La
presenza e la sostanza
di
massimolegnani
Questa
notte tentavo d’infilarmi nel sonno ma mi tratteneva la
sensazione di qualcosa d’inconcluso, senza sapere cosa, un
debito dell’occhio, una mancanza della mente, un gesto minimo
lasciato a metà del guado. Avevo l’impressione
d’inseguire un’immagine registrata di sfuggita in un
momento imprecisato e rimasta irrimediabile nel limbo della retina
interiore, senza che le avessi offerto completezza di azione e di
memoria o sepoltura nel luogo deputato, l’amnesia.
Forse
si trattava dello scintillio del fiume al sole del tramonto, pochi
raggi a illuminare un cigno solitario che prestava il proprio
biancore a fare da contrasto al resto del crepuscolo. Stupendo il
fiume in quel breve tratto gonfio d’acqua e solitudine tra la
sua nascita dal lago e lo sperdersi poco più avanti in un
greto sassoso troppo ampio per lui. Avresti dovuto fermarti e
contemplarlo a fondo quella specie di Mekong di noialtri, lasciarti
invadere, e invece hai tirato dritto per la fretta di rientrare.
O
forse era quella frase udita di sfuggita, coraggio
che ce la facciamo, era
una donna di sicuro, i piedi su ciottoli precari e una mano salda a
sostenere qualcuno, non so se un padre anziano o un figlio dalle
gambette esili, non so, non mi sono voltato alle parole che non erano
speciali ma avevano un calore che avvolgeva. Se solo fossi rimasto lì
ad ascoltare, se solo avessi lanciato un sorriso come una ciambella
di salvataggio.
O
ancora forse quella pancia femminile ricca di futuro portata a
passeggio con qualche malinconia negli occhi. Fermarsi a rincuorare,
a regalare la massima innocenza di un gesto a sfioro su quella
rotondità che scalcia. Troppo impegnativo, più semplice
non aver visto a sufficienza e proseguire.
Un
fiume, un cigno, una frase udita ormai di spalle, una pancia appena
tonda. Un’assurdità perderci il sonno.
Ma
poi succede che Michela, l’amica di tua figlia, muoia all’età
sbagliata, saran vent’anni o poco meno ma è come ieri.
Non ti è bastato posare una rosa sullo squarcio del suo viso,
ti è rimasto il gesto che non le hai fatto in vita, le parole
che non hai speso, è mancato il tuo sorriso al posto della
stizza per l’esuberanza esagerata dell’adolescenza.
È
che siamo presenti sempre, in questo mondo di apparenza, e non ci
siamo mai nella sostanza, gli occhi, la cura, il cuore, per spargere
speranza agli altri e affetto per noi stessi.
E
allora è inevitabile che il cigno, la pancia, la frase anonima
e tutto il resto di accennato e mai concluso non ti lascino dormire.
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