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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Di mongolfiere e bolle di sapone e Susanna seduttrice senza sosta, di massimolegnani 31/07/2021
 
Di mongolfiere e bolle di sapone

di massimolegnani



Camillo stava lì sprofondato in una poltrona, avvolto nel panciotto giallo di suo nonno, incongruo, lui più del panciotto, come un reperto storico, sempre lui, in mezzo a cose nuove. In effetti per la casa andava e veniva tanta gente nuova, chi con un bicchiere in mano, chi stringendo tra le mani i fianchi di una donna, chi discutendo a spanne di massimi sistemi. Lui li guardava scorrere e mai fermarsi. Emise un lungo sospiro, tipo lo sfiato di una vecchia caldaia necessario per non scoppiare, la caldaia, lui semmai si afflosciava.

Che poi…, disse.

E tacque.

Ma quando si accorse che nessuno stava badando a lui, quasi rinfrancato dall’assenza di un uditorio, riprese a parlare.

C’è una bella differenza tra una mongolfiera e una bolla di sapone. La bolla parte avvantaggiata, ondeggia leggera nell’aria, tutti a fissarla incantati, mentre la mongolfiera è pesante più di una balena, arranca e sbuffa, stenta a staccarsi da terra. Ma poi, ben presto, la bolla scoppia senza alcun fragore e di lei non resta nulla, invece il gran pallone dai colori sgargianti attraversa maestoso il cielo per mete sconosciute.

Camillo si compiacque per come aveva formulato questo pensiero, sebbene nemmeno lui sapesse bene che cosa avesse inteso dire in realtà. È che certe volte si innamorava delle parole e delle immagini che gli frullavano in mente e le spiattellava lì, parole, immagini e metafore, prima di aver dato loro la parvenza di una logica e di uno scopo. Comunque nessuno lo aveva ascoltato per cui la cosa sembrava finita prima di dover dare spiegazioni. Odiava dare spiegazioni, le sue cose o si capivano al volo o pazienza, e di solito non si capivano.

Ma una donna che si era relegata su un divano in penombra commentò: per questo si è messo quel panciotto? Ambisce a essere lei ilgran pallone dai colori sgargianti”?

Forse. Rispose lui, che non sapeva come prendere quelle parole, un’allusione alle sue fattezze sempre più tonde? Un’ironia su una sua nascosta ambizione? Era un’uscita bonaria o maligna? Gli aveva dato del pallone gonfiato? Troppe domande. Si sentì esausto già solo a esaminarle in mente tutte quelle domande, impensabile abbozzare una risposta.

Allora Camillo ripetè quella parola, forse, così rassicurante nella sua vaghezza, un uscio lasciato socchiuso su un ipotetico dialogo. Tentò un sorriso scaltro, da uomo che conosce la vita, ma ne uscì un ghigno sghembo come avesse appena avuto un coccolone. Nel frattempo la donna era tornata nell’ombra, fugace come una cometa, devastante come una meteora che impatta sulla terra.



Susanna seduttrice senza sosta

di massimolegnani




Sebastiano, sciocco satiro settentrionale, si sente sensuale. Sembra serpeggiare, serpente sdentato, se striscia sin sui suoi seni soavi; sussurra sornione: sei stupenda, Susy. Sei sempre splendida, selvaggina stanata, simbolo sessuale, Signora sontuosa.

Senonchè Susanna, si sa, si stufa subito. Sibila serafica: sei stucchevole, sdolcinato, stanchi. Su, sciò, sparisci.

Sebastiano soccombe sgomento, scantona sconfitto singhiozzando.

Sarà subito sostituito senza sussulti.

Susanna sorride, sta studiando se scegliere Silvano, stagionato stallone salernitano, Stephan, stupefacente snob svedese, o Sandro, severo studioso spesso silenzioso. Sicuramente saranno sempre suoi schiavi, si succederanno succubi al suo servizio, solleciti sino a stancarla.

Susanna si sveglia sola, spaesata. Sognò?


 
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