Il
ciliegio, il Sakura e il senso delle cose
di
Gloria Venturini
Mondo
di sofferenza:
eppure
i ciliegi / sono in fiore.
(Kobayashi
Issa)
Dal
2015, anno in cui ho avuto un intervento al seno a causa di un
carcinoma, mi sono prefissata di fare un viaggio “importante”
una volta all’anno, una corsa al di fuori dal tempo e dallo
spazio della mia consueta contemporaneità, per vedere i colori
di diverse civiltà, annusare l’odore di altri mondi,
assaporare differenti sapori, riempire la mente, le conoscenze, tutta
la mia anima.
Quest’anno,
il famigerato 2020, la mia meta era situata in un punto tosto del
Giappone: Tokio.
Già
sognavo d’ immortalare l’Asakusa, la città bassa e
la policromia dei kimoni indossati dalle ragazze. Il Mori Tower, il
grande grattacielo nel distretto di Rappongi. I musei, santuari e
templi di Ueno, il posto d’eccellenza della cultura nipponica.
Tuttavia, il vero motivo che mi aveva suggerito quell’itinerario,
riguardava il parco di Inokashira e un desiderio tutto mio, essere
presente durante la stagione dell’hanami (ammirare i fiori),
muovermi sul laghetto con la barca a forma di cigno, sotto un cielo
fatto di fiori di ciliegio, d’azzurro e di lanterne rosse,
puntini di luci che si confondono con le stelle illuminando la notte.
Ed ecco che m’immagino sommersa da una nevicata di petali
bianchi e rosa che mi solleticano il naso, il Sakura (fiori di
ciliegio) in una danza che s’inchina ai piedi di madre
Natura. Sakura è un fiore bellissimo, ma dura poco, nella
cultura giapponese è paragonato ai Samurai, i guerrieri
possenti dalla vita magnifica e importante, ma sempre pronta a
finire nel momento di più intensa vigoria. Sono sempre stata
affascinata dal sapere orientale.
Ricordo
che da bambina adoravo fare lunghe passeggiate con la nonna lungo
l’argine del canaletto, costeggiava il paese e delimitava le
campagne. Mi raccontava di quanto ogni fiore fosse differente
dall’altro, dell’imponenza delle radici della quercia,
del legno bianco dei pioppi, ed io, con gli occhi sgranati, osservavo
in modo chirurgico ogni minimo particolare della vegetazione
rigogliosa.
Amavo
tutte le stagioni, ciascuna aveva qualità uniche e tutte erano
utili.
La
primavera simboleggia la rinascita, il primo respiro. La fioritura
sugli alberi da frutto è la gestazione di ciò che
coglieremo poi. Nell’aria il profumo dei fiori è la
fragranza della vita e il disperdersi dei pollini la rigenerazione. È
la stagione del mattino, la creazione di nuove melodie e l’odore
dell’erba baciata dalle farfalle è semplicemente
incanto.
Nel
cortile dietro a casa mia c’è un albero di ciliegio, mi
accompagna da anni nel valzer delle stagioni, come un maestro della
natura mi insegna la vita nelle piccole cose, che alla fine, sono le
più importanti. Ed ecco che le debolezze diventano i miei
punti di forza. Mi rendo conto che modificarsi è possibile,
basta guardare il mondo con occhi nuovi ogni giorno.
Faccio
un sacco di similitudini, mi aiutano a stare meglio. Affermo tra me e
me che non serve fare il Don Chisciotte in ogni situazione che il
destino ci presenta, ma che il vero coraggio sta nell’accettazione
degli eventi, e proprio lì c’è il segreto per
cambiare ogni respiro della propria vita e costruire sé
stessi, creando relazioni forti e profonde, vere e sincere dove poter
adagiare il cuore.
Il
ciliegio è un albero robusto, rappresenta il guerriero
samurai, eppure i suoi fiori sono fragili, basta una folata di vento
per strapparli dai rami. La fioritura dura poco, ma la bellezza che
si sprigiona in una manciata di giorni è indicibile, unica e
ogni volta irripetibile.
La
vita è una cosa meravigliosa in ogni stagione e ogni minuto è
prezioso.
“Vivi
qui e ora,” sembra dire l’albero “nel
presente, godi di ogni singolo istante e fallo adesso, ricorda,
adesso è il giusto momento”.
Guardo
i fiori che cadono per lasciare il posto alle ciliegie, ai frutti
gustosi, ai nuovi inizi!
Una
fine fornisce il seme per un nuovo ciclo, perpetuo, come il reiterare
delle stagioni, è un cambiamento piacevole, lasciando così
che tutto sia.
Il
tempo e le attese rinforzano le emozioni, le consolidano, dissolvendo
i sentimenti superficiali.
Le
forzature vanno contro corrente e cercare di controllare
ossessivamente il destino non serve, tanto i fiori sbocciano comunque
tutti gli anni. La certezza più grande risiede in noi e si
trasmette attraverso le parole e i fatti per sbocciare dalla
cornucopia dell’amore.
L’amore
ha molteplici tinte, infinite sfumature. Il bianco del fiore di
ciliegio esprime la purezza, insegna ad accettare candidamente le
emozioni. Il rosso delle ciliegie rammenta la passione, la vitalità,
l’assaporare ogni momento di libertà, di complicità,
essere ciò che si è, donando e permettendo
l’autenticità, la genuinità e la gratitudine.
Offrire la propria persona senza vincoli.
Il
verde delle foglie rappresenta l’amore profondo e
incondizionato, la saggezza, l’empatia tra le anime. Amare vuol
dire donare, sperimentare nelle relazioni e cercare l’equilibrio
della bilancia della vita. L’amore è la libertà
di scelta consapevole, perché nulla ci appartiene.
Il
ciliegio, come il tutto, flora e fauna, appartiene alla terra, al
sole, alla natura, all’universo.
Questo
m’insegna che non si può perdere niente e nessuno,
proprio perché niente e nessuno è nostro. Ogni giorno
si sceglie la qualità di energia con la quale si vuol vivere,
come l’albero dona il profumo dei fiori, i suoi frutti, cerco
di condividere la vita con tutto l’amore che posso e che sono
capace. Lasciare andare ciò che non mi appartiene, le
insoddisfazioni e i disagi, tendere le braccia come i rami di
ciliegio verso il sole, questo significa essere il cambiamento,
togliersi di dosso il fare le stesse cose, per dissolvere i lividi
delle nuvole caliginose.
Aspetto
fresche fioriture per altre prime primavere nel cielo di ogni giorno.
Un
respiro profondo, anche se si è nel cuore dell’inverno,
per dare spazio ad aria nuova e lasciarsi conquistare dal profumo dei
fiori per nascere ogni giorno alla vita, al domani, come fosse sempre
un eterno appuntamento d’amore.
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