Metropolitana
di
massimolegnani
Mi
alzo per far sedere una signora che ha qualche anno più di me
o forse ha la mia stessa età portata male. Sto in piedi dritto
come un fuso, sono ancora sufficientemente agile per assorbire in
scioltezza le accelerate e le frenate della metro. È una
piccola soddisfazione mostrare agli altri viaggiatori che nonostante
gli anni ho ancora un fisico che risponde bene alle sollecitazioni.
Ma
ecco che un ragazzotto con le cuffie si rizza in piedi come folgorato
sulla via di Damasco (ma siamo solo a Cordusio) e vuole cedermi il
posto. Gli faccio segno che non è il caso ma lui insiste e
quasi mi accompagna fino al sedile come fossi un paralitico.
Mi
rassegno a star seduto ma scalpito in silenzio.
Per
fortuna alla fermata successiva il giovane samaritano non richiesto
scende e nello stesso tempo sale una signora che cammina con
difficoltà aiutandosi con una stampella.
Un’occasione
imperdibile.
Scatto
come un granatiere del Presidente e la signora si accomoda al mio
posto, riconoscente.
Ora
posso di nuovo esibirmi nel mio numero preferito: mi piazzo al centro
del vagone, lontano da ogni appiglio, e grazie alla prontezza dei
riflessi e alla tonicità dei muscoli ammortizzo con facilità
gli scossoni e le variazioni di velocità del mezzo.
Davanti
a me sono seduti madre e figlio, faccio un sorriso come dicessi loro:
visto come sono ancora in gamba? Proprio in quell’istante
la madre rifila al figlio una gomitata nel costato. Un breve
battibecco tra i due, quindi il ragazzo, una specie di armadio
quattro stagioni ad ante spalancate, si alza sbuffando e con il mento
incattivito mi fa un cenno di sedermi al suo posto. non oso
contraddirlo e a malincuore prendo posto accanto alla signora. Mi
sento come mi avessero appena bocciato a un esame anche se avevo
studiato tanto.
Come
non bastasse la donna si volta verso di me, scuote la testa e mi
dice: non c’è più rispetto per gli
anz…l’ultima parola le muore in bocca. Anzi è
il mio sguardo di un odio sconfinato che gliela ricaccia in gola.
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