Il veglionissimo
L'anno scorso regalai a mia moglie
e a me stesso, per festeggiare il nuovo anno, un veglionissimo organizzato:
“ ma si, -dissi a
mia moglie- non andiamo mai da nessuna parte”.
Alle dieci in punto
del 31, vestiti con gli abiti da cerimonia, la mia consorte ed io eravamo fuori
ai cancelli del ristorante “ ‘A luna rossa” Licola mare. La giornata fu, naturalmente, piovosa, come
per le rare occasioni che decido di muovermi.
Scelsi quel
ristorante perché mi assicurarono un organizzazione perfetta,
l'intervento di numerosi cantanti di grido, altre attrazioni a sorpresa, ma
soprattutto per i prezzi modici rispetto a tutti gli altri che avevo consultato
nei giorni precedenti.
Parcheggiai l'auto
nella zona apposita e fui subito avvicinato dal parcheggiatore al quale diedi
un euro di mancia. Questi con tono perentorio e un accento puteolano
limitrofo mi disse:
“A chi i bulite dà, ‘u parcheggio è cinche eure !”
Data l'arroganza, ma
soprattutto l'aspetto del personaggio, non battei ciglio, gli diedi i cinque
euro senza permettermi di richiedere la restituzione dell'euro che gli avevo
gia dato. Cominciai a sospettare, che il prezzo modico, da lì a poco,
sarebbe lievitato a dismisura.
“ Quante persone
siete ?” Mi chiese il maitre della sala, un “battilocchio”
alto quasi due metri: “ Siamo in due “. Fece una smorfia di disprezzo, quindi
ci indicò un tavolo situato dietro ad una colonna che ci avrebbe preclusa la
visuale del palchetto centrale.
All'arrivo
dell'antipasto pensai che almeno il cibo sarebbe stato di ottima qualità: zeppoline di alghe, soutè di
vongole, taratufi, fasolare,
polipetti affogati e tanti altri assaggi con intingoli nel quale andava a nozze
un buonissimo pane cotto a legna.
A questo punto,
annunciato da una voce fuori campo, fece ingresso nella sala il primo cantante:
“ Direttamente da casa sua, Franco Prezioso”.
“ Chi cazz'è ? – se n'è uscita mia moglie – e questo sarebbe un
cantante di grido ?”
“ E come ! Nun siente
comme allucca ? Se viene dalle nostre
parti ci perfora i
timpani ”.
Mai attrazione fu cosi poco attraente da destare in noi un desiderio unico:
“ma quanne se ne va ?”
L'arrivo del primo
piatto ci fece astrarre
e manco ci accorgemmo dell'uscita di scena del cantante. Lo
spaghetto a vongole fumante è uno dei piatti che preferisco e lo gustai
desiderando addirittura di fare il bis: “ dieci euro” mi chiese il cameriere,
non mi potei più tirare indietro ed il “secondo” primo mi sembrò meno
appetitoso del precedente.
Alle undici e
quaranta, sempre annunciata dalla voce fuori campo, un'altra attrazione: “Un
gruppo che farà impazzire il pubblico femminile, ecco a voi i mini-schola streep dance
”.
“ Ma addò l'hanno pigliate ? Chiste so' brutte comme ‘a peste”, disse mia moglie difronte
all'evidenza che gli streep-men
altro non erano che quattro bassotti senza nessun sex appeal.
Uno di questi al
momento di strapparsi i pantaloni capitò proprio nelle vicinanze del nostro
tavolo:
“ Però ! – disse mia
moglie – il pacco è abbondante “.
“ Ma quale
pacco…quelli si imbottiscono”.
“ Dite cosi per
invidia”.
Il tizio, colto lo
sguardo concupiscente della mia signora le si avvicinò,
lei in un impeto di follia gli infilo negli slip un deca.
“ Mi hai fatto fare
una pessima figura “ le dissi.
“ No, no, ‘a figura pessima l'hai fatta tu con me “.
“ Che vuoi dire?”
“ Capiscimi…pacchetiello “.
Scese tra di noi un gelo che si dissolse solo all'arrivo
dell'orata al forno che però non riuscimmo a gustare fino in fondo per l'arrivo
della mezzanotte annunciata dal titolare del locale, improvvisatosi speaker. “
Buon anno, buon anno a tutti “.
Brindammo con dello
spumante dolcissimo che lasciai sul tavolo insieme all'orata che avrei mangiato
più tardi. Infatti tutti insieme ci recammo
all'esterno del ristorante per assistere allo spettacolo di fuochi pirotecnici
offerti dal proprietario del ristorante.
Altri fuochi
d'artificio, nel frattempo furono sparati da alcuni clienti che si erano
portati appresso quasi un arsenale.
Passata una
mezz'oretta rientrammo nella sala . L'orata mi era
stata portata via. Chiesi al cameriere:
“ Posso avere la mia
orata ?”
“ E' stata buttata”.
“ Ne potrei avere
un'altra ?”
“ Si, costa venti
euro”.
“ Nun fa niente, per venti euro me la vado a pescare io”.
“ State facendo ‘o spirituso ? Tenite,
magnateve ‘e noce”.
“Il cameriere buttò
sul tavolo un cesto con alcune noci e nocciole. Stavo per chiedere uno schiaccianoci,
ma mi trattenni dal farlo perché al tavolo a fianco
al nostro per uno schiaccianoci avevano pagato cinque euro:
“ Nun fa niente, tengo ‘e diente
buone e po' ‘sti noce so' meze fracete”.
Da una porta
laterale, improvvisamente fecero ingresso nella sala alcune ballerine carioca,
accompagnate dal solito samba festaiolo…meu amico charlie brown…:
“Vieni, accodiamoci
al trenino” disse mia moglie.
“ Statte ferma! Questi ci fanno pagare il biglietto”.
La battuta fu cosi spontanea e spiritosa che la ricordo come il momento
più simpatico della serata.
Alle tre, dopo aver
assistito all'intervento di un noto cantante, conosciuto soprattutto tra Afragola e Calvizzano: “'o chianto a' Matalena” decidemmo di tornare a
casa, defraudati ancora di dieci euro, colletta per i gentilissimi camerieri.
Sulla via del
ritorno, facendo un po' di conti, dedussi che quel veglionissimo ci era costato
una cifra.
“ L'anno prossimo
cambiamo ristorante” disse mia moglie.
“ No ! – protestai –
l'anno prossimo ce stamme a' casa, ceniamo, e caso mai andiamo in piazza, chissà che
come attrazione non ci sia Massimo Ranieri, allora si che ce arricriamme e…pe' senza niente.