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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  A spasso con Camilla, di massimolegnani 16/01/2018
 

A spasso con Camilla

di massimolegnani



Neve nei campi, un sole che ti dà un’illusione di tepore, aria frizzante e asciutta, umidità ai minimi storici. Impossibile resistere. Così, scarponi e guinzaglio, esco con Camilla. Prendiamo lo sterrato che costeggia il canale e che presto si fa sentiero, prima accanto all’acqua, poi a salire tra vigne addormentate e boschetti di gaggìa.

Abbiamo un andare asimmetrico difficile da armonizzare, io qualche corsetta e per il resto un camminare che vorrei placido, gli occhi ben aperti a guardare attorno le piccole bellezze di una natura che riposa, lei forsennata, il muso teso a terra a fiutare tracce sotto la neve, tira e strattona in una frenesia che ripercorre la memoria dei suoi antenati irlandesi. Setter di razza, fulva d’eleganza, Camilla è cocciuta come un mulo, se annusa un odore selvatico non esiste altro al mondo, non i miei richiami, non l’abbaiare di altri cani, lei tenta con tutte le forze di raggiungere la preda che non vede ma che sente con l’olfatto. In un campo cintato da una staccionata pascola un puledro, accenna un galoppo nella nostra direzione, ha l’agilità spensierata della giovinezza. Vorrei aspettare che arrivi al bordo del recinto per accarezzarlo sul muso, ma Camilla è in piena caccia e mi trascina via. Due caratteri opposti il mio e il suo, io che mi disperdo in mille piccole fascinazioni, un fiore nella neve, il rintocco del campanile sempre più lontano, una tonalità di cielo diversa da ieri e da domani, questo puledro, lei proiettata su un unico obbiettivo, stanare la sua preda e offrirla al fucile del padrone. Ma non sono tipo da fucile, amica mia, troppa arroganza in uno sparo ad armi dispari, che le armi le imbraccia solo il cacciatore.

Mentre le parlo, una poiana passa sopra di noi con un volo di maestoso silenzio. Lei nemmeno la vede, intenta com’è a stanare un animaletto: rovista tra i rovi, raspa il terreno, scava con zampe frenetiche attorno all’ingresso di una tana, sicuramente lì dentro una piccola lepre starà morendo di paura. Improvvisamente Camilla si blocca, una zampa flessa a mezz’aria, il muso teso in avanti, la coda dritta, immobile, diventa una freccia vivente che mi indica da dove tenterà una sortita l’animale ormai stanato. Sembra attendere il mio sparo per poi scattare a recuperare la preda, invece le arrivano pacche sul dorso e parole di apprezzamento che la distolgano da quel ruolo sanguinario. Solo dopo molte insistenze cede e si lascia allontanare da lì, mi guarda sconsolata, lei il suo dovere l’ha fatto, sono io che sono venuto meno al ruolo atteso.

Sulla via del ritorno è più tranquilla, forse rassegnata. Trotterella al mio fianco, abbiamo un passo quasi sincrono. Forse stiamo trovando un’armonia.

 
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