A
spasso con Camilla
di
massimolegnani
Neve
nei campi, un sole che ti dà un’illusione di tepore,
aria frizzante e asciutta, umidità ai minimi storici.
Impossibile resistere. Così, scarponi e guinzaglio, esco con
Camilla. Prendiamo lo sterrato che costeggia il canale e che presto
si fa sentiero, prima accanto all’acqua, poi a salire tra vigne
addormentate e boschetti di gaggìa.
Abbiamo
un andare asimmetrico difficile da armonizzare, io qualche corsetta e
per il resto un camminare che vorrei placido, gli occhi ben aperti a
guardare attorno le piccole bellezze di una natura che riposa, lei
forsennata, il muso teso a terra a fiutare tracce sotto la neve, tira
e strattona in una frenesia che ripercorre la memoria dei suoi
antenati irlandesi. Setter di razza, fulva d’eleganza, Camilla
è cocciuta come un mulo, se annusa un odore selvatico non
esiste altro al mondo, non i miei richiami, non l’abbaiare di
altri cani, lei tenta con tutte le forze di raggiungere la preda che
non vede ma che sente con l’olfatto. In un campo cintato da una
staccionata pascola un puledro, accenna un galoppo nella nostra
direzione, ha l’agilità spensierata della giovinezza.
Vorrei aspettare che arrivi al bordo del recinto per accarezzarlo sul
muso, ma Camilla è in piena caccia e mi trascina via. Due
caratteri opposti il mio e il suo, io che mi disperdo in mille
piccole fascinazioni, un fiore nella neve, il rintocco del campanile
sempre più lontano, una tonalità di cielo diversa da
ieri e da domani, questo puledro, lei proiettata su un unico
obbiettivo, stanare la sua preda e offrirla al fucile del padrone. Ma
non sono tipo da fucile, amica mia, troppa arroganza in uno sparo ad
armi dispari, che le armi le imbraccia solo il cacciatore.
Mentre
le parlo, una poiana passa sopra di noi con un volo di maestoso
silenzio. Lei nemmeno la vede, intenta com’è a stanare
un animaletto: rovista tra i rovi, raspa il terreno, scava con zampe
frenetiche attorno all’ingresso di una tana, sicuramente lì
dentro una piccola lepre starà morendo di paura.
Improvvisamente Camilla si blocca, una zampa flessa a mezz’aria,
il muso teso in avanti, la coda dritta, immobile, diventa una freccia
vivente che mi indica da dove tenterà una sortita l’animale
ormai stanato. Sembra attendere il mio sparo per poi scattare a
recuperare la preda, invece le arrivano pacche sul dorso e parole di
apprezzamento che la distolgano da quel ruolo sanguinario. Solo dopo
molte insistenze cede e si lascia allontanare da lì, mi guarda
sconsolata, lei il suo dovere l’ha fatto, sono io che sono
venuto meno al ruolo atteso.
Sulla
via del ritorno è più tranquilla, forse rassegnata.
Trotterella al mio fianco, abbiamo un passo quasi sincrono. Forse
stiamo trovando un’armonia.
|