Lettera
stizzita del nocciolo
di
massimolegnani
Io,
il nocciolo proprio non lo capisco.
Intanto
ha un tronco monco che subito si sparpaglia in mille rami, come fosse
un cespuglio che ha preso troppe vitamine, peggio del Pd, che uno
dice Renzi, il ceppo principale, ma poi si accorge di Bersani, la
mucca in corridoio, di Baffino resuscitato come Lazzaro e anche di
quello con la barba fitta che non so se è Emiliano o Pugliese
ognuno un ramo come fossero altre piante, così uno finisce col
confondersi e dare il voto all’altra parte, che almeno lì
c’è un grillo solo, il tronco pigliatutto. Per forza
perderemo le elezioni, con ‘sto cazzo di nocciolo!
E
poi il nocciolo col suo fare confuso, di riffa o di raffa, buttando
un ramo qua ed allungandosi di là, in pochi anni è
arrivato a sfiorare la finestra del mio regno, qui su in mansarda. E
in estate senza scendere in giardino potrei mangiarmi le nocciole, se
solo mi piacessero. Che pianta inutile, facesse fichi almeno!
Ma
quel che soprattutto mi disturba del nocciolo è che siamo a
metà febbraio e lui è già da un po’ che ha
messo fuori quelle specie di bargigli gialli, che il tacchino almeno
ce li ha rossi e superbi come favoriti. Questi gli penzolano dai rami
senza foglie come una tristezza senza requie, ondeggiano nel vento
come tanti campanelli muti. Mi danno l’angoscia e penso ai
Giapponesi, a quelle striscioline di carta che appendono ai rami
spogli di qualche pianta sacra a ricordare i morti. O sono i
Nepalesi?
Amenti
mi dice il testo di botanica, fiore maschile del nocciolo. Una
schifezza dico io, che i fiori veri, sai quelli del ciliegio o del
pesco che ti dicono è primavera meglio del calendario, i fiori
veri il nocciolo non sa nemmeno cosa siano. Lui fa i bargigli e poi
cosa ti dice? È metà febbraio, fa freddo e tutto va
male. Grazie, lo sapevo da me, non c’era da scomodarsi tanto,
poteva farne a meno che avrei pensato ai vivi e non ai morti.
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