ?” Mi chiese il maitre della sala, un “battilocchio” alto quasi due metri: “ Siamo in due “. Fece una smorfia di disprezzo, quindi ci indicò un tavolo situato dietro ad una colonna che ci avrebbe preclusa la visuale del palchetto centrale.

All'arrivo dell'antipasto pensai che almeno il cibo sarebbe stato di ottima qualità: zeppoline di alghe, soutè di vongole, taratufi, fasolare, polipetti affogati e tanti altri assaggi con intingoli nel quale andava a nozze un buonissimo pane cotto a legna.

A questo punto, annunciato da una voce fuori campo, fece ingresso nella sala il primo cantante: “ Direttamente da casa sua, Franco Prezioso”.

“ Chi cazz'è ? – se n'è uscita mia moglie – e questo sarebbe un cantante di grido ?”

“ E come ! Nun siente comme allucca ?  Se viene dalle nostre parti ci perfora i

timpani ”.

Mai attrazione fu cosi poco attraente da destare in noi un desiderio unico:

“ma quanne se ne va ?”

L'arrivo del primo piatto ci fece astrarre  e manco ci accorgemmo dell'uscita di scena del cantante. Lo spaghetto a vongole fumante è uno dei piatti che preferisco e lo gustai desiderando addirittura di fare il bis: “ dieci euro” mi chiese il cameriere, non mi potei più tirare indietro ed il “secondo” primo mi sembrò meno appetitoso del precedente.

Alle undici e quaranta, sempre annunciata dalla voce fuori campo, un'altra attrazione: “Un gruppo che farà impazzire il pubblico femminile, ecco a voi i mini-schola streep dance ”.

“ Ma addò l'hanno pigliate ? Chiste so' brutte comme ‘a peste”, disse mia moglie difronte all'evidenza che gli streep-men altro non erano che quattro bassotti senza nessun sex appeal.

Uno di questi al momento di strapparsi i pantaloni capitò proprio nelle vicinanze del nostro tavolo:

“ Però ! – disse mia moglie – il pacco è abbondante “.

“ Ma quale pacco…quelli si imbottiscono”.

“ Dite cosi per invidia”.

Il tizio, colto lo sguardo concupiscente della mia signora le si avvicinò, lei in un impeto di follia gli infilo negli slip un deca.

“ Mi hai fatto fare una pessima figura “ le dissi.

“ No, no,a figura pessima l'hai fatta tu con me “.

“ Che vuoi dire?”

“ Capiscimi…pacchetiello “.

Scese tra di noi un gelo che si dissolse solo all'arrivo dell'orata al forno che però non riuscimmo a gustare fino in fondo per l'arrivo della mezzanotte annunciata dal titolare del locale, improvvisatosi speaker. “ Buon anno, buon anno a tutti “.

Brindammo con dello spumante dolcissimo che lasciai sul tavolo insieme all'orata che avrei mangiato più tardi. Infatti tutti insieme ci recammo all'esterno del ristorante per assistere allo spettacolo di fuochi pirotecnici offerti dal proprietario del ristorante.

Altri fuochi d'artificio, nel frattempo furono sparati da alcuni clienti che si erano portati appresso quasi un arsenale.

Passata una mezz'oretta rientrammo nella sala . L'orata mi era stata portata via. Chiesi al cameriere:

“ Posso avere la mia orata ?”

“ E' stata buttata”.

“ Ne potrei avere un'altra ?”

“ Si, costa venti euro”.

Nun fa niente, per venti euro me la vado a pescare io”.

“ State facendo ‘o spirituso ? Tenite, magnateve ‘e noce”.

“Il cameriere buttò sul tavolo un cesto con alcune noci e nocciole. Stavo per chiedere uno schiaccianoci, ma mi trattenni dal farlo perché al tavolo a fianco al nostro per uno schiaccianoci avevano pagato cinque euro:

Nun fa niente, tengo ‘e diente buone e po'sti noce so' meze fracete”.

Da una porta laterale, improvvisamente fecero ingresso nella sala alcune ballerine carioca, accompagnate dal solito samba festaiolo…meu amico charlie brown…:

“Vieni, accodiamoci al trenino” disse mia moglie.

Statte ferma! Questi ci fanno pagare il biglietto”.

La battuta fu cosi spontanea e spiritosa che la ricordo come il momento più simpatico della serata.

Alle tre, dopo aver assistito all'intervento di un noto cantante, conosciuto soprattutto tra Afragola e Calvizzano: “'o chianto a' Matalena” decidemmo di tornare a casa, defraudati ancora di dieci euro, colletta per i gentilissimi camerieri.

Sulla via del ritorno, facendo un po' di conti, dedussi che quel veglionissimo ci era costato una cifra.

“ L'anno prossimo cambiamo ristorante” disse mia moglie.

“ No ! – protestai – l'anno prossimo ce stamme a' casa, ceniamo, e caso mai andiamo in piazza, chissà che come attrazione non ci sia Massimo Ranieri, allora si che ce arricriamme e…pe' senza niente.

 

 

 

 

 
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